Carlo Michele
Brambilla, vice direttore de Lastampa,
vedo
che l’aria laica di Torino ti ha fatto respirare un po’ di sano cinismo. Mi fa
piacere, ma adesso ascolta cosa penso io di quello che hai scritto.
Tu, citando don Julian
Carron (successore di don Luigi Giussani alla guida di Comunione e Liberazione), parli del rischio di
egemonia di Cl: “Testimonianza
vuol dire che, se ho il potere di nominare un primario in ospedale, nomino il
più bravo; egemonia vuol dire che nomino uno di Cl”.
Del “rischio egemonia”
aveva parlato, se ricordo bene, due anni fa il giorno dell’apertura del Meeting
di Rimini, Dario di Vico sul Corriere, e vedo che da allora anche tu ci sei
tornato sopra diverse volte. Quindi deve essere una cosa seria. Invece non lo
è.
Scusa, Michele, ma di
che stai parlando? Tu stai facendo passare
l’idea che il potere di nomina di qualche dirigente di una Asl equivalga
all’egemonia e non ti accorgi (ma è impossibile che tu non te ne sia accorto) quale è la vera egemonia che ammorba il
Paese.
Parliamo
di cultura. Alla Biennale d’arte di Venezia per 7 mesi consecutivamente verrà
letto “Il Capitale” di Marx ininterrottamente. Tu
come definiresti la decisione di Okwui Enwezor? Immagino una grande tolleranza
culturale e anche coraggiosa nel riproporre un testo dimenticato dalla storia,
del tutto inattuale nelle sue premesse e nelle sue conclusioni che non ha nulla
da dire ai contemporanei se non il prezzo espresso in euro. Ovviamente se al
posto di Okwui Enwezor ci fosse Luca Doninelli che riproponesse l’opera omnia
dl Bill Congdon, saresti in prima fila a denunciare il “rischio di egemonia” di
Cl sulla Biennale. Giusto?
Parliamo
di amministrazione della cosa pubblica. Tu dici (meglio: fai intendere) che
siccome Formigoni nominava i primari degli ospedali di Cl, allora Cl è egemone.
Guardati intorno. Tu
non puoi non sapere (lo sai, vero?) come vengono scelti i professori universitari
a Bologna, a Roma, dove perfino il papa è stato cacciato, a Napoli,
guarda come vengono scelti i primari degli ospedali dell’Emilia Romagna e chi e
a chi assegna gli appalti pubblici in quella regione e poi dimmi chi è che
"corre il rischio" di egemonia nella gestione della cosa
pubblica. Prova a chiedere a qualche imprenditore "non allineato" di
tutta l'Emilia Romagna, a un qualsiasi piccola Srl (non chiedere a una
cooperativa, poi capisci perché) chi comanda e come in quella Regione e poi
fammi sapere.
Parliamo
di economia? Ti spiego: la Cdo (“il
Braccio economico di Cl”) svolge una funzione educativa verso migliaia di
imprenditori ed è
totalmente assente a livello di rappresentanza politico-sindacale nazionale e locale. Quando a Palazzo
Chigi c’è da firmare un contratto nazionale, discutere una legge con le
rappresentanze sociali, la Cdo non c’è. E non c’è nemmeno nei tavoli regionali,
provinciali o comunali. Svolge un’attività “sul territorio” ma non influenza nemmeno di un epsilon la
politico-economia di nessuna istituzione pubblica. Nessuno dei tuoi amici,
ci metto due mani sul fuoco, conosce nemmeno il nome del presidente nazionale
della Cdo.
Allora, Michele, di
quale egemonia stai parlando? La stragrande
maggioranza delle aziende iscritte alla Cdo sono no profit, e tu lo sai.
La tua critica, citando
Carron, è un invito (o un piccolo ricatto) ai ciellini perché si impegnino di
meno, perché facciano meno casino, perché non esagerino con la
testimonianza, sennò corrono il rischio di essere egemoni.
Il tuo è un giochetto
funzionale a chi è davvero egemone in Italia nel mondo degli affari, della politica e della cultura. La
tua critica è funzionale a chi ritiene ogni posizione eterodossa debba essere
ricondotta all’interno di un recinto
dove possa essere controllata, addomesticata senza però mai confrontarsi con
essa.
La tua critica serve a
fare sentire i ciellini in colpa ogni volta che compiono un atto pubblico, una
presa di posizione, una testimonianza.
La tua critica, caro
Michele, è funzionale a chi ha il potere.
21 marzo 2015 PANORAMA
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