LA DOMANDA (DIFFICILE) E’:
PERCHE’ CI
INTERESSA FERGUSON?
St. Louis : Gateway Arch |
L’esposizione mediatica nazionale ed
internazionale dei recenti eventi di Ferguson ha creato grande attenzione e
dibattiti a casa, sul posto di lavoro, e per strada.
Vediamo la tragica morte di un giovane
e la perdita vissuta dalla sua famiglia. Vediamo un ufficiale che ha dedicato
la sua vita al servizio pubblico. Vediamo la violenza e l’indignazione di una
comunità e di coloro che promuovono la pace. Vediamo un conflitto tra popoli
che non è ancora stato risolto da generazioni.
Ferguson ci porta ad un incrocio
tra due storie, una che finisce in tragedia e l’altra che porta un’incredibile
responsabilità e pressione. Vediamo le circostanze sfortunate di questo
incontro e non possiamo negare l’influenza di una lunga, triste parte della
storia del nostro paese.
Perché ci interessa il tumulto di
Ferguson? Perché ci impone di affrontare le ferite nella nostra comunità. Il
fatto è un colpo al nostro desiderio di giustizia, sicurezza, e vera comunità.
I media hanno valutato le circostanze alla luce dei temi razziali e di
giustizia. Noi ci uniamo a loro nella ricerca di spiegazioni, fatti e
responsabili.
Vogliamo soluzioni che prevengano il riaccendersi di queste
tensioni.
Tuttavia, anche se le dinamiche degli eventi fossero spiegate nel
dettaglio, possiamo ritornare dove eravamo prima di questo fatto? Non finchè
non compiremo il desiderio di felicità che è parte della nostra struttura di
essere umani. Attraverso la commozione che circonda questi eventi si rivela un
bisogno umano più profondo, che si sviluppa nel desiderio di capire e
affrontare questo bisogno esistenziale dentro noi stessi.
I fatti di Ferguson servono da segnale
per una svolta che coincide con il 250esimo anniversario della città di St. Louis.
Papa Giovanni Paolo II ci esortò durante la sua visita nel 1999, “se volete la
pace, lavorate per la giustizia. Se volete la giustizia, difendete la vita. Se
volete la vita, abbracciate la verità – la verità rivelata da Dio”. Negli
ultimi giorni, vediamo la decisione comune di affrontare il razzismo
strutturale nella città di Ferguson e nelle sue istituzioni, così come la
necessità notevole di affrontare il razzismo in altre città americane e nei
media.
Vediamo una nuova opportunità di
riconoscere l’umanità condivisa con coloro che esistono nelle nostre comunità,
che va oltre la razza. Abbiamo bisogno di riscoprire l’esperienza del fatto che
l’altro non è una minaccia, ma una promessa per la realizzazione della nostra
persona. La dignità della persona umana fiorisce all’interno del contesto della
comunità, che è un riflesso della nostra natura fatta ad immagine e somiglianza
di Dio.
Vediamo speranza di un futuro migliore per St. Louis? La risposta a
questa domanda dipende dalla nostra capacità di delineare quel cammino.
Nel viaggio della vita, abbiamo bisogno
di essere accompagnati da qualcuno la cui presenza ci fa sentire amati e
sicuri. La Chiesa Cattolica, alla quale apparteniamo, ci dice che quella
presenza è Gesù Cristo.
Dalla nostra esperienza possiamo dire che dove Lui è
presente, attraverso la testimonianza di coloro che lo seguono, fiorisce una
nuova civiltà.
Questo l’abbiamo visto in prima persona durante le nostre visite
mensili ai Missionari della Carità. Loro portano la testimonianza della Sua
presenza, mentre si occupano dei bisogni materiali, psicologici e spirituali
dei poveri tra i poveri di St. Louis. Lui è il fondamento della nostra speranza
e di un futuro migliore per ognuno.
Ferguson è una cittadina nella Contea
Nord, 13 miglia e circa 20 minuti da st. Louis, Missouri.
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