giovedì 29 gennaio 2015

L'ALLEGRO MATTARELLA

Quale presidente?

Al via il voto per l'elezione del nuovo Presidente della Repubblica: girandola di nomi ma l'accordo non c'è ancora. Ma più che il nome, conta la sostanza: avremmo bisogno di un presidente di "discontinuità": da un eccessivo presenzialismo, dalla politica fatta dal Colle, dall'europeismo ideologico, dall'interventismo sui temi etici.

Le richieste più ricorrenti sono invece di un Presidente di continuità, un Presidente di alto profilo istituzionale, un Presidente non necessariamente maschio. Devo dire che nessuno dei tre “desiderata” entusiasma particolarmente, anzi sono criteri che preoccupano perché sottintendono ideologicamente un Presidente che assecondi l’attuale andazzo.

candidato cattolico
Cattolico? In questo momento dire “cattolico” è dire nulla, tante sono le versioni in campo di questo modello. Di cattolici alla Presidenza ne abbiamo già avuti anche nella seconda Repubblica con esiti a dir bene modesti, altri li abbiamo fortunatamente scampati, abbiamo già un “cattolico” al governo che però su certi temi garantisce non molto, di nomi di cattolici se ne fanno in questi giorni di previsioni ma Dio ce ne scampi. Viviamo in tempi in cui dire cattolico non indica più nessuna garanzia nemmeno per i cattolici.

Di alto valore istituzionale? Abbiamo bisogno di un Presidente che rispetti le istituzioni e ne sia garante, ma nella loro sostanza e non solo nella loro forma: quello che Napolitano non è stato:

contro berlusconi da sempre
Un Presidente di discontinuità. Ma discontinuità rispetto a cosa?
In primo luogo discontinuità dal PD in generale - l’Italia è più grande del Partito Democratico - e da Giorgio Napolitano in particolare.
Poi discontinuità da un eccessivo presenzialismo, dalla paterna tutela quirinalizia dei governi, dalla politica fatta dal Colle, dalla profluvie di valutazioni politiche non richieste, da un europeismo ideologicamente orientato in senso laicista e di sinistra, dall’appartenenza al circolo dei “migliori”, da una certa mentalità crociana transitata nel marxismo italiano, da un moralismo di tipo azionista privo tuttavia della coerenza di un Norberto Bobbio che aveva il coraggio di dire che la legge sull’aborto è inaccettabile, dalla non terzietà davanti alle grandi problematiche etiche della vita al suo inizio e alla sua fine, da una militanza culturale, anche se non proprio politica, proseguita anche dal Colle.

anche questa volta ti va male
Urge nel nostro Paese un nuovo patto costituzionale sostanziale. Quali sono i valori in cui ci riconosciamo e che ci uniscono? Quei valori che poi ci permettono anche di cambiare la Costituzione formale, come deve essere fatto, ma che se mancano o se si sono persi di vista rimaniamo un Paese smarrito.

L’Italia oggi è un Paese smarrito, che non sa più dire la sua, che si fa dettare dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come deve educare i propri bambini, che non riesce a trovare mai nessuno che abbia qualche colpa nei dissesti e nei ritardi, che ha le sue più grandi aziende con sede a Londra, che non dà prova di sapere cosa sia il principio di sussidiarietà e quindi non sa riformare lo Stato, che distrugge la famiglia e la procreazione con leggi che sembrano pensate da un gruppo di anarchici dell’Ottocento.
Quale Italia vuole rappresentare il nuovo Presidente?

mercoledì 28 gennaio 2015

IL VESCOVO E GLI SCOUT

LETTERA DEL VESCOVO DI CESENA DOUGLAS REGATTIERI
AGLI ASSISTENTI SPIRITUALI DEGLI SCOUT DI CESENA


Carissimi Confratelli presbiteri e diaconi, è la prima volta che scrivo a voi come Assistenti spirituali nell’Associazione Guide e Scouts cattolici italiani (AGESCI). Lo faccio al termine di una vicenda che, dopo l’evento di san Rossore (6-10 agosto 2014) con la pubblicazione da parte dei 400 alfieri della Carta del Coraggio,ci ha tutti coinvolti e ha suscitato un acceso dibattito in Diocesi evidenziando posizioni diverse e spesso contrapposte. Desidero, in questa sede, dire la mia parola definitiva sulla vicenda e, tramite voi, rivolgerla ai nostri Capi. Ho ritenuto opportuno scegliere di rivolgermi a voi, perché in quanto presbiteri e diaconi condividete con me e, in qualche misura, anche insieme ai Capi dell’Associazione, la passione per il Signore, per il Vangelo e per la Chiesa e desiderate trasmettere ai tanti bambini, ragazzi e giovani dell’Associazione, con la parola, con i gesti e con la vostra presenza, la bellezza della fede e al tempo stesso essere guide sicure per il loro cammino spirituale. (…)

La Carta del Coraggio contiene alcune dichiarazioni ed esprime alcuni desideri e auspici che non possiamo accettare.
Non possiamo accettare, per esempio che la famiglia sia intesa come “qualunque nucleo di rapporti basati sull’amore e sul rispetto”; che a proposito di “omosessualità, divorzio, convivenza” la Chiesa accolga e non solo tolleri “qualsiasi scelta di vita guidata dall’amore”.
 Quando nella Carta si invita la Chiesa “a prendere una posizione chiara” circa questi temi, oppure quando si chiede ai Vescovi di “avere fiducia nella coscienza delle persone … specialmente in ambiti in cui adottano delle posizioni che si discostano dal sentire comune, quali la sessualità, il valore della vita e il ruolo delle donne nella Chiesa”, si dimostra una non conoscenza del Magistero di questi ultimi decenni.
Sono consapevole che tali dichiarazioni e desideri sono effettivamente quello che alcuni giovani Scouts sentono in cuore loro e si portano dentro. Ritengo, inoltre, che come loro, purtroppo, la pensino così anche altri giovani appartenenti ad altre Associazioni cattoliche. In questo senso il documento è una ‘fotografia’ dei nostri giovani.
Riconosciamo, per amore del vero, che non tutto il mondo giovanile la pensa così; ciò nonostante abbiamo il dovere di vigliare, di correggere, di indirizzare e di richiamare: fa parte del nostro dovere di pastori e di assistenti ecclesiastici.

