LETTERA DEL VESCOVO DI CESENA
DOUGLAS REGATTIERI
AGLI ASSISTENTI SPIRITUALI
DEGLI SCOUT DI CESENA
Carissimi Confratelli presbiteri e diaconi, è la prima volta
che scrivo a voi come Assistenti spirituali nell’Associazione Guide e Scouts
cattolici italiani (AGESCI). Lo faccio
al termine di una vicenda che, dopo l’evento di san Rossore (6-10 agosto 2014)
con la pubblicazione da parte dei 400 alfieri della Carta del Coraggio,ci ha
tutti coinvolti e ha suscitato un acceso dibattito in Diocesi evidenziando
posizioni diverse e spesso contrapposte. Desidero, in questa sede, dire la
mia parola definitiva sulla vicenda e, tramite voi, rivolgerla ai nostri Capi.
Ho ritenuto opportuno scegliere di rivolgermi a voi, perché in quanto
presbiteri e diaconi condividete con me e, in qualche misura, anche insieme ai
Capi dell’Associazione, la passione per il Signore, per il Vangelo e per la
Chiesa e desiderate trasmettere ai tanti bambini, ragazzi e giovani
dell’Associazione, con la parola, con i gesti e con la vostra presenza, la
bellezza della fede e al tempo stesso essere guide sicure per il loro cammino
spirituale. (…)
La
Carta del Coraggio contiene alcune dichiarazioni ed esprime alcuni desideri e
auspici che non possiamo accettare.
Non
possiamo accettare, per esempio che la famiglia sia intesa come “qualunque
nucleo di rapporti basati sull’amore e sul rispetto”; che a proposito di
“omosessualità, divorzio, convivenza” la Chiesa accolga e non solo tolleri
“qualsiasi scelta di vita guidata dall’amore”.
Quando nella Carta si invita la Chiesa “a
prendere una posizione chiara” circa questi temi, oppure quando si chiede ai
Vescovi di “avere fiducia nella coscienza delle persone … specialmente in
ambiti in cui adottano delle posizioni che si discostano dal sentire comune,
quali la sessualità, il valore della vita e il ruolo delle donne nella Chiesa”,
si dimostra una non conoscenza del Magistero di questi ultimi decenni.
Sono consapevole che tali
dichiarazioni e desideri sono effettivamente quello che alcuni giovani Scouts
sentono in cuore loro e si portano dentro. Ritengo, inoltre, che come loro,
purtroppo, la pensino così anche altri giovani appartenenti ad altre
Associazioni cattoliche. In questo senso il documento è una ‘fotografia’ dei
nostri giovani.
Riconosciamo, per amore del
vero, che non tutto il mondo giovanile la pensa così; ciò nonostante abbiamo il
dovere di vigliare, di correggere, di
indirizzare e di richiamare: fa parte del nostro dovere di pastori e di
assistenti ecclesiastici.
E’ evidente che i punti critici
della Carta sollecitano un rinnovato
impegno da parte nostra nell’educare alla vita buona del vangelo, alla fede,
alla vita cristiana nel suo insieme. Questo non significa accettare e
approvare in toto quanto è scritto nella Carta. Piuttosto essa deve costituire
uno stimolo, un’occasione e, per certi aspetti, anche uno strumento di lavoro.
Quante volte, infatti, nei nostri incontri, a scuola, nella catechesi, nei
dialoghi si parte da un fatto negativo, da un evento distorto, da un male per
annunciare e proporre un bene, per indicare la strada giusta! (…)
DAL
CORRIERE CESENATE
PER LA CARTA DEL CORAGGIO LEGGI QUI
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