Trump sospeso da Twitter, il dissidente russo Navalny: "Censura inaccettabile, si tratta di una scelta politica"
Il blogger russo, che più volte ha subito la censura del Cremlino, ha
difeso il diritto del presidente in carica di continuare a esprimersi anche dal suo
pulpito da 88,8 milioni di followers. Ma a condizioni che Twitter diventi più
trasparenteAlexey Navalny
Ennesima censura che intorbidisce ulteriormente la sfera dei diritti, oppure legittima imposizione a tutela della libertà?
La decisione di Twitter di sospendere
permanentemente l'account da quasi 89 milioni di followers di Donald Trump per "incitazione alla
violenza" - sotto accusa i messaggi del presidente uscente degli Stati Uniti dopo l'assalto al
Campidoglio del 6 gennaio - ha riproposto con forza il tema del ruolo editoriale dei giganti del
web, in particolar modo di social network come Facebook e Twitter, nel dibattito
pubblico.
Un dibattito in cui si è inserito anche Alexey Navalny, il dissidente russo avvelenato dai servizi segreti russi (il Cremlino lo nega), con un thread su Twitter in cui prende una posizione inaspettata in difesa del diritto di Trump di continuare a parlare dal suo pulpito su Twitter.
Le accuse di censura
Navalny di censura ne sa qualcosa, visto che in più di una occasione il bavaglio gli èstato imposto anche con il carcere. Il nocciolo del suo ragionamento è che le regole di Twitter - come di altri social media - e la loro imposizione, non hanno valore se chi le applica non è sottoposto a vincoli (e meccanismi di controllo) trasparenti e degni di una società democratica.
"Le elezioni sono un processo chiaro e competitivo.Puoi partecipare, puoi fare ricorso e vengono comunque monitorate da milioni di persone.La sospensione su Twitter è una decisione presa da persone che non conosciamo seguendo una procedura ignota. Si tratta di una scelta politica".
Qui non viene messo in discussione il diritto di una compagnia privata di applicarerigidamente le regole della propria community, ma di farlo "selettivamente". Infatti, anche se le regole di Twitter, come quelle di altre piattaforme, sono note - la scelta di bannare Trump è anche stata motivata con una nota scritta in cui si fa riferimento alla possibilità di nuovi episodi di violenza - non tutti coloro che le violano vengono puniti adeguatamente, dichiara Navalny. "Non ditemi che è stato sospeso perché violava le regole di Twitter. Io ricevo minacce di morte tutti i giorni da anni, senza che Twitter sospenda questi account (non che io lo chieda)". E poi ancora, sempre a proposito di selettività, si presenta il problema della "censura mancata" di altri politici: "Tra le persone che hanno account Twitter ci sono killer (come Putin o Maduro) e bugiardi e criminali (come Medvedev)".
La controproposta di Navalny
Un conto è la difficoltà di queste piattaforme di monitorare efficacemente il traffico e applicare le regole della community in modo equo - vedi i riferimenti di Navalny anche a chi diffonde fake news sul Coronavirus, a discapito della sicurezza di tutti i cittadini -un conto invece è lo strapotere delle stesse e il principio secondo cui possono erigersi ad arbitri del dibattito pubblico. (…)
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