E’ evidente che i punti critici della Carta sollecitano un rinnovato impegno da parte nostra nell’educare alla vita buona del vangelo, alla fede, alla vita cristiana nel suo insieme. Questo non significa accettare e approvare in toto quanto è scritto nella Carta. Piuttosto essa deve costituire uno stimolo, un’occasione e, per certi aspetti, anche uno strumento di lavoro. Quante volte, infatti, nei nostri incontri, a scuola, nella catechesi, nei dialoghi si parte da un fatto negativo, da un evento distorto, da un male per annunciare e proporre un bene, per indicare la strada giusta! (…)

DAL CORRIERE CESENATE

PER LA CARTA DEL CORAGGIO LEGGI QUI

OLANDA SENZA CRISTO


Dal nuovo Catechismo olandese all’ateismo.
Cattolici quasi scomparsi nel cuore d’Europa.
Disarmano anche i protestanti. Città aperte all’islam
di Matteo Matzuzzi | ilfoglio 26 Gennaio 2015

Dirk Van Delen: i protestanti distruggono le statue cattoliche
Dicono che per capire l’Olanda di oggi, atea e laica, multiculturale e accogliente, bisogna tornare con la memoria agli anni Settanta, quando sui campi di calcio d’Europa imperversava la mitica Arancia meccanica di Rinus Michels, monumento nazionale di cui parlò bene perfino Johan Cruijff, che in morte del tecnico che rivoluzionò il calcio oranje mise da parte la sua proverbiale boria e riconobbe nel maestro la grandezza del leader. Era, quella, la prima Nazionale di calcio libertina della storia, che rifiutava quei codici etici o pseudo-etici che tanto di moda vanno oggi, che infranse il divieto quasi parasacrale dell’astinenza dai rapporti sessuali prima delle partite. Così, mentre gli altri si preparavano con rassegnazione a passare un mese sulle lavagne tattiche a studiare mosse e contromosse per portarsi a casa il trofeo, loro si divertivano. Talmente spavaldi che si potevano permettere di stravolgere ogni norma fin lì codificata; così forti da piazzare tra i pali della porta in un Mondiale un gentiluomo trentaquattrenne che neppure era professionista. Furono loro i primi a portarsi mogli e fidanzate e amanti in ritiro.

 “Potevamo fare tutto quello che volevamo”, avrebbero detto anni dopo alcuni di loro, quando la macchina ritenuta perfetta si sarebbe rilevata essere solo una splendida utopia, visto che nulla vinsero mai. Interprete, l’Arancia meccanica, di un’Olanda che elaborava le libertà sessantottine, che faceva della trasgressione un must. Il fatto è che “al cristianesimo troppo segnato da un rigido moralismo è seguita una ribellione radicale, come radicale è il carattere degli olandesi. Non sono capaci di credere solo un po’ in qualcosa. Sono diventati l’opposto di ciò che erano”, spiegò in un’intervista ad Avvenire del 2009 il cardinale Adrianus Simonis, arcivescovo emerito di Utrecht. Forse, aggiungeva con tono mesto, qui la gente “ha scordato il fatto cristiano, quello che ne è l’essenza”.



E anche la chiesa locale, quella del cardinale Bernard Jan Alfrink, passato alla storia non solo per il “nuovo catechismo olandese” intriso di modernismo e aperture a tutto ciò che prima era stato condannato e vietato e represso, ma anche per aver tolto durante il Concilio la parola al segretario del Sant’Uffizio, il cardinale Alfredo Ottaviani, si lasciò contagiare dallo spirito del tempo. Se ne sarebbe accorto a metà degli anni Ottanta Giovanni Paolo II, che da trascinatore delle folle e delle masse, delle messe negli stadi e nelle immense spianate in ogni parte del globo, si trovò a sfilare nel centro di una Utrecht deserta. Solo ottomila curiosi – tra i quali i cattolici forse erano pure la minoranza – s’erano assiepati dietro le transenne per vedere il Papa di Roma. Tra i pochi religiosi presenti, qualche frate domenicano in abito proprio che teneva in mano una gigantografia di Leonardo Boff, il teologo della liberazione e del culto della madre terra, frate poi spretato teorico delle grandi primavere ecclesiali, sul quale s’era posato lo sguardo indagatore di Joseph Ratzinger, all’epoca prefetto della congregazione per la Dottrina della fede. Forse, gli stessi domenicani che all’indomani della promulgazione del motu proprio Summorum Pontificum nel 2007 distribuirono nelle chiese libretti per la celebrazione della messa in assenza del sacerdote: non c’è il prete? E allora siano i laici – uomini o donne non fa differenza – a pronunciare le parole della consacrazione che, a giudizio dei domenicani olandesi, “non sono prerogativa del consacrato”.

GIORNALISMO COPIA-E-INCOLLA



Ho partecipato all’incontro organizzato da varie realtà ecclesiali di Cesena sul tema «Omofobia ed eterofobia», in cui l’Avvocato Amato, presidente dei Giuristi per la vita, ha svolto una seria e documentata relazione. Hanno partecipato più di 350 uditori, di tutte le età, e con un interesse notevole, anche per la ricchezza di documentazione e di testimonianze fornita.

Entrando, uno sparuto gruppo di giovani manifestava, senza schiamazzo, il loro dissenso, con bandiere dell’Arcigay. Uscendo una ragazza, vedendomi come sacerdote, ha fatto la sua battuta sui preti che «danno le ostie» ai giovani. 

Due osservazioni.
Innanzitutto mi hanno colpito questi giovani che, pur per una causa che non condivido, sono stati tutta la sera a presidiare quell’incontro. Si sono mossi, hanno comunicato il loro disappunto. Certo, forse se avessero partecipato avrebbero anche sentito qualche ragione, occasione di riflessione. E non credo affatto che faccia male ascoltare posizioni anche se diverse. Basta chiedere e dare ragioni, e magari ci si accorge di andare dietro a schemi che nulla hanno a che fare con la realtà. Ma sono giovani, e non sempre hanno accanto persone che aiutano ad usare la ragione.

Infatti possono avere accanto giornalisti di scarso valore e professionalità, come l’anonimo giornalista del «Corriere di Romagna» nella sezione di Cesena che così descrive l’incontro di Cesena:

“Omofobia o eterofobia: a rischio la libertà di educazione” era il titolo dell’incontro che vedeva come relatore Il relatore (sic!) Gianfranco Amato, presidente dell’Associazione Giuristi per la Vita, organizzato ieri sera in un teatro Esperia (sic!) di San Carlo strapieno per l’occasione (circa 350 i presenti).
All’esterno del teatro (nella foto) già prima dell’inizio dell’incontro si è tenuta una manifestazione di protesta a cura di Arcigay “Alan Turing” e associazione “Lgbtqie” Rimbaud di Cesena contro il convegno.
«Gianfranco Amato - spiegano gli autori della protesta - ha paragonato pochi mesi fa il matrimonio omosessuale a quello tra “un uomo e un cane”. Tutto questo, per colmo dell’insulto, durante un incontro al liceo Cavour di Roma, proprio la scuola del “Ragazzo dai pantaloni rosa”, che si suicidò perché bersaglio di bullismo omofobico».

