Cosa incombe sull’Italia nei prossimi
mesi? La questione del
divorzio breve, anzi immediato? La legge sull’omofobia; l’utero in affitto; le
unioni civili, il “diritto” al figlio? L’educazione sessuale che sta
introducendo l’ideologia del gender nelle scuole, sin da quelle dell’infanzia;
la martellante campagna per l’eutanasia, l’obiezione di coscienza negata a quei
medici che non vogliono partecipare agli aborti?
A questo punto il giulivo Segretario della CEI, mons. Nunzio Galantino, con tutta la sua autorevolezza (!) interviene per
affermare che è invece prioritario sottolineare che una assoluzione in tribunale non
coincide con una patente di moralità.
Di chi parla? Ovviamente di Berlusconi, la cui innocenza penale è stata appena
confermata dai giudici costituzionali. Dunque il vertice dell’Episcopato italiano anticipa il Giudizio Finale su
Silvio Berlusconi e proprio quando a ogni pié sospinto si cita (male peraltro)
il “chi sono io per giudicare”.
Che poi questo accada proprio mentre a Strasburgo tanti bravi cattolici votano a favore di risoluzioni che sanciscono il
diritto all’aborto e invocano le nozze gay, senza che dalla CEI si senta
neanche un fiato, non è proprio un bel segnale. Qualcuno potrebbe essere
portato a pensare che le rispettive opzioni politiche prevalgano sull’annuncio
del Vangelo.
Quello di mons. Galantino non è dare un
giudizio morale, ma fare politica per assecondare un proprio giudizio rancoroso. Non tanto verso Berlusconi, ma un
regolamento di conti interno e umiliare chi (un nome a caso, il card. Ruini) ha
difeso in passato il centro destra, e ha ringraziato il suo leader per aver
difeso con atti di governo, annullati dall’ideologia del Quirinale, valori
forti come la difesa della vita (il caso Eluana) , e prima ancora con scelte
chiare sui referendum (fecondazione artificiale).
Bastonando così un peccatore un Vescovo sa se comportandosi così ha violato
qualche comandamento. Io non mi permetto. Di certo è daltonismo morale vedere il peccato privato di un uomo ed essere
ciechi dinanzi a quello di un apparato che ha violato ogni regola di decenza, dimenticando poi
che gli scandali in genere sono strumentali per battere il nemico ed
escluderlo dalla vita politica.
Se un Vescovo entra in politica a piedi
uniti, magari sulle caviglie di qualcuno, il modo per portargli rispetto è segnalargli
che forse ha sbagliato caviglia.
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