venerdì 9 febbraio 2018

UN EVENTO NON PUO’ ANDARE IN CRISI



CRISTO E' UN EVENTO. PER QUESTO CI ODIANO

Intervista a don Giussani di Renato Farina aprile 1992

Don Giussani sta bene, benissimo. Persino la voce gli è tornata, e il respiro è libero. Lo sguardo? Quello non era mutato mai. Certo è che adesso gli occhi ridono: lanciano anche molte frecce però.
Soltanto pochi mesi fa, sotto Natale, monsignor Luigi Giussani, sessantanove anni, scriveva ai membri della Fraternità di Comunione e Liberazione come da un paese lontano: « Dalla particolare condizione che il Signore mi chiede di abbracciare » . Quello stesso Signore adesso, sotto Pasqua, lo fa muovere agile per il suo studio da eremita, con un mobile da primi Novecento, lucidato, si presume, in Brianza. All'ospite offre bonbon al caffè e una specie rara di sorriso. Una faccenda che deve avere a che fare con il mistero cristiano: letizia e preoccupazione insieme, come una lotta drammatica e serena. Accetta di virgolettare poche frasi, quasi un gesto di solidarietà verso il Papa e Ruini. Un lampo al magnesio che fotografa il mondo.

Don Giussani, come va?
Mi sto rendendo conto, adesso che ho quasi settantanni, della realtà dell'odio contro i cristiani. Dell'odio del  mondo di cui parlava Gesù Cristo nel capitolo XV del vangelo di san Giovanni. « Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che vi ho detto: un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi. »  Scorgo i segni di questa persecuzione.

Una persecuzione sottile, un'emarginazione culturale...
Ma quale sottigliezza. Intendo proprio una persecuzione.

Una persecuzione vera?
È così. L'ira del mondo oggi non si alza dinanzi alla parola Chiesa, sta quieta anche dinanzi all'idea che uno si definisca cattolico, o dinanzi alla figura del Papa dipinto come autorità morale. Anzi c'è un ossequio formale, addirittura sincero. L'odio si scatena - a malapena contenuto, ma presto tracimerà - dinanzi a cattolici che si pongono per tali, cattolici che si muovono nella semplicità della tradizione.

Che intende?
Che cos'è il cristianesimo? Uno: Dio che si è fatto uomo, è morto e risorto, e vive tra noi. Due: il fatto che questo avvenimento non si può tacerlo, bisogna annunciarlo; è così semplice: per questo i cristiani sono stati scelti, per la missione. Ora, che Dio si sia incarnato, che — peggio ancora - lo si voglia annunciare, non può essere accettato, è qualcosa di intollerabile. Proprio come diceva Gesù: « Vi perseguiteranno... non siete del mondo » . Queste parole le ho, come dire?, viste in azione per la prima volta poche settimane fa. C'è talvolta, imprevedibilmente, un istante in cui ti si aprono gli occhi.

Lo racconti, la prego.
Leggevo un semplice articolo di giornale. Il quotidiano « Il Giorno » riportava la cronaca di una manifestazione di protesta di un gruppo di giovani contro il Papa a proposito della cacciata di duecentomila ebrei dalla Spagna, da parte di Isabella di Castiglia.

Una vecchia storia...
Una storia che occorrerebbe studiare bene, e si vedrebbe che il gesto di Isabella non fu dettato dall'ostilità ( e bisognerà leggere il libro di Jean Dumont, L'incomparable Isabelle la catholique, 49 che è ancora in cerca di un editore italiano). Ma non è questo il punto. Mi ha colpito la determinazione di un leader di questi giovani. Il quale affermava che il crimine più grande era commesso dal Papa, ed era l'insistenza sulla evangelizzazione. Il fatto che Giovanni Paolo II prenda alla lettera l'invito di Gesù Cristo che conclude il vangelo di san Matteo: « Andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo [...]. Ecco, io sono  con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo » . L'odio è contro l'incarnazione di Dio e contro l'evangelizzazione. Una figura di cattolico, una figura di Papa che obliteri questi due aspetti sarebbe bene accetta. Ciò che è intollerabile è la pura e semplice pretesa cristiana.

Il problema allora è l'ebraismo?
Ma no. Io sto con Pio XI che fece sapere a Mussolini: « Noi cristiani siamo spiritualmente degli ebrei » . Non si tratta di ebraismo qui, ma dell'affermazione categorica dell'odio contro i cristiani. Mi sono reso conto allora che se certi gruppi che alimentano la confusione in Italia prendessero il potere, saremmo veramente alla persecuzione cruenta. Ripeto, non contro i cattolici dell'immagine, ma contro i cattolici dell'incarnazione e della missione. D'altra parte, agendo così, questi pretesi laici stracciano due loro presunte bandiere. Quella della ragione, la cui caratteristica suprema è la categoria della possibilità. Infatti perché dovrebbero escludere la possibilità che Dio si sia incarnato? E quella della libertà: perché non si dovrebbe lasciare a chi si imbatta nell'annuncio cristiano la libertà di aderire e quindi di diffonderlo?
Mi ha impressionato, sempre tornando a quell'articolo de « Il Giorno » , l'unicità dell'odio. Il fondamentalismo islamico, anche quando non rispetta le scelte di chi si vuol sottrarre alle sue pretese, è comprensibile. Il cattolicesimo, che accetta e rispetta il no, è peggio del nazismo. Davvero capisco profondamente l'appello del cardinal Ruini all'unità dei credenti in politica.

Ruini lo hanno attaccato tutti...

È un fatto gravissimo. Mai il « Corriere della Sera » si era permesso di trattare oltraggiosamente in prima pagina il leader dei vescovi italiani. Ho in mente quel titolo: Cardinale, lasci stare. Quasi un ordine insolente a un servo. Ruini difende l'incarnazione, il centro dell'esperienza cristiana, oggi minacciato più che mai. E tanto semplice: Cristo con il Battesimo ti assume, così che siamo membra gli uni degli altri. E una cosa dell'altro mondo, ma questa è l'unità cristiana. Se tutti siamo una cosa sola, non possiamo non cercare di esprimerci concordemente e perciò ci raduniamo in azione unitaria. Se uno non se la sente, o non ci fossero le condizioni, è un dolore non poterlo fare, non un diritto da sbandierare! C'è un altro criterio che viene oltraggiato, ed è invece così umano: l'obbedienza. E il criterio supremo dell'azione cristiana. Il criterio della verità è ultimamente fuori di noi - e questo fa imbestialire i nemici del cristianesimo - . Sì: obbediamo! Ci toglie dalla balìa del potere che occupa e dirige le coscienze illudendole della loro autonomia, e invece credendo di essere liberi, obbediscono a uomini. L'obbedienza cristiana pesca nel mistero. E invece chi si dipinge come autonomo obbedisce a quella ridicola menzogna che ha come criterio di base la valutazione morale dell'altra persona. Una cosa atroce, disumana. 

Concludendo: guerra?
Pace! Pace! Nella tormenta, anche nella guerra, ma la pace. Chi ha avuto la grazia di partecipare dell'esperienza cristiana lo sa bene. Non esiste nulla di paragonabile a questa amicizia nel destino. Non ci fa paura nulla. Nemmeno la crisi della Chiesa. Il cardinal Giacomo Biffi mi raccontava una sua scoperta che non mi ha trovato - devo dirlo - impreparato. E cioè che il cristianesimo non è una religione, ma un evento: incarnazione, morte e resurrezione di Gesù Cristo. E Biffi diceva: un evento non può andare in crisi: c'è. E questo fatto, vorrei dire, ci obbliga a essere magnanimi. Kafka dice nel suo diario: « Anche se la salvezza non viene, voglio però esserne degno ad ogni momento » . Un santo dice così. Siamo stati scelti solo per questo, per la missione. Che questa salvezza, che è la persona di Cristo, possa essere incontrata.

Le chiedo: quale compito?
Testimoniare Cristo. Testimoniarlo adoperando gli arnesi della propria professione. Fosse quella di essere ammalati, incurabili, in un letto.

Tratto da « Il Sabato » , n. 17, 25 aprile 1992, pp. 14- 15. 

leggi anche l'intervista a Ruini pubblicata ieri sul corriere della sera

http://roma.corriere.it/notizie/politica/18_febbraio_07/camillo-ruini-nell-italia-arrabbiata-cattolici-rischiano-l-irrilevanza-83017c56-0c44-11e8-ac00-e73bcae47d08.shtml


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