Siamo all’ABC del giornalismo. Manca l’intervista agli organizzatori e al relatore, manca una foto dell’evento, manca una seria relazione di quanto accaduto. Sarà entrato l’anonimo giornalista o si sarà fermato a chiacchierare con lo sparuto gruppo di contestatori? Ma, in questo caso, perché non si è accontentato di fare parte di quel gruppo ma si è considerato proprio «giornalista»?

Forse nella sua testa aveva in mente quegli stereotipi con cui personaggi come lui hanno invaso la coscienza collettiva. Forse pensava davvero che Amato, nonostante le chiare e documentate agenzie ANSA, paragonasse «il matrimonio omosessuale a quello tra un uomo e un cane». Ma dove avrà imparato il mestiere? Gli saranno stati maestri coloro che hanno fatto del copia-e-incolla senza verifiche il loro mestiere? 

Una volta si parlava di «deontologia professionale», ma forse basterebbe un po’ di buon senso, di onestà nel lavoro, di ascolto senza pregiudizi (anche perché, nella conferenza, Amato ha ricordato esattamente che cosa era successo. Forse il nostro era più occupato a chiacchierare con i cosiddetti contestatori che entrare nella sala affollata. Ma già, perché ascoltare la realtà quando è così semplice ricopiare maldestramente le notizie o i pregiudizi che tutti ripetono?).

E poi la chicca sul ragazzo dei «pantaloni rosa». Ma l’anonimo giornalista (forse si vergognava a mettere il nome sotto una tal mole di idiozie) non ha mai più letto i giornali che hanno dato notizia di quanto accaduto proprio in quel caso? Gli rinfresco la memoria. «Ricordate il “ragazzo dai pantaloni rosa”, il quindicenne romano suicida - si disse - per essere stato vessato per la propria omosessualità? Si parlò di una persecuzione nata a scuola e proseguita sui social network, sintomo di una società violenta e intollerante verso gli omossessuali. Bene, ora la procura di Roma afferma che non si trattava affatto né di omofobia né di bullismo, e che probabilmente il ragazzo non era nemmeno omosessuale: ed ha chiesto l'archiviazione del procedimento. 
Il procuratore aggiunto Filippo Laviani, che coordina le indagini, ha chiarito che il ragazzino non ha mai subito persecuzioni a carattere omofobico, e ha sollecitato l'archiviazione anche per tre docenti e per la preside dell'istituto frequentato dal ragazzo. I quattro, che erano indagati per omessa sorveglianza, non avrebbero potuto commettere il reato in quanto non erano in possesso di alcun elemento che potesse lasciar presupporre l'esistenza di alcun tipo di minacce. Il suicidio sarebbe dovuto forse a una delusione d'amore per una ragazza…)».
Non se ne può più di un giornalismo fatto da incompetenti che, per le loro autentiche fobie, riempiono i giornali di castronerie e menzogne. Nella giornata che la Chiesa dedica a san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, vorremmo un po’ più di serietà. San Francesco di Sales, prega anche per quel poveraccio, che impari il mestiere. Ne avrà vantaggio lui, certo, ma anche noi. Impareremmo a vedere con occhi più semplici la realtà e a imparare cose nuove. 

Don Gabriele Mangiarotti, Responsabile di CulturaCattolica.it

sabato 24 gennaio 2015

DI PADRE MADRE FRATELLO E SORELLA IGNOTI


Al Senato è stata depositata una bomba a orologeria per far saltare in aria la famiglia
Al Senato è stata depositata una bomba a orologeria per far saltare in aria la famiglia. Ma lorsignori si trastullano con l'Italicum. SIl fii tratta del ddl della senatrice Valeria Fedeli (Pd) che vuol finanziare con 200 milioni di euro un programma di rieducazione all'ideologia gender. 
Il fine è adottare a scuola misure e contenuti per «eliminare stereotipi, pregiudizi, costumi, tradizioni e altre pratiche socioculturali fondate sull'impropria “identità costretta” in ruoli già definiti dalle persone in base al sesso di appartenenza».
L'impropria «identità costretta» sarebbe poi la famiglia coi ruoli «già definiti» di padre, madre, figlio, figlia. Non si chiede di riconoscere pari dignità ai transessuali, ma addirittura si chiedono milioni per eliminare dalle teste dei ragazzi l'idea della famiglia con i suoi ruoli definiti e sostituirla col gender. A questa proposta, nata nel partito di maggioranza che fa il paio con la legge Scalfarotto sull'omofobia, chi reagisce? Il movimento Pro-vita che cerca firme per una petizione, Giovanardi, e pochi altri...

Se lo dici rischi di vederti censurato, come è capitato all'avvocato Simone Pillon (vedi post precedente - nota di admin) che aveva denunciato l'osceno materiale didattico in un liceo di Perugia che con l'alibi di fare prevenzione pubblicizzava pratiche per l'eccitazione omosex come l'uso di lubrificanti anali, sex toys e dental dam. 
Risultato della denuncia: è stato indagato lo stesso Pillon e oscurato il sito del forum famiglia in cui è apparsa la sua denuncia ironica. E qui parliamo di super-canguri..
Marcello Veneziani  ILGIORNALE Sab, 24/01/2015

REATO DI OPINIONE: QUERELATO PER "SFERZANTE IRONIA"

PROTESTA PER VOLANTINI ARCIGAY DISTRIBUITI A SCUOLA. QUERELATO PER «SFERZANTE IRONIA»

Gennaio 22, 2015 Benedetta Frigerio

Intervista a Simone Pillon (Forum Famiglie Umbria), querelato per aver ironizzato sulla diffusione di materiale sessualmente esplicito in un liceo

Sequestrato un video di un convegno sulla pagina del Forum delle associazioni familiari dell’Umbria. 
Querelato per diffamazione il suo portavoce, l’avvocato Simone Pillon, per aver ironizzato sull’associazione Omphalos Arcigay-Arcilesbica, che nel 2012 aveva messo a disposizione volantini con contenuti sessualmente espliciti all’interno del Liceo Alessi di Perugia. «Io speravo in un’indagine del Miur sui fatti invece sono stato querelato. Se già ora si viene accusati per aver ironizzato su attività che sponsorizzano il sesso omosessuale, significa che non serve il ddl Scalfarotto, il reato di opinione esiste già», spiega Pillon a tempi.it.

Cosa contiene il video sequestrato?
Un convegno del 29 giugno scorso dal titolo “Sarà ancora possibile dire mamma e papà?” e da noi organizzato a Assisi alla presenza del vescovo della città, monsignor Domenico Sorrentino, e del sindaco, Claudio Ricci. Il tema era l’ideologia gender e l’attacco alla libertà di espressione cominciato in Italia con l’introduzione alla Camera, nel luglio 2013, del ddl Scalfarotto. La polizia postale, su ordine del giudice di Perugia, ha sequestrato il video l’antivigilia di Natale accusandomi di aver usato toni che «denotano il superamento dei normali limiti della critica politica».

Perché? Lei che cosa ha detto?
Durante il convegno ho raccontato la vicenda dei volantini ai limiti della pornografia messi a disposizione dei minorenni delle classi terze del liceo Alessi, all’interno dell’assembra d’istituto. Nel testo sono descritte con particolare cura le modalità per avere rapporti omosessuali sia tra uomini sia tra donne, anche se Omphalos Arcigay-Arcilesbica nega, dicendo che il suo fine era la prevenzione delle malattie veneree. 
Sul materiale stampato e distribuito, senza che fosse visionato dal preside, oltre alle frasi e alle immagini oscene, c’erano i recapiti dell’associazione che organizza feste, “Dancing Queer” o il “Welcome Group” dove potersi incontrare e altri intrattenimenti organizzati dal mondo omosessuale. Per questo, durante la conferenza, ho fatto una battuta piuttosto scontata sui modi per «farsi dare il benvenuto» alludendo al “Welcome Grop”.

Il giudice la definisce «sferzante ironia».
Chi porta di nascosto quel materiale nelle scuole, per cui ci si dovrebbe aspettare un’indagine del Miur, denuncia me per aver stigmatizzato la loro attività. In un momento in cui si parla tanto di libertà di espressione, dopo l’attentato alla redazione di Charlie Hebdo, si vede che il limite è imposto arbitrariamente. Può parlare solo chi difende il libertinismo sfrenato. Guai a chi lo argina.

L’associazione da lei citata continua a negare e insiste sostenendo che la sua era un’azione di contrasto preventivo alle malattie veneree.
La prevenzione delle malattie veneree non c’entrava nulla con l’Assemblea d’istituto il cui programma era incentrato su “bullismo” e “omofobia”. Nei volantini c’è un accenno a qualcosa del genere, come la spiegazione dell’uso del profilattico, ma altre frasi sono legate all’eccitamento sessuale.


Come pensa di difendersi?
La vicenda è in Parlamento, il senatore Ncd Carlo Giovanardi ha avviato un’interpellanza e la deputata Eugenia Roccella farà un’interrogazione alla Camera. Ma anche altri parlamentari si sono interessati alla mia vicenda e denunciano il pericolo di una deriva liberticida. Dove a rimetterci non sono solo io, ma quanti, all’oscuro dei loro genitori, devono continuare a ricevere questi contenuti mascherati come preventivi.

giovedì 22 gennaio 2015

SOLO UNA PRESENZA PUÒ SALVARCI DALL’ANTICRISTO SOFT



Papa Francesco ne ha parlato diverse volte, l’ultima sul viaggio di ritorno dalle Filippine, consigliandone caldamente la lettura. Si tratta de Il padrone del mondo, romanzo scritto nel 1907 da Robert Hugh Benson (1867 – 1914). Il suo autore, figlio di anglicani, si convertì al cattolicesimo e divenne sacerdote nel 1904. Il suo romanzo, ambientato nel futuro, narra la presa del potere da parte di Julian Felsenburgh, sotto la cui figura si cela l’Anticristo, che in nome dell’umanitarismo e del comunismo, abbatte la Chiesa cattolica e conquista il mondo.
In occasione del centenario della scomparsa dell’autore, il romanzo è stato ripubblicato da Fede e cultura in una nuova traduzione. Per gentile concessione della casa editrice, ripubblichiamo di seguito la prefazione scritta da monsignor Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara-Comacchio.

            Carissimi amici, sono lieto di accompagnare con poche parole la riedizione de Il padrone del mondo, uno dei libri che ha inciso più profondamente nella mia personalità. Peraltro, confidenzialmente, posso dirvi che parlando con il Santo Padre Benedetto XVI ho avuto la confidenza che anche per Lui, la lettura de Il padrone del mondo, nella prima edizione tedesca, fu un fatto di grande importanza.
            Questo libro, scritto nel 1907 da un grande cristiano, è una profezia terribile per la concretezza e per la specificità del mondo in cui viviamo e del cammino che ha portato a questo mondo. Da un lato questo enorme apparato che omologa le persone, i gruppi sociali, le nazioni, i popoli, che li omologa sulla base di un umanismo sostanzialmente ateo, che ha dei riferimenti a valori comuni che sono valori cristiani profondamente laicizzati e secolarizzati.
            Quindi una società dove non esistono più differenze, qualsiasi tipo di differenza: quella religiosa, quella sociale, quella culturale viene sentita come negativa e il tentativo che è quello di operare una unificazione o, come si potrebbe dire una omologazione dell’intero pianeta. Poi ci sono differenze che incombono minacciosamente come tutto l’est, tutto l’oriente, ma al di là dello specificarsi delle cose l’intuizione di Benson è che si sarebbe andati verso una negazione di Dio attraverso la costruzione di una società obiettivamente senza Dio. Ora, per costruirsi questa società, anche questa è un’intuizione formidabile, occorre divinizzare il tentativo che si sta facendo, come ai tempi della costruzione della torre di Babele; si deve assolutizzare il progetto e si devono divinizzare coloro che realizzano questo progetto e siccome la logica dell’unità è una logica ferreamente umana, si deve assolutizzare colui che di fatto sta guidando questa grande operazione.

            Ecco l’immagine di Julian Felsenburgh che è sostanzialmente l’anticristo, l’anticristo soft, ma l’anticristo di una società che vuole fare a meno di Dio e quindi vuole fare a meno di Cristo. Ma l’intuizione formidabile, vorrei dire non soltanto sul piano della disamina di carattere culturale e sociale, ma dal punto di vista ecclesiale è che Benson indica che la strada che la Chiesa non può non percorrere, anche nelle situazioni terribili in cui vive, è la strada della presenza, essere cristiani presenti come ha ricordato il Santo Padre Benedetto XVI.
            Di fronte a questa presenza che si riduce progressivamente, numericamente in modo spaventoso ma che non finisce, nonostante i tentativi contro questa differenza, servono tutti i mezzi, ma soprattutto viene riabilitata la violenza, una violenza cinica perché una volta che si sia tolta la peste del cristianesimo la società potrà veleggiare verso il futuro senza più remore o condizionamenti. Quindi, si persegue e si realizza la distruzione totale di Roma e qualsiasi emergenza della grande tradizione cattolica.

Umanesimo ateistico e violenza verso il cristianesimo, ma la Chiesa resiste, si riduce progressivamente, ma mantiene forte il senso dell’unità attorno a Pietro e al suo successore. E comunque, per quanto gravissimamente condizionata, non muore e anche con proporzioni numericamente ridotte è ancora una realtà che esiste, coagulata attorno a quella grande idea di un unico ordine religioso del crocifisso, che è stata la grande intuizione del protagonista del romanzo che poi finirà per essere il Papa estremo.

Ecco, io credo che la Chiesa di oggi debba imparare, non tanto dalla disamina di carattere socio-culturale ma da questo vigoroso richiamo alla verità della comunione ecclesiale, alla forza della testimonianza, alla necessità di andare in missione confrontandosi con tutti i tentativi di violenza, anche quella che scoppia all’interno del Sacro Collegio, ridotto a poche unità e che riproduce, in maniera drammatica il tradimento di Giuda.
            Alla fine è il grande problema lasciato aperto, mentre si tenta di arrivare a distruggere il rifugio dell’ultimo Papa e dei pochi Cardinali che si sono radunati con lui, quando la vittoria sembra già a portata di mano e anzi è quasi realizzata, scoppia qualche cosa di assolutamente escatologico, come una lotta escatologica fra il Cristo e l’anticristo.

            Uomini di fede come me amano pensare che alla fine di questa lotta escatologica in spe contra spem apparirà il Signore glorioso e trionfante.

            Ma il cammino che ci è stato fatto percorrere da questo libro è comunque un cammino di sanità culturale, intellettuale e morale e per i cristiani può essere un aiuto a riscoprire la straordinarietà dell’esperienza della fede e della responsabilità alla missione.

Mons.Luigi Negri, Arcivescovo di Ferrara e Comacchio

martedì 20 gennaio 2015

PIETA' PER I CONIGLI....

(Quando il Papa parla con i giornalisti in aereo, è allarme rosso. Ma spesso le sue parole sono travisate e occorre leggerle nel contesto del dialogo informale in cui sono pronunciate, e allora non sono mai dissacranti come si vuole far credere)
*
SUL “PUGNO” A CHI OFFENDE
In teoria, possiamo dire che una reazione violenta davanti a un’offesa, a una provocazione, non è una cosa buona, non si deve fare. In teoria, possiamo dire quello che il Vangelo dice, che dobbiamo dare l’altra guancia. In teoria, possiamo dire che noi abbiamo la libertà di esprimere e questa è importante. Nella teoria siamo tutti d’accordo, ma siamo umani, e c’è la prudenza, che è una virtù della convivenza umana. Io non posso insultare, provocare una persona continuamente, perché rischio di farla arrabbiare, rischio di ricevere una reazione non giusta. Per questo la libertà deve essere accompagnata dalla prudenza.
SULLA REGOLAZIONE DELLE NASCITE
Il cristiano non deve fare figli in serie. Io ho rimproverato alcuni mesi fa una donna in una parrocchia perché era incinta dell’ottavo dopo sette cesarei. “Ma lei vuole lasciare orfani sette?”. “No, io confido in Dio”. “Ma guarda, Dio ti da i mezzi, sii responsabile”. Questo è tentare Dio. […] Io credo che il numero di tre figli per famiglia è quello che dicono i tecnici che è importante per mantenere la popolazione. Per questo la parola chiave per rispondere è quella che usa la Chiesa sempre, anche io: paternità responsabile. Alcuni credono che – scusatemi la parola, eh – per essere buoni cattolici dobbiamo essere come conigli, no? No, paternità responsabile. Questo è chiaro e per questo nella Chiesa ci sono i gruppi matrimoniali, ci sono gli esperti in questo, ci sono i pastori e si cerca. E io conosco tante e tante vie d’uscita lecite che hanno aiutato a questo.
SU PAOLO VI E LA “HUMANAE VITAE”
Che volevo dire di Paolo VI? È vero che l’apertura alla vita è condizione del sacramento del matrimonio. Un uomo non può dare il sacramento alla donna e la donna darlo all’uomo se non sono in questo punto d’accordo, di essere aperti alla vita. Il rifiuto di Paolo VI non era soltanto ai problemi personali, sui quali dirà poi ai confessori di essere misericordiosi e capire le situazioni e perdonare. Lui guardava al neo-Malthusianismo universale che era in corso. e che cercava un controllo dell’umanità da parte delle potenze. Paolo VI non è stato un arretrato, un chiuso. No, è stato un profeta.
SULL’IDEOLOGIA DEL “GENDER”
Dirò soltanto un esempio, che ho visto io. Venti anni fa, nel 1995, una ministro dell’istruzione pubblica aveva chiesto un prestito forte per fare la costruzione di scuole per i poveri. Le hanno dato il prestito a condizione che nelle scuole ci fosse un libro per i bambini di un certo livello. Era un libro di scuola, un libro preparato bene didatticamente, dove si insegnava la teoria del “gender”. Questa è la colonizzazione ideologica: entrano in un popolo con un’idea che niente ha da fare col popolo, e colonizzano il popolo con un’idea che cambia o vuol cambiare una mentalità o una struttura. Durante il sinodo i vescovi africani si lamentavano di questo, che per certi prestiti si impongano certe condizioni. Ma non è una novità questa. Lo stesso hanno fatto le dittature del secolo scorso. Sono entrate con la loro dottrina. Pensate ai Balilla, pensate alla Gioventù Hitleriana. C’è uno scrittore che ha visto questo dramma della colonizzazione ideologica e lo descrive in un libro. Si chiama “The Lord of the Earth” o “The Lord of the World”, uno dei due. L’autore è Benson, scritto nel 1903, vi consiglio di leggerlo. Leggendolo capirete bene quello che voglio dire con “colonizzazione ideologica”.

lunedì 19 gennaio 2015

UN NUOVO POPOLO

di Costanza Miriano

Sabato a Milano è successa una cosa grandissima, una cosa che da tempo non succede più ai convegni di partito, alle convention, alle primarie, ai raduni. Sabato a Milano le sale erano stracolme di gente, tutte le sale che la Regione aveva a disposizione, e altre 500 persone stavano in fila fuori sperando di entrare. Sabato a Milano si è ritrovato un popolo di amici veri, un popolo di fratelli con i cuori che battevano insieme, e la misura di quanto è successo ce la danno le bugie che si sono scritte su di noi. Evidentemente hanno paura.

E le hanno scritte sui giornaloni le bugie, le hanno dette in tv. Golia è sceso in campo con tutto l’esercito, tutti contro questo Davide che dice cose pericolosissime, tipo “i bambini hanno diritto a un padre a una madre”. Facciamo paura, molta paura a qualcuno, anche se ci siamo chiamati a raccolta coi blog, su facebook, su twitter, per telefono. Loro con le corazzate dei grandi giornali letti – tra online e carta – da milioni di persone, noi con gli smartphone a chiamarci uno a uno. Sì, è vero, da tre giorni c’è anche un giornale che parla di noi, ma la macchina è partita prima, col passaparola. E non è che abbiamo scherzato. La gente è partita da tutta Italia.
Gente normale, per lo più non ricca, gente a cui dunque questo viaggio è costato sacrifici. Uomini e donne con famiglie, spesso numerose, che si sono organizzati con amici e parenti perché tenessero i bambini, a volte vagonate di bambini. Amici che sono partiti da tutta Italia, hanno preso giorni di ferie, hanno preso pullman e treni e macchine, sono arrivati da Caltanissetta e Vicenza, da Verona e Torino, da Forlì da Parma da Firenze da Roma da Teramo da Cagliari e mi fermo perché con le lacrime negli occhi non riesco a scrivere.
Volevamo parlare dei falsi miti di progresso che stanno costruendo una cultura che mette sotto assedio la famiglia – come ha detto il Papa da Manila il giorno prima(che carino, a ricordarsi di noi e a darci la sua benedizione) – e i giornali dal 3 gennaio a oggi hanno cominciato a darci degli omofobi. Non siamo totalmente sprovveduti, sappiamo che c’entra il fatto che a invitarci è stata la Regione Lombardia, e quindi la battaglia è diventata politica. Sappiamo che inquieta il fatto che sabato in sala ci fossero varie anime del centrodestra.

Ma a noi, a nessuno di noi quattro – Mario, Marco, Padre Maurizio e me – questo aspetto interessa. Fatto sta che l’accusa di omofobi ce la siamo presa tutti, e senza che nessuno di noi avesse praticamente mai nominato il tema omosessualità, che troviamo tutti pochissimo avvincente. A noi interessa, questo sì, che i bambini non si possano produrre a pagamento, vendere, comprare, cosa che si rende necessaria se a volere un figlio sono due persone dello stesso sesso; a noi sembra che la cultura del gender equity and equality sia nemica della famiglia, e siccome sembra anche a Ratzinger siamo abbastanza certi di non essere vittima di un’allucinazione da ultras scatenati; noi soprattutto vogliamo che le famiglie siano aiutate, che alle donne si dica quanto è bello essere mamme, e che siano aiutate a diventarlo e incoraggiate e sostenute in ogni modo, vogliamo ricordare che maschi e femmine sono ontologicamente diversi, e che sono fatti per generare e poi sostenere nuove persone, e che il sesso fatto senza opporsi alla vita è molto più bello, e infatti i cattolici lo fanno meglio.
Crediamo anche che il motivo dell’attacco non sia solo politico: certo il luogo del convegno ci ha messo sotto i riflettori, ma le cose che diciamo danno davvero tanto fastidio, come prova l‘avversione alle Sentinelle, e le botte prese da anziani preti, da bambini, a donne che stavano in piedi per opporsi a una legge che voleva sei anni di carcere per chi dice che i bambini non si comprano.
Siamo certi che la cosa che fa paura sia il fatto che noi siamo un popolo, una vera compagnia. Non abbiamo fondi, nessuno ci sostiene, non rappresentiamo nessuno. Ci prestiamo le case, le macchine, ci apriamo le porte di casa e del portafogli pur senza esserci mai visti dal vero, a volte. Ci riconosciamo dalla fotina su facebook, ci abbracciamo come fratelli, finiamo per fare le vacanze insieme, perché crediamo nella stessa Persona che un giorno ci ha sfiorato il cuore, e questo i giornalisti non lo possono capire.
E infatti della giornata di Milano hanno scritto solo dello studentello bocconiano (lui non ha attraversato l’Italia prendendosi le ferie o portandosi i bambini ad aspettare al freddo tre ore, lui è stato al caldo, e sappiamo chi lo ha fatto entrare) che è salito sul palco, un palco che non aveva nessun diritto di calcare, ha fatto la scena del poverino a cui si toglie la parola, ha rubato la scena e alla fine – il tempo era poco, il clima si era guastato, il moderatore si era innervosito – ha impedito di parlare a Padre Maurizio, a un uomo che aveva tutto il diritto di parlare, quello che ne aveva più di tutti, perché è da lui che è partito tutto, lui che ci ha messi insieme. Lo studentello con la sua arroganza e il falso vittimismo, facendo una domanda su un tema che non ci interessa (se ho capito bene le terapie riparative, di cui nessuno di noi sa molto), ha impedito di parlare a un uomo vero, che poteva spalmarlo via con una manata, un uomo che stava lì accreditato dalle migliaia di giovani che lo amano e lo seguono. Un leone che si è fatto agnello e si è fatto mitemente togliere il microfono, e quindi si è fatto mille chilometri di treno per parlare forse treo quattro minuti, che ha dimostrato cosa vuol dire essere cristiani. Noi vorremmo dire al ragazzo che lui il suo convegno se lo può pure organizzare dove vuole, vediamo se anche per lui qualcuno attraverserà l’Italia. Lui al suo convegno potrà dire quello che vuole, nessuno di noi lo disturberà né cercherà di salire sul palco, nessuno fingerà di fare la vittima quando invece sta usurpando un palco che non gli appartiene.
Infine vorrei dire che sono tornata a casa con tre dico tre buste di regali. Piadine che sono state prontamente farcite con i deliziosi salumi Gran Brianza (per stemperare la tensione di una giornata piena di emozioni aggiungere una fetta di mortadella), rosari, collanine, libri, cioccolatini, orecchini, sciarpe, trucchi (devo ringraziare sedici persone, piano piano lo farò) e lettere in cui si effonde il cuore come tra amiche di infanzia. Questa vera amicizia, questo vero affetto, per fortuna a volte anche non dimostrato con regali ma con sguardi di vera amicizia, con una stretta di mano, con una lacrima, questi abbracci sorridenti, questi grazie detti e ricevuti col cuore, queste attese di amiche anche malate rimaste fuori, anche con bambini piccoli, anche incinta, amici senza cappotto con le mani congelate, non potranno mai e poi mai neanche lontanamente essere paragonati alle paginate di bugie scritte sui giornali.
Vorrei vedere a quante persone che parlano ai convegni succedono queste cose. E io lo so benissimo che questa amicizia non è perché qualcuno di noi sia migliore degli altri. È che tutti ci aiutiamo a guardare all’Amico vero, che è l’unica garanzia della vera amicizia.
Grazie a tutti, soprattutto a Raffaella Frullone, Benedetta Frigerio, Andrea (ti chiami Andrea, ragazzo con la barba che eri con la Raffa?) che si sono fatti il mazzo per organizzare tutto e poi sono rimasti fuori al freddo, perché finché c’era qualcuno fuori loro non volevano godere di nessun privilegio. Certi questi omofobi sono proprio brutta gente

giovedì 15 gennaio 2015

CHE IO GLI APPARTENGA OGNI GIORNO DI PIU'

La manifestazione di domenica a Parigi.

All'inizio, è stato il sentimento di orrore che mi ha invaso nel rendermi conto di quanto questo massacro è stato odioso e va all'incontro alla nostra libertà di pensare e di esprimersi.

In seguito, ho pensato che la mia esperienza di fede era innanzitutto un'esperienza di pace e di amore del prossimo e subito dopo ho pregato per le vittime e anche per i carnefici. È impressionante, d'altra parte, che la parola della messa di quel giorno sia stata : «Colui che ha dell'odio contro suo fratello e dice di amare Dio è menzognero poiché Dio è amore».

Giovedì mattina, facevo il catechismo ai bambini di terza elementare e, naturalmente, abbiamo evocato l'avvenimento, soprattutto per mostrare che la nostra responsabilità era di chiedere al Padre di essere degli artigiani di pace nelle nostre relazioni di tutti i giorni.

Ammetto anche che sento timore di fronte a una tale violenza. Nonostante ciò la mia ragione mi esorta a pensare che la vita è più forte e che il modo più giusto di continuare la mia giornata è di affermare la vita e il valore prezioso che ha.

Concretamente, oggi ho deciso di vivere una giornata di digiuno, anche perché Maria ci dice che con la preghiera e il digiuno possiamo fermare le guerre. E questa aggressione ci mette in un clima di guerra. Desidero che il nostro paese possa vivere nell'unità e nella pace.

In effetti, ad ogni persona che ho incontrato oggi e che condivideva con me la sua opinione, ho riaffermato che sono innanzitutto il mio sguardo ed il mio cuore che devono cambiare.

Che io appartenga ogni giorno di più a questo Dio che mi ama e ha dato la sua vita per me.

Sophie, Viroflay


Da Tracce

FARE IL CRISTIANESIMO

In questi giorni ho ricevuto questa mail da un amico che vive in Francia e che spesso collabora con CulturaCattolica.it. Sono parole amare, che chiedono un serio esame di coscienza.

«Eh, qua l’atmosfera è davvero pesante.
Purtroppo, al di là dei fatti di cronaca che si commentano da soli, si riscontra una ancor più grave incapacità della gente di giudicare le cose…
Ormai il popolo è talmente sbriciolato culturalmente che mancano le categorie per discutere le questioni in maniera seria…
Dominano l’opinione e il sentimento… appare inesorabile lo sbadiglio generale della ragione… dal quale non può uscire altri che satana…
Per fortuna il destino del mondo non è nelle nostre mani… per fortuna abbiamo dalla nostra Il Signore Gesù Cristo, la Madonna e i Santi che lottano con noi… altrimenti ho l’impressione che davvero il potere potrebbe fare ormai un boccone di tutti noi…
È dura… è dura vedere la Francia ridotta così… 

Io e mia moglie abbiamo passato il Santo Natale dalla sua famiglia in Lorena… le chiese chiuse perché colpite da atti da vandalismo quotidiani, le reliquie nascoste a causa delle frequenti sassate… e stiamo parlando di reliquie di San Nicola (Saint-Nicolas du Port) e del Beato Carlo I d’Austria (basilica di Saint-Epvre, Nancy)… niente da fare… tutto chiuso…
Qui nel sud nella nostra parrocchia la messa… non ci sono commenti… solo teologia della liberazione… roba da festival dell’unità… nelle chiese non ci sono più neanche i confessionali… figuriamoci come ci si può confessare… impossibile…
Le statistiche parlano chiaro… in Francia solo l’1% della popolazione è ancora cattolica… ed è un’adesione che ha rinunciato ad essere spirituale e culturale… è rimasto solo il sentimento…
C’è davvero da pregare tanto…
Che viva Cristo Re! Che viva la Chiesa Cattolica, una luce rimasta nella notte più buia…»

Vengono in mente le profetiche parole di Péguy:
«Questo mondo moderno non è solamente un mondo di cattivo cristianesimo, questo non sarebbe nulla, ma un mondo incristiano, scristianizzato. Ciò che è precisamente il disastro è che le nostre stesse miserie non sono più cristiane. C'era la cattiveria dei tempi anche sotto i Romani. Ma Gesù venne. Egli non perse i suoi anni a gemere ed interpellare la cattiveria dei tempi. Egli taglia corto. In un modo molto semplice. Facendo il cristianesimo. Egli non si mise a incriminare, ad accusare qualcuno. Egli salvò. Non incriminò il mondo. Egli salvò il mondo». [Charles Péguy, Veronique]

E allora, in questo mondo che ha fatto fuori il cristianesimo, c’è una sola prospettiva: «Fare il cristianesimo»! e smettere di pensare che riducendone la portata, addomesticandolo secondo il mondo, potrà rinascere nei cuori.
E non pensiamo che sia la questione della comunione ai divorziati risposati o scaramucce del genere a ridare credibilità e pratica al cristianesimo. Se tanti matrimoni falliscono, chiediamoci se abbiamo «evangelizzato» la famiglia cristiana. Se tanti giovani preferiscono, come dice Isaia il profeta: «spendere denaro per ciò che non è pane, il … guadagno per ciò che non sazia» non sarà per caso che abbiamo rinunciato ad una educazione cristiana seria, per appiattirci sulle convinzioni del mondo?

Vediamo le migliaia di martiri cristiani e non sappiamo che dire: ci sembrano esagerazioni quasi vicine al fanatismo, la scuola diventa luogo di indottrinamento a una concezione disumana della vita e non muoviamo un dito, ascoltiamo – purtroppo anche da alte cariche ecclesiastiche – frasi come «Io non mi identifico con i volti inespressivi di coloro che recitano il rosario davanti alle cliniche dove si praticano gli aborti» e tutto scivola via, come se niente fosse!
Giotto, il battesimo di Gesù

No, bisogna fare il cristianesimo, imparando dai tanti testimoni che il Signore ci dona, imparando da chi sacrifica la vita (penso a Chiara Corbella, tra i tanti) per affermare la vita dei più piccoli. Bisogna fare il cristianesimo ascoltando e seguendo quei maestri che non fuggono davanti al nemico (penso alla grande Asia Bibi, tra le tante). Bisogna ascoltare il grido di coloro che esprimono una nostalgia per una fede che non hanno o che hanno perso (penso a Oriana Fallaci, tra i tanti) che ci ricordano che solo il cristianesimo autentico ci ha donato frutti di verità, bellezza e libertà che sono il patrimonio più prezioso della nostra storia e cultura.


Bisogna fare il cristianesimo col coraggio di andare contro quelle lobby (ricordate quando Papa Francesco parlava delle lobbies massoniche e gay, anche nella Chiesa?) che hanno sì il potere ma, come ricordava nostro Signore, «non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna». (Mt 10, 28).
Saremo pure un «piccolo gregge» ma, come ricordava Papa Benedetto, a volte sono le minoranze creative (e aggiungo: di testimoni) che possono cambiare la storia!

C’È UNA SOLA STRADA E PARTE DA RATISBONA


 Un Papa coraggioso e da troppi irriso, Benedetto XVI, in un discorso “con i rappresentanti della scienza” a Ratisbona indicò all’Islam il modo per sciogliere il nodo proponendo il modello adottato dal cristianesimo. “Non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio, La violenza è in contrasto con la natura di Dio e la natura dell’anima”, dice Ratzinger il 12 settembre 2006 in quel discorso.
Per l’Islam Dio è “assolutamente trascendente” e vive in una condizione di inconoscibilità (da cui la blasfemia nel solo ritrarlo, figuriamoci nell’irriderlo con vignette) che gli permette anche la libertà dell’irrazionalità.
Il Dio cristiano è Logos, è ragione. Benedetto propone all’Islam l’apertura alla ragione, il sapersi far attraversare dalla ragione. Benedetto cita l’Illuminismo. Già proprio l’Illuminismo che tanta gloria ha dato alla Francia e in nome del quale Benedetto e tutti i Papi potevano essere settimanalmente insultati da Charlie Hebdo. Ma il cristianesimo dall’Illuminismo si è fatto attraversare e del rapporto tra ragione e fede ha fatto il suo punto di forza. L’Islam no. Il nodo è qui.
Poi c’è un Islam moderato, composto dalla stragrande maggioranza dei musulmani, che non imbraccia il kalashnikov. Ma che adora Allah, Grande e Inconoscibile, Violento e Vendicativo, e che non vuole o non può assumere una posizione di giudizio.
Se ne esce solo partendo da Ratisbona e arrivando a Istanbul dove un altro Papa, Francesco, ha invitato i leader islamici ad alzare alta la loro voce contro la violenza islamica, non avendo paura di dire che “a causa di un gruppo estremista e fondamentalista, intere comunità, specialmente – ma non solo – i cristiani e gli yazidi, hanno patito e tuttora soffrono violenze disumane a causa della loro identità etnica e religiosa. Sono stati cacciati con la forza dalle loro case, hanno dovuto abbandonare ogni cosa per salvare la propria vita e non rinnegare la fede. La violenza ha colpito anche edifici sacri, monumenti, simboli religiosi e il patrimonio culturale, quasi a voler cancellare ogni traccia, ogni memoria dell’altro”. Francesco lo ha detto chiaro al Presidente degli affari religiosi al Diyanet a Istanbul e lì ai capi islamici ha detto: “In qualità di capi religiosi, abbiamo l’obbligo di denunciare tutte le violazioni della dignità e dei diritti umani. La vita umana, dono di Dio Creatore, possiede un carattere sacro. Pertanto, la violenza che cerca una giustificazione religiosa merita la più forte condanna, perché l’Onnipotente è Dio della vita e della pace. Da tutti coloro che sostengono di adorarlo, il mondo attende che siano uomini e donne di pace, capaci di vivere come fratelli e sorelle, nonostante le differenze etniche, religiose, culturali o ideologiche”.
Così si scioglie il nodo, se i capi religiosi islamici con una forza e un’unità ad oggi non ascoltate proclameranno “la più forte condanna” contro l’irrazionalità della violenza!
Se ne esce partendo da Ratisbona e arrivando a Istanbul, chiedendo all’Islam prima di tutto di aprirsi al confronto con la ragione, abbandonando la pretesa dell’adorazione letterale del Corano. Poi pretendendo, in nome della ragione, la condanna definitiva della violenza da parte di tutti i capi religiosi islamici.
L’Islam uccide, a ogni latitudine: è tempo di andare alla radice di questa violenza e inaridirla, impedirle qualsiasi nutrimento. Anche l’irrisione della religione islamica e la marginalizzazione violenta dei musulmani nelle nostre città sono nutrimento di quella radice. Non cadiamo nella trappola che i fondamentalisti sanno benissimo azionare.
Per il resto, salvaguardiamo la radice della nostra civiltà costruita attorno alla libertà. Riscopriamo questa radice, che è cristiana, senza infingimenti. 
Dall’azione dei cristiani può derivare la costruzione di ponti pacificatori. Dobbiamo esserne consapevoli. Le dodici vittime dell’assalto a Charlie Hebdo risveglino questa nostra consapevolezza.

Da Lacroce quotidiano