Cosa fece don Giussani quando ci fu l’attacco
all’America nel 2001?
Dal libro di Savorana su Don Giussani, pagine 1089
e 1090, alcuni passaggi:
“Appena appresa la notizia – a Milano è il
primo pomeriggio – Giussani telefona a Jonathan Fields, responsabile della
comunità di CL a New York. La prima cosa che gli chiede è di pregare San
Giuseppe per la Chiesa universale e per questi terribili eventi.
Mentre
Giussani parla, Fields trascrive come può le sue parole, quindi le trasmette
immediatamente a tutti gli amici del movimento sparso per l’America. Sono frasi
spezzate, accenni di pensieri che tuttavia lasciano intendere la preoccupazione
che ha mosso Giussani a telