Domani inizia la quaresima ma verosimilmente, anziché cospargersi il capo
di cenere, un’ampia maggioranza di compatrioti si cospargerà la coscienza di
titoli eclatanti sull’omelia di Papa Francesco durante la messa coi frati
cappuccini.
Tiro a indovinare. “Il Papa: il confessionale serve a perdonare”; “Papa
Francesco ricorda ai confessori: non bastonate nessuno”; “Il pontefice che
trasforma la condanna in accoglienza”, e così via con una melassa talmente
autoassolutoria che al confronto la Misericordina sembrerà un placebo.
Con Bergoglio è così: bisogna
distinguere il Papa reale da quello percepito, perché a leggere i titoli su di
lui e a leggere direttamente i suoi discorsi si ricavano impressioni discordi.
Ciò che ha davvero detto stona sempre
rispetto a ciò che abbiamo voluto sentire. Ai cappuccini infatti il Papa non ha
notificato che siamo tutti senza peccato bensì l’esatto contrario, ossia che il
bravo confessore è chi sa di essere peccatore come tutti perché solo chi sente
bisogno di perdono riesce a perdonare chi prova lo stesso bisogno. Poi ha
esortato ad accogliere le persone che vanno in chiesa a cercare la pace
dell’anima dopo essersi pentite e col proposito di cambiare, mica ha invitato a
giustificare chi ha già l’anima in pace perché ritiene di non avere nulla da
farsi perdonare e vuole soltanto essere ratificato.
Poi Francesco ha ricordato che non si
può lasciare da parte la legge, pertanto ha menzionato due volte il fatto che
alcuni peccati non possono essere assolti, ed è questa la vera notizia del
giorno da San Pietro. Suggerisco allora per domattina qualche titolo più
consono al quaresimale paramento viola e meno succube del carnevale permanente
in cui ci siamo voluti cacciare: “Il pontefice per cui siamo tutti peccatori”;
“Il Papa: perdonate solo chi si è pentito”; “Papa Francesco ricorda ai
confessori: potete anche non assolvere qualcuno”.
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