Dal discorso di Papa Francesco per
la conclusione della III Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei
Vescovi, Roma 18.10.2014
(...) Ed essendo stato "un cammino" - e come ogni
cammino ci sono stati dei momenti di corsa veloce, quasi a voler vincere il
tempo e raggiungere al più presto la mèta; altri momenti di affaticamento,
quasi a voler dire basta; altri momenti di entusiasmo e di ardore. Ci sono
stati momenti di profonda consolazione ascoltando la testimonianza dei pastori
veri (cf. Gv 10 e Cann. 375, 386, 387) che portano
nel cuore saggiamente le gioie e le lacrime dei loro fedeli. Momenti di
consolazione e grazia e di conforto ascoltando e testimonianze delle famiglie
che hanno partecipato al Sinodo e hanno condiviso con noi la bellezza e la
gioia della loro vita matrimoniale. Un cammino dove il più forte si è sentito
in dovere di aiutare il meno forte, dove il più esperto si è prestato a servire
gli altri, anche attraverso i confronti. E poiché essendo un cammino di uomini,
con le consolazioni ci sono stati anche altri momenti di desolazione, di
tensione e di tentazioni, delle quali si potrebbe menzionare qualche
possibilità:
- una: la tentazione dell'irrigidimento
ostile, cioè il voler chiudersi dentro lo scritto (la
lettera) e non lasciarsi sorprendere da Dio, dal Dio delle sorprese (lo
spirito); dentro la legge, dentro la certezza di ciò che conosciamo e non
di ciò che dobbiamo ancora imparare e raggiungere. Dal tempo di Gesù, è la
tentazione degli zelanti, degli scrupolosi, dei premurosi e dei cosiddetti -
oggi- "tradizionalisti" e anche degli intellettualisti.
- La tentazione del buonismo
distruttivo, che a nome di una misericordia ingannatrice
fascia le ferite senza prima curarle e medicarle; che tratta i sintomi e non le
cause e le radici. È la tentazione dei "buonisti", dei timorosi e
anche dei cosiddetti "progressisti e liberalisti".
- La tentazione di trasformare la
pietra in pane per rompere un digiuno lungo, pesante e
dolente (cf. Lc 4,1-4) e anche di trasformare il
pane in pietra e scagliarla contro i peccatori, i deboli e
i malati (cf. Gv 8,7) cioè di trasformarlo in "fardelli
insopportabili" (Lc 10, 27).
- La tentazione di scendere dalla croce,
per accontentare la gente, e non rimanerci, per compiere la volontà del Padre;
di piegarsi allo spirito mondano invece di purificarlo e piegarlo allo Spirito
di Dio.
- La tentazione di trascurare il "depositum
fidei", considerandosi non custodi ma proprietari e
padroni o, dall'altra parte, la tentazione di trascurare la realtà utilizzando
una lingua minuziosa e un linguaggio di levigatura per dire tante cose e non
dire niente! Li chiamavano "bizantinismi", credo, queste cose...
Cari fratelli e sorelle, le tentazioni non ci devono
né spaventare né sconcertare e nemmeno scoraggiare, perché nessun discepolo è
più grande del suo maestro; quindi se Gesù è stato tentato - e addirittura
chiamato Beelzebul (cf. Mt 12, 24) - i suoi discepoli non
devono attendersi un trattamento migliore.
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