sabato 25 ottobre 2014

OMOSESSUALITÀ. ANCHE SAN PAOLO DICE LA SUA. E ANCHE L’ISTAT


La coincidenza sarà casuale, ma lunedì 13 ottobre, proprio nello stesso giorno in cui nell’arena politica italiana sia il partito di Matteo Renzi sia quello di Silvio Berlusconi hanno annunciato di voler legittimare le unioni omosessuali, sull’altra sponda del tevere il segretario speciale del sinodo sulla famiglia, l’arcivescovo bruno forte (un teologo napoletano di 65 anni, “certamente intelligente, con un’aria un po’ furba, volgarmente si direbbe paracula”, come l’ha definito Ferrara sul foglio), ha detto di auspicare anche lui la stessa cosa, perché “è una questione di civiltà”.

Forte è l’autore dei tre esplosivi paragrafi sugli omosessuali della “Relatio post disceptationem“, che invano la segreteria generale del sinodo ha poi tentato di derubricare a mero “documento di lavoro”, privo di qualsiasi valore magisteriale.
Mons. Bruno Forte

Nell’aula del sinodo e poi nei dieci circoli linguistici in cui i padri sinodali hanno proseguito il confronto c’è stata una vera e propria sollevazione contro questi tre paragrafi, ma niente più poteva cancellarne l’impatto sull’opinione pubblica di tutto il mondo. Se queste sono le tesi su cui il sinodo sta “lavorando”, ciò vuol dire che esse hanno ormai piena cittadinanza ai vertici della Chiesa.

In attesa di vedere come si svilupperà su questo punto la discussione e come la “Relatio” finale ne tirerà le somme, si può intanto osservare come sull’omosessualità il “partito” sinodale favorevole al cambiamento adotti lo stesso metodo messo in atto per la comunione ai divorziati risposati: quello di far leva sul “caso umano” di una realtà statisticamente ultraminoritaria per arrivare però a innovazioni di dimensione generale.

Il ragionamento degli ecclesiastici che spingono a una revisione radicale dell’insegnamento della Chiesa in materia di omosessualità dà per presupposto che il fenomeno delle coppie dello stesso sesso, con i relativi figli, sia di grandi dimensioni e cresca in modo irresistibile, come un “segno dei tempi” ai quali la Chiesa non può più negare accoglienza e riconoscimento positivo.
Ma se si guarda alle cifre reali, le cose sono molto diverse.

Prendiamo l’Italia. Nell’ultimo censimento effettuato dall’ISTAT, quello del 2011, le coppie formate da un uomo e una donna, con o senza figli, sono risultate essere circa 14 milioni, mentre le famiglie monogenitoriali, con un solo genitore, sono risultate essere 2 milioni e mezzo.
E quante sono invece le coppie formate da persone dello stesso sesso? 7.591, cioè lo 0,05 per cento del totale delle coppie censite.

In altre parole, le coppie eterosessuali sono in Italia il 99,95 per cento del totale. Certo, l’ISTAT fa notare che “molte” persone omosessuali preferiscono non denunciare la loro situazione. Ma se solo si volesse far scendere la quota delle coppie eterosessuali al 99 per cento netto, si vedrebbe subito che i conti comunque non tornano: le coppie omosessuali dovrebbero essere, in questo caso, almeno 150 mila, cioè venti volte di più di quelle effettivamente rilevate.

E quanti sono i figli delle coppie dello stesso sesso? Appena 529, uno ogni quattordici coppie censite, duecento volte meno di quei mitici 100 mila figli propagandati dalle organizzazioni a sostegno del “matrimonio” omosessuale.

Bontà sua, la “Relatio post disceptationem” esclude l’accettazione del “matrimonio” omosessuale. Ma non alza obiezioni contro le “unioni fra persone dello stesso sesso”.
Ecco qui di seguito, come promemoria, i tre paragrafi della “Relatio” raggruppati sotto il titolo “Accogliere le persone omosessuali”:
“50. Le persone omosessuali hanno doti e qualità da offrire alla comunità cristiana: siamo in grado di accogliere queste persone, garantendo loro uno spazio di fraternità nelle nostre comunità? Spesso esse desiderano incontrare una Chiesa che sia casa accogliente per loro. Le nostre comunità sono in grado di esserlo accettando e valutando il loro orientamento sessuale, senza compromettere la dottrina cattolica su famiglia e matrimonio?
“51. La questione omosessuale ci interpella in una seria riflessione su come elaborare cammini realistici di crescita affettiva e di maturità umana ed evangelica integrando la dimensione sessuale: si presenta quindi come un’importante sfida educativa. La Chiesa peraltro afferma che le unioni fra persone dello stesso sesso non possono essere equiparate al matrimonio fra uomo e donna. Non è nemmeno accettabile che si vogliano esercitare pressioni sull’atteggiamento dei pastori o che organismi internazionali condizionino aiuti finanziari all’introduzione di normative ispirate all’ideologia del gender.
“52. Senza negare le problematiche morali connesse alle unioni omosessuali si prende atto che vi sono casi in cui il mutuo sostegno fino al sacrificio costituisce un appoggio prezioso per la vita dei partner. Inoltre, la Chiesa ha attenzione speciale verso i bambini che vivono con coppie dello stesso sesso, ribadendo che al primo posto vanno messi sempre le esigenze e i diritti dei piccoli”.

Mentre queste altre – sempre come promemoria – sono le terribili parole di san Paolo sull’omosessualità, nel capitolo 1 della lettera ai Romani:


“In realtà l’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia… Essi sono inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa… Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento. E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d’una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno, colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d’invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa”.

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