mercoledì 10 febbraio 2016

CONTRO IL PREVEDIBILE CARNEVALE MEDIATICO SULLE PAROLE DEL PAPA

di Antonio Gurrado | 09 Febbraio 2016 ilfoglio

Domani inizia la quaresima ma verosimilmente, anziché cospargersi il capo di cenere, un’ampia maggioranza di compatrioti si cospargerà la coscienza di titoli eclatanti sull’omelia di Papa Francesco durante la messa coi frati cappuccini.
Tiro a indovinare. “Il Papa: il confessionale serve a perdonare”; “Papa Francesco ricorda ai confessori: non bastonate nessuno”; “Il pontefice che trasforma la condanna in accoglienza”, e così via con una melassa talmente autoassolutoria che al confronto la Misericordina sembrerà un placebo.

Con Bergoglio è così: bisogna distinguere il Papa reale da quello percepito, perché a leggere i titoli su di lui e a leggere direttamente i suoi discorsi si ricavano impressioni discordi.
Ciò che ha davvero detto stona sempre rispetto a ciò che abbiamo voluto sentire. Ai cappuccini infatti il Papa non ha notificato che siamo tutti senza peccato bensì l’esatto contrario, ossia che il bravo confessore è chi sa di essere peccatore come tutti perché solo chi sente bisogno di perdono riesce a perdonare chi prova lo stesso bisogno. Poi ha esortato ad accogliere le persone che vanno in chiesa a cercare la pace dell’anima dopo essersi pentite e col proposito di cambiare, mica ha invitato a giustificare chi ha già l’anima in pace perché ritiene di non avere nulla da farsi perdonare e vuole soltanto essere ratificato.

Poi Francesco ha ricordato che non si può lasciare da parte la legge, pertanto ha menzionato due volte il fatto che alcuni peccati non possono essere assolti, ed è questa la vera notizia del giorno da San Pietro. Suggerisco allora per domattina qualche titolo più consono al quaresimale paramento viola e meno succube del carnevale permanente in cui ci siamo voluti cacciare: “Il pontefice per cui siamo tutti peccatori”; “Il Papa: perdonate solo chi si è pentito”; “Papa Francesco ricorda ai confessori: potete anche non assolvere qualcuno”.


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