La coincidenza sarà casuale, ma
lunedì 13 ottobre, proprio nello stesso giorno in cui nell’arena politica
italiana sia il partito di Matteo Renzi sia quello di Silvio Berlusconi hanno
annunciato di voler legittimare le unioni omosessuali, sull’altra sponda del
tevere il segretario speciale del sinodo sulla famiglia, l’arcivescovo bruno
forte (un teologo napoletano di 65 anni, “certamente
intelligente, con un’aria un po’ furba, volgarmente si direbbe paracula”,
come l’ha definito Ferrara sul foglio), ha detto di auspicare anche lui la
stessa cosa, perché “è una questione di civiltà”.
Forte è l’autore dei tre esplosivi
paragrafi sugli omosessuali della “Relatio post
disceptationem“, che invano la segreteria generale del sinodo ha
poi tentato di derubricare a
mero “documento di lavoro”, privo di qualsiasi valore magisteriale.
Mons. Bruno Forte |
Nell’aula del sinodo e poi nei
dieci circoli linguistici in cui i padri sinodali hanno proseguito il confronto
c’è stata una vera e propria sollevazione contro questi tre paragrafi, ma niente più poteva cancellarne l’impatto
sull’opinione pubblica di tutto il mondo. Se queste sono le tesi su cui il
sinodo sta “lavorando”, ciò vuol dire che esse hanno ormai piena cittadinanza
ai vertici della Chiesa.
In attesa di vedere come si
svilupperà su questo punto la discussione e come la “Relatio” finale ne tirerà
le somme, si può intanto osservare come
sull’omosessualità il “partito” sinodale favorevole al cambiamento adotti lo
stesso metodo messo in atto per la comunione ai divorziati risposati: quello di
far leva sul “caso umano” di una realtà statisticamente ultraminoritaria per
arrivare però a innovazioni di dimensione generale.
Il ragionamento degli
ecclesiastici che spingono a una revisione radicale dell’insegnamento della
Chiesa in materia di omosessualità dà
per presupposto che il fenomeno delle coppie dello stesso sesso, con i relativi
figli, sia di grandi dimensioni e cresca in modo irresistibile, come un
“segno dei tempi” ai quali la Chiesa non può più negare accoglienza e
riconoscimento positivo.
Ma se si guarda alle cifre reali,
le cose sono molto diverse.
Prendiamo l’Italia. Nell’ultimo
censimento effettuato dall’ISTAT, quello
del 2011, le coppie formate da un uomo e una donna, con o senza figli, sono
risultate essere circa 14 milioni, mentre le famiglie monogenitoriali, con un
solo genitore, sono risultate essere 2 milioni e mezzo.
E quante sono invece le coppie formate da persone dello stesso sesso?
7.591, cioè lo 0,05 per cento del totale delle coppie censite.
In altre parole, le coppie
eterosessuali sono in Italia il 99,95 per cento del totale. Certo, l’ISTAT fa
notare che “molte” persone omosessuali preferiscono non denunciare la loro
situazione. Ma se solo si volesse far scendere la quota delle coppie
eterosessuali al 99 per cento netto, si vedrebbe subito che i conti comunque
non tornano: le coppie omosessuali dovrebbero essere, in questo caso, almeno
150 mila, cioè venti volte di più di quelle effettivamente rilevate.
E quanti sono i figli delle coppie dello stesso sesso? Appena 529, uno ogni
quattordici coppie censite, duecento volte meno di quei mitici 100 mila figli
propagandati dalle organizzazioni a sostegno del “matrimonio” omosessuale.
Bontà sua, la “Relatio post
disceptationem” esclude l’accettazione del “matrimonio” omosessuale. Ma non
alza obiezioni contro le “unioni fra persone dello stesso sesso”.
Ecco qui di seguito, come
promemoria, i tre paragrafi della “Relatio” raggruppati sotto il titolo
“Accogliere le persone omosessuali”:
“50. Le persone omosessuali hanno
doti e qualità da offrire alla comunità cristiana: siamo in grado di accogliere
queste persone, garantendo loro uno spazio di fraternità nelle nostre comunità?
Spesso esse desiderano incontrare una Chiesa che sia casa accogliente per loro.
Le nostre comunità sono in grado di esserlo accettando e valutando il loro
orientamento sessuale, senza compromettere la dottrina cattolica su famiglia e
matrimonio?
“51. La questione omosessuale ci
interpella in una seria riflessione su come elaborare cammini realistici di
crescita affettiva e di maturità umana ed evangelica integrando la dimensione
sessuale: si presenta quindi come un’importante sfida educativa. La Chiesa
peraltro afferma che le unioni fra persone dello stesso sesso non possono
essere equiparate al matrimonio fra uomo e donna. Non è nemmeno accettabile che
si vogliano esercitare pressioni sull’atteggiamento dei pastori o che organismi
internazionali condizionino aiuti finanziari all’introduzione di normative
ispirate all’ideologia del gender.
“52. Senza negare le problematiche
morali connesse alle unioni omosessuali si prende atto che vi sono casi in cui
il mutuo sostegno fino al sacrificio costituisce un appoggio prezioso per la
vita dei partner. Inoltre, la Chiesa ha attenzione speciale verso i bambini che
vivono con coppie dello stesso sesso, ribadendo che al primo posto vanno messi
sempre le esigenze e i diritti dei piccoli”.
Mentre queste altre – sempre come promemoria – sono le terribili parole di
san Paolo sull’omosessualità, nel capitolo 1 della lettera ai Romani:
“In realtà l’ira di Dio si rivela
dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la
verità nell’ingiustizia… Essi sono inescusabili, perché, pur conoscendo Dio,
non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno
vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa… Per
questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i
rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini,
lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni
per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così
in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento. E poiché hanno
disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d’una
intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno, colmi come sono di
ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni
d’invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori,
maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male,
ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. E pur
conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la
morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa”.
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