Il dichiarato appoggio della Chiesa italiana ai tentativi del presidente del Consiglio Conte di perpetuare il suo governo va contro la ragione politica e contro le esigenze della fede cattolica nei confronti della politica.
Significa anche sostenere che questo
governo - fortemente anti-cattolico nelle sue politiche - ha fatto bene le cose
e continuerà a farle bene. Giudizio assurdo, viste le mancanze, l'incapacità e
il radicalismo anti-vita e anti-famiglia dimostrati dall'esecutivo.
La Chiesa italiana appoggia i “costruttori” a sostegno del
governo Conte e
tra di essi potrebbe anche esserci qualche cattolico dichiarato. Nel momento in
cui scriviamo, i giochi non sono ancora conclusi e non è ancora chiaro se da
varie componenti parlamentari qualche costruttore tradirà il proprio gruppo e
voterà la fiducia al governo. Quando in ballo ci sono le poltrone da preservare
dal rischio elezioni e un enorme gruzzolo da spartire come è il Recovery Fund,
anche la pandemia può diventare un utile alibi.
Vada come vada la conta in
Parlamento, di particolare interesse è l’appoggio della Chiesa
italiana all’azione dei “costruttori” e al progetto Conte, che molti chiamano neo-centrista colorandolo
pure col passepartout del popolarismo europeo, tanto da attribuirgli qualche
dignità.
Il cardinale Bassetti,
tornato a Roma dopo la malattia e la convalescenza, ha detto che questo è il momento dei “costruttori” e
che egli ripone piena fiducia nel presidente Mattarella. Difficile non vedere
nella dichiarazione un appoggio al progetto in corso in questi momenti nei
corridoi del palazzo.
Questa uscita decisamente e
immediatamente politica del cardinale Bassetti è in linea con
l’atteggiamento che la Chiesa italiana ha assunto fin dall’inizio nei confronti
delle politiche governative sul Covid, del
resto applicando alla lettera le indicazioni di papa Francesco. La CEI non
ha mai minimamente messo in dubbio la validità di quelle politiche, anzi le ha
sempre applicate con solerzia anche quando riguardavano il culto. Essa ha sempre fatto coincidere il bene comune
con la necessità di eliminare le valutazioni critiche e perfino quelle
scientifiche per rimanere uniti sotto la guida del governo in carica.
Il significato ultimo del
bene comune, però, è detenuto dalla Chiesa e non dallo Stato,
così facendo la Chiesa ha rinunciato alla ragione vera del suo ruolo pubblico e
ha accettato non solo il bene comune indicato dal governo in questo caso
specifico della pandemia, ma la titolarità originaria del governo nello
stabilire cosa sia il bene comune. Il fatto è di notevole gravità e i danni di
questo cedimento sulla Chiesa che è in Italia saranno di lungo periodo.
Del resto questa è la
strada che le élites ecclesiastiche stanno battendo anche in un contesto
più generale. Come la Santa Sede sta
diventando la cappellania dell’ONU, facendo propria l’agenda globalista ed
ecologista, così la Conferenza episcopale italiana si propone come
cappellania dello Stato Italiano e perfino di Palazzo Chigi. Il sostegno di
Bassetti ai “costruttori” rientra in questo ruolo di “Chiesa di Stato”. Il Covid è visto come occasione per superare
le divisioni della società italiana sotto la guida del potere
costituzionalmente stabilito, e la Chiesa intende se stessa come agenzia che
collabora a questo “uscirne insieme”, non pensando che uscirne insieme non
significa automaticamente uscirne bene. Pur di uscirne insieme, la Chiesa
rinuncia a dire, dal suo punto di vista, ossia “dal di sopra” e “dal di fuori”,
cosa significhi uscirne veramente bene.
Rompere l’unità sotto Conte e Mattarella diventa così più grave che dire la
verità sulla pandemia e sulle politiche pandemiche e lasciare la libertà di
scelta politica ai fedeli-cittadini. Questo, del resto, ha sempre fatto ogni
Cappellania di Palazzo.
L’appoggio della Chiesa italiana ai “costruttori” e il suo
ossequio alle esigenze di perpetuità del governo Conte va prima di tutto contro
la ragione politica stessa e poi contro le esigenze della fede cattolica nei
confronti della politica. Appoggiare
questo governo e impedire le conseguenze di una crisi, come per esempio le
elezioni, significa sostenere che questo governo ha fatto bene le cose e che
continuerà a farle bene e che le elezioni sono da rifiutare perché
interromperebbero questo ciclo positivo.
Ma una simile valutazione
non regge dal punto di vista della ragione politica, tante
e tali sono state le mancanze, le inesperienze, le assurdità, le
superficialità, di questo governo e il suo radicalismo politico sui principi
della vita e della famiglia. Ma anche se – poniamo per assurdo – così fosse, da quando in qua spetta alla Chiesa
appoggiare i governi? Qui entriamo nel campo delle esigenze della fede
cattolica nei confronti della politica.
La politica diretta non rientra nel campo di competenze della Chiesa
gerarchica.
Quando il cardinale
Bassetti sostiene e spinge i “costruttori” fa una cosa che non dovrebbe fare.
La Chiesa dovrebbe – invece, ma non lo fa – dare le mete e i criteri per agire,
astenendosi dal come, almeno finché il come non implichi esso stesso aspetti
morali e di fede.
Il 31 gennaio 2015,
all’indomani dell’elezione di Sergio Mattarella alla Presidenza della
Repubblica, in un articolo sulla Bussola [vedi qui] avevo sostenuto che il cattolico Mattarella avrebbe nascosto la sua cattolicità sotto le
istituzioni. In questo modo “liquiderà i cattolici” – scrivevo - che non
vogliano ridurre la loro fede alla loro cittadinanza. Non vorrei dare
troppo peso né alle mie capacità previsionali né al ruolo giocato da
Matterella, ma i segnali che addirittura la Chiesa italiana stessa abbia fatto
questo passo non sono pochi e l’appoggio ai “costruttori” lo conferma.
STEFANO FONTANA 18/1/2021
Da la nuova bussola
quotidiana
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