MA PER FORTUNA LA REALTA' E' SEMPRE PIU' GRANDE DEI DESIDERI UMANI
di fr. Antonio Iannaccone da “LACROCE” 25/2/2016
E’già successo nella recente storia italiana che il clima
politico e sociale si surriscaldasse, ma probabilmente non era mai successo che
tante regole e consuetudini democratiche fossero violate contemporaneamente.
A memoria, per nessun’altra legge della Repubblica si è arrivati
a un simile cumulo di forzature: viene messo al voto un testo di legge mai
discusso in Commissione (prima volta nella storia), con proposta di abolire
anche la discussione parlamentare (emendamento “canguro”, per ora rimandato), su
pressione di un governo che non è stato eletto dal popolo, addirittura violando
la stessa Carta Costituzionale (come evidenziato dallo stesso presidente della Repubblica).
Inoltre, tale voto avviene nello spregio totale di due delle più
grandi manifestazioni di popolo della storia italiana tenutesi a distanza di
pochi mesi. Come se non bastasse, infine, il tutto è condito da un’intimidazione
costante (dove l’insulto al cattolico è ormai rivendicato apertamente come un
diritto) in tutti i luoghi del dibattito pubblico, tanto più crescente quanto più
si afferma la banalità della realtà (ad esempio che un bambino deve avere una mamma
e un papà).
Inevitabile chiedersi: perché? In nome di quale oscuro idolo
diventa tutto sacrificabile, Costituzione, popolo, libertà d’opinione e persino
le evidenze più elementari?
La risposta è nella domanda: solo un idolo, ovvero un’ideologia
religiosa può spiegare questa cieca sottomissione di tutta la realtà ad un
unico principio. Paradossalmente, è un ateo, Galimberti – eletto sul web a
furor di popolo come ideologo più efficace del “matrimonio omosessuale” – a
portare la discussione sul terreno dello scontro religioso.
In più di un intervento televisivo, infatti, il filosofo ha
affermato che il Cattolicesimo pecca di “materialismo” perché lega l’amore all’atto sessuale e quindi fa della maternità (e della
paternità) un fatto biologico, carnale e non spirituale.
Ecco quindi il passaggio
necessario che la società italiana deve compiere: liberarsi della famiglia carnale
cristiana e affermare come punto di riferimento per la società una
neo-famiglia, liberata dalla carne, in cui l’unica cosa che comanda è l’amore “spirituale”:
così, “genitore” è chi ama e si prende cura di un bambino anche se non lo ha
generato fisicamente, “marito” (o moglie) è chi ama un’altra persona
anche se non gli è fisicamente complementare e così via.
Insomma, dietro l’infaticabile accanimento per i diritti gay si
nasconde una vera e propria religione, che si potrebbe definire “post-cristiana”,
perché riprende l’essenza divina del Cristianesimo, l’amore, ma lo rivoluziona e
lo ricostruisce in chiave postmoderna, nella forma dell’“amore senza carne”.
Ma come siamo arrivati a questa onnipresente e intollerante
religione?
L’assunto di partenza è un dogma indiscutibile (pena l’esclusione
immediata dal consesso civile): l’annullamento del dramma omosessuale da parte
della cultura postmoderna.
Prima degli anni ’70, era presente alla coscienza comune la
contraddizione dell’amore omosessuale: esso è infatti allo stesso tempo attratto e respinto dalla carne, la quale dà luogo
al desiderio fisico ma non alla generazione.
Intorno agli anni ’70 il dramma è stato dichiarato
improvvisamente inesistente. In base a quale idea? Semplice.
Se il “problema omosessuale” è nella carne, sia eliminata la
carne e così sarà eliminato anche il problema. In tal modo – questo il retro-pensiero post-moderno – si ottengono
magicamente: la perfetta uguaglianza tra l’amore omosessuale e l’amore uomo-donna
(una volta eliminate la differenza carnale e la generazione non c’è differenza),
la perfetta carità alla persona omosessuale (liberata istantaneamente dal dramma)
e persino la purezza di un amore totalmente spirituale liberato dai vincoli della
materia e della natura. Che volere di più e con meno fatica?
Rimane un unico nodo da
sciogliere: in mancanza della carne che sanciva la “verità” del precedente amore
uomo-donna, che cosa decreta la “verità” di questo nuovo amore? La risposta possibile
è una sola: lo Stato.
Siamo arrivati al dunque. La legge è infine l’unico modo con cui
la nuova religione può diventare vera ed ecco quindi da dove viene l’accanimento
senza precedenti contro qualsiasi ostacolo si opponga alla sua approvazione: tutto
passa in secondo piano di fronte alla religione che sancisce per decreto il
nuovo amore puro, egualitario e ultra-caritatevole verso il dramma omosessuale.
Ma allora – come ripetono a reti unificate gli onnipresenti
sacerdoti della neo-religione – perché i cattolici non capiscono la bellezza di
questa soluzione magica?
Ovvero, come chiede ora anche il premier Renzi: «Che male vi fa
riconoscere un altro amore?».
Il male sta nel fatto che o si afferma che l’amore ha una carne –
e allora l’amore uomo- donna è unico – o si dice che non ce l’ha – e allora l’amore
uomo-donna diventa un nulla per la società in quanto perde la sua unicità,
ovvero la sua essenza. In questo senso ha ragione Galimberti: i cristiani hanno
enormemente a cuore questa carnalità dell’amore.
Si può dire infatti che il Cristianesimo nasce per dire all’uomo
proprio questo: che l’amore non è fatto da lui, ovvero ciò che egli desidera è “un
altro” e questo altro ha un nome e un volto impressi nella carne, Cristo. In
questo senso l’unicità dell’amore uomo-donna rispetto a qualsiasi altra affezione
ribadisce proprio questo: ogni uomo ha bisogno di un altro, differente nella
carne, irriducibile alle sue pretese e attese.
Oggi, l’Occidente, ovvero la civiltà nata da questa scoperta, la
civiltà che più di ogni altra è stata impregnata totalmente da questa novità
dell’Amore che si fa carne per lasciarsi trovare dall’uomo, rovescia questa notizia,
la capovolge nel suo contrario.
L’amore cercato dall’uomo deve disincarnarsi, deve diventare
puro spirito e questo spirito deve coincidere con la pura soggettività umana.
Si tratta di una grande tentazione religiosa: liberare l’amore cristiano dalla
carne della differenza sessuale (e, quindi, di Cristo, la Bellezza di cui la
donna è segno) per farne un’avventura della coscienza umana resa autonoma da
tutto e caritatevole verso tutti i desideri; e poi rendere tutto “vero” modificando
per legge la definizione del luogo in cui questo amore vive, la famiglia.
Ma
per fortuna la realtà è sempre più grande dei desideri umani, a cominciare da
quell’inconcepibile mistero per cui dalla carne di una donna esce fuori un’altra
carne libera nell’universo: il figlio, che nessuna ideologia o legge o anche
religione potrà mai assoggettare.
Ci pensino i parlamentari che voteranno la legge Cirinnà:
qualsiasi norma che definisca una nuova famiglia – unione o dico o patto che
sia – introdurrà un’enorme ferita nella carne dell’amore umano, che potrebbe
essere irreversibile.
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