L’Onu usa l’epidemia per rovesciare le leggi pro life dell’America Latina
"I paesi coinvolti dal virus Zika devono
autorizzare la contraccezione e l’aborto”. E’ questo l’ultimo appello sull’epidemia lanciato, dopo quello
dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), dalle stesse Nazioni Unite. Dall’Alto Commissariato per i diritti
umani, Zeid Raad Al Hussein ha detto che “le leggi e le politiche che
restringono il loro accesso a questi servizi devono essere riviste con urgenza,
allineandosi agli obblighi internazionali sui diritti umani per garantire il
diritto alla salute per tutti”.
Visto che il virus zika si trasmette anche sessualmente e che alcuni studi lo legano a eventuali danni cerebrali al bambino non nato, l’Onu si porta avanti con il lavoro e utilizza l’epidemia virale per chiedere la legalizzazione dell’aborto in tutti i paesi colpiti da zika, a cominciare
dal Brasile. Un gruppo di giuristi di Brasilia ha già fatto richiesta alla
Corte suprema per rendere nulla la legge brasiliana sull’interruzione di
gravidanza, molto restrittiva e prevista soltanto in caso di pericolo di vita
per la madre. Questo nonostante il
legame fra microcefalia e zika non sia stato ancora scientificamente provato,
come scriveva ieri lo stesso New York Times.
Con Zika, l’Onu va ad aggiungere
un’altra triste battaglia a favore dei “diritti riproduttivi” nel mondo, assieme agli squilibri demografici della politica del
figlio unico in Cina e alla guerra al sesso femminile nell’India degli
ultrasuoni. La parola d’ordine dell’Onu
è sempre “garantire il diritto alla salute di tutti”, tranne che della vita
nascente. Quella è una vittima collaterale. Non più di medici, ma di esecutori
in camice bianco.
ARTICOLI CORRELATI In Brasile crisi e virus Zyka mettono in difficoltà il carnevale Quegli ecologisti che preferiscono la febbre dengue alla "mosca ogm" Zika, perché servirebbe un po' di cautela negli allarmi sulle epidemie
<<
>>
Nessun commento:
Posta un commento