Mons. Santoro: amare Gesù attraverso il carisma
mercoledì 18 marzo 2015
Come Vescovo
interpellato da molti amici manifesto la mia gratitudine al Santo Padre per
l’invito a non ridurre il carisma di Comunione e Liberazione a etichetta, a
cenere, a metodo autoreferenziale, ad essere meri impresari di una ONG.
E’ vero che, in mezzo
alla confusione generale, siamo cresciuti seguendo un cammino ben preciso,
quello del carisma. Ma quante volte ho dovuto insistere anch’io invitando la
gente del movimento a partecipare con piena disponibilità e non solo formalmente
ad incontri ecclesiali e sociali con altre realtà aggregative senza chiuderci
in false superiorità, come se fossimo i soli ad avere la formula e l’esperienza
giusta del vangelo!
Don Giussani ci ha
sempre insegnato ad imparare dalla realtà, da tutti e particolarmente dal
magistero del Papa e dei Vescovi, dalla vita della Chiesa e da ogni incontro
valorizzando tutti i segni di verità che troviamo. Da Leopardi a Pavese, da
Kafka a Pasolini, dagli ortodossi, dai fratelli ebrei ai monaci buddisti.
Ci sono infatti vari
modi di incontrare Gesù. Tutti sono veri quando ti portano a Gesù. Il carisma è uno di questi modi. Ognuno
ha la sua storia. Come quando tu incontri Gesù attraverso un amico, un’amica o
tuo marito o tua moglie. Chi ti salva è Gesù, ma tu non puoi buttare a mare tuo
marito per rimanere con Gesù. Le due cose sono unite.
Il Papa ci vuol dire che
non dobbiamo buttare a mare il carisma perché è superato, ma che attraverso il
carisma, dobbiamo amare sempre più Gesù.
Questo significa essere
decentrati. E poi dobbiamo portarlo con la passione che don Giussani ci ha
insegnato, nella vita, dove viviamo, in quelle che papa Francesco chiama le
periferie e particolarmente tra i poveri con una testimonianza di autenticità
umana e di povertà.
Non per una strategia,
ma perché senza Gesù non possiamo vivere. Come quando siamo entrati nelle
scuole e nelle università, nelle favelas del Brasile e tra gli ammalati di Aids
dell’Africa. Tutti luoghi dove continuiamo ad esserci.
E Francesco riconosce
questo quando afferma: “il carisma originario non ha perso la sua freschezza e
la sua vitalità”.
Io sono stato molto
toccato dall'incontro col Papa; ci ha invitati a vivere ciò a cui Don Giussani
sempre ci ha educato anche con correzioni di una forza straordinaria. E, siccome
tutto questo lo viviamo con i nostri limiti, è giusto che qualcuno ce lo
ricordi.
Siamo dinanzi ad un richiamo forte e ad un invito ad
approfondire la natura del carisma, a viverlo con verità, non a buttarlo a
mare. In questo senso si muove tutta la“teologia
dei carismi” vissuta nella Chiesa e approfondita dopo il Concilio Vaticano II
nella visione della “Chiesa come comunione” e particolarmente sviluppata sino
ad oggi a partire dal primo incontro internazionale tra i movimenti ecclesiali,
a cui don Giussani ha attivamente partecipato.
In quell’occasione san
Giovanni Paolo II, nell’udienza del 27 settembre1981, ebbe a dire: “La Chiesa
stessa è un movimento”.
In tempi diversi Papa
Francesco ci mette in guardia a non “pietrificare” il carisma, facendone un
oggetto da museo e ci indica il cammino che è quello del decentramento: “al
centro c’è solo il Signore”. Questo tema non lo si può liquidare negandolo o
ripetendolo mimeticamente; esige un approfondimento rigoroso e un cordiale
impegno di sequela.
Il Papa ci ha ripetuto
quanto ha anche detto nella intervista alla Civiltà Cattolica della sua
Compagnia di Gesù: “La Compagnia è in se stessa decentrata: il suo centro è
Cristo e la sua Chiesa. Se invece guarda troppo a se stessa, mette sé al centro
come struttura ben solida, molto ben “armata”, allora corre il pericolo di
sentirsi sicura e sufficiente”. E siccome i gesuiti di errori nella loro
ammirabile storia di missionari e di santi ne hanno fatti ben più di noi,
impariamo la lezione perché, con il nostro volto, possiamo “essere braccia,
mani, piedi, mente e cuore di una Chiesa in uscita”.
+ Filippo Santoro
Vescovo di Taranto
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