Intervista al
vescovo di San Francisco, “colpevole” di essere cattolico
TEMPI Marzo 6, 2015 Benedetta
Frigerio
Attaccato perché ha chiesto di insegnare la morale cattolica nelle scuole
cattoliche, Salvatore Joseph Cordileone ci spiega perché è stato criticato dai
media e lgbt Usa
«C’è una
grande confusione e una rinuncia a usare la ragione e a conoscere i
fatti. Dicono che sono irremovibile, ma io non posso venire meno al
mio compito di vescovo e pastore che deve difendere i più deboli dalla
menzogna. Ho sempre ascoltato tutti. Ho spiegato di essere disposto
ad aggiungere al regolamento altri punti della dottrina e ho sottolineato la
differenza fra pubblico e privato, fra peccato e peccatore». Il “regolamento”
di cui parla l’arcivescovo di San Francisco Salvatore Joseph Cordileone con tempi.it è quel documento che lo ha
fatto finire in queste settimane sui maggiori giornali statunitensi.
Persino il New
York Times ne ha parlato e non certo per mettere in buona
luce l’alto prelato che porta nel suo cognome chiare origini italiane.
Nominato il 27 luglio del 2012 da papa Benedetto XVI a capo di una delle diocesi più liberal d’America,
Cordileone non ha mai nascosto le sue idee e non è la prima volta che si trova
a difendere pubblicamente la morale cristiana.
Questa, volta, però, il caso è del tutto particolare, anche perché ad
attaccarlo non ci sono solo i media progressisti o gli attivisti delle
associazioni gay, ma gli stessi cattolici.
LE PROTESTE:
«SI DIMETTA». Tutto è cominciato il 3 febbraio scorso, quando Cordileone ha
dovuto mettere mano al rinnovo dei contratti degli insegnanti delle scuole
superiori cattoliche della diocesi. «Il contratto – spiega – deve essere
revisionato ogni quattro anni e io ho deciso di inserire diversi punti
dottrinali su cui oggi si fa molta confusione, chiedendo che i docenti non li
contraddicessero in aula e nella loro vita pubblica». Niente di strano. «Ho
semplicemente ribadito che occorre seguire il magistero cattolico».
L’arcivescovo ha, infatti, ricordato quale sia la posizione della Chiesa e del
catechismo in merito alla morale sessuale, la contraccezione, l’uso delle
cellule staminali. È scoppiato un putiferio. Un gruppo di docenti, genitori e
alunni ha accusato Cordileone di tradire il Vangelo e di alimentare
la discriminazione e la paura. Il Mercoledì delle ceneri è stata organizzata
una fiaccolata di protesta davanti alla cattedrale di St. Mary in cui è
stata data voce a uno studente omosessuale che ha detto: «Siamo qui a
pregare che il cuore del vescovo si converta». Il giorno prima, un gruppo di
legislatori democratici gli ha inviato una lettera chiedendogli di dimettersi.
Diverse associazioni Lgbt lo hanno attaccato e nella campagna mediatica si è
persino fatto avanti Sam Singer, uno dei più maggiori strateghi della
comunicazione statunitense: «Stiamo tutti pregando perché papa Francesco
rimuova l’arcivescovo di San Francisco».
«PROPONGO LA
SANTITA’». «Dicono che fomento l’odio – spiega Cordileone a tempi.it -, ma non
capiscono che la condanna dell’errore non coincide con quella
della persona. Anzi, come ho ribadito, si condanna il peccato per amore
della nostra fragile umanità». Un’umanità sempre più soggetta «alle
continue sollecitazioni della mentalità che spinge verso condotte contrarie
alla dignità dell’essere umano: mi sono mosso solo per amore verso i nostri
ragazzi perché possano vivere da santi».
C’è un antefatto poco conosciuto, ma che spiega quali siano le intenzioni pastorali dell’arcivescovo nei confronti degli studenti e dei docenti delle scuole cattoliche. All’inizio dell’anno accademico, Cordileone parlando ai professori spiegò che i giovani che ogni giorno si incontrano in aula non sono una generazione perduta, come spesso si è portati a credere, ma che anche loro possono raggiungere grandi mete, se solo qualcuno è disposto a indicare loro una via. «Dobbiamo aiutare i ragazzi a diventare santi. Siamo qui per questo. E come si comincia? Bisogna partire dalle virtù eroiche dei servi di Dio che sono l’umiltà e la castità, non come rinunce ma come frutto dello sguardo sul nostro prossimo, creatura di Dio e, dunque, non manipolabile ma degno di rispetto».
Dopo quel
discorso, ricorda l’arcivescovo, molti professori «chiesero di parlarmi.
Incontrai tanta gente di buona volontà che voleva capire come presentare a
tutti queste virtù con decisione e carità». Oggi, però, dove sono? «Non mi
stupisco che abbiano paura a mostrarsi pubblicamente. In queste quattro
settimane sono stato attaccato da tutti i maggiori media, si è creato un clima
da caccia alle streghe che penso abbia intimidito la maggioranza».
IL SOSTEGNO. Lui, da
par suo, non indietreggia di un millimetro. «Quei politici che mi hanno
accusato di voler controllare la condotta privata degli insegnanti,
mentono. A loro ho risposto così: “Assumeresti come leader della tua causa
qualcuno che parli e agisca pubblicamente contro il partito democratico?
Assumeresti un repubblicano che insegni e agisca pubblicamente contro il tuo
proposito? Se la risposta alla prima domanda è ‘sì’ e alla seconda è ‘no’,
siamo d’accordo”. Io rispetto il tuo diritto ad assumere chi vuoi per portare
avanti la tua missione. Semplicemente chiedo lo stesso rispetto».
Oggi l’arcivescovo ammette di sentirsi «spesso solo», anche se sente il sostegno di tanti che gli scrivono. «Ricevo lettere di fedeli da tutti gli Stati Uniti, incontro molti parrocchiani che pregano per me e anche altri preti e vescovi. A non farmi indietreggiare sono la loro vicinanza e le loro preghiere».
Oggi l’arcivescovo ammette di sentirsi «spesso solo», anche se sente il sostegno di tanti che gli scrivono. «Ricevo lettere di fedeli da tutti gli Stati Uniti, incontro molti parrocchiani che pregano per me e anche altri preti e vescovi. A non farmi indietreggiare sono la loro vicinanza e le loro preghiere».
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