Di Mario Adinolfi
I fatti: il 17 gennaio alle ore 15 parteciperò con i miei
amici Costanza Miriano,
padre Maurizio Botta dei Cinque Passi, Marco
Scicchitano a una versione
milanese del nostro noto format "contro i falsi miti di progresso"
che abbiamo già replicato quattro volte a Roma.
E' un ragionamento a più voci di quattro
amici provenienti da esperienze molto diverse, accomunati dall'idea che si
debbano individuare e difendere i soggetti più deboli, si debba sostenere la
cultura della vita, si debba una particolare attenzione ai bambini che hanno
diritto a una mamma e a un papà, si debba evitare la trasformazione delle
persone in cose perché è un attimo a ritrovarsi dalla compravendita di esseri
umani (utero in affitto) all'eliminazione dei prodotti fallati, deteriorati,
indesiderati (aborto, eugenetica, eutanasia). Questo andiamo dicendo da mesi,
questo diremo a Milano e poiché l'iniziativa si tiene nel palazzo di Regione
Lombardia, chiuderà il padrone di casa Roberto Maroni per il ruolo
istituzionale che ricopre e saremo coordinati dal direttore di Tempi, Luigi
Amicone.
Il quotidiano La Repubblica oggi presenta il nostro
convegno milanese con il titolo: "I gay vanno curati", anche Maroni
partecipa al convegno omofobo. Ora, poiché sono disponibili i video delle
nostre precedenti presentazioni, poiché siamo tutti personaggi pubblici, poiché
siamo setacciati in quel che scriviamo anche nelle virgole, o a Repubblica
trovano una frase, una sola, in cui noi quattro affermiamo che "i gay
vanno curati", oppure ammettono di aver scritto una intollerabile menzogna
e domani pubblicano una rettifica.
L'articolo
è scritto senza chiedere a noi alcun parere, in compenso vengono fatte
sbandierare subito le mobilitazioni di Arcigay, Sel, lista Tsipras e giovani
del Pd che ci accusano di "deriva oscurantista" e "spirito
medievale". Ovviamente viene annunciato un picchetto di stampo fascista
per impedirci di tenere il convegno e sui social network si possono leggere i
propositi di blogger in cerca di visibilità come Matteo Bordone che propone
"fischi e letture di autori gay, come sentinelle di merda" da
sovrapporre alle nostra parole fino ai più banali "sputi su Adinolfi e la
Miriano" e agli insulti pesanti di varia natura del "popolo del
web".
Dal punto di vista giornalistico il meccanismo
mistificatore e violento con cui si cerca di preparare ad arte con due
settimane di anticipo un clima più che ostile per ragioni misere meramente
politiche non va neanche sottolineato, tanto è evidente. E forse oggi diventa
più chiaro perché dal 13 gennaio andremo in edicola con La Croce -
Quotidiano e vi
chiederemo di averlo come primo giornale, abbandonando la lettura di questi
fogli di propaganda del pensiero unico.
Dal punto di vista intellettuale io rivendico il diritto
ad affermare la mia contrarietà all'introduzione del matrimonio omosessuale
nell'ordinamento giuridico italiano con le motivazioni che andrò ad esporre il
17 gennaio a Milano. Rivendico la mia libertà di opinione e parola, rifiutando
la definizione di "omofobo" che considero un insulto alla mia storia
di persona di sinistra che si è sempre battuta contro ogni discriminazione,
avendone subite e non poche. Questa mia rivendicazione personale è la
rivendicazione di centinaia di migliaia, di milioni di persone. Se ne abbia
rispetto, non si tenti la strada dell'intimidazione, perché le nostre ragioni
sono forti quanto la debolezza dei soggetti di cui vogliamo difendere i
diritti: i bambini. Perché non esiste il diritto degli adulti ad avere un
figlio. Esiste invece il diritto del figlio ad avere una mamma e un papà.
Questo
ripeteremo. Riteniamo di avere il diritto di farlo. Vi aspettiamo a Milano il
17 gennaio alle 15.
LEGGI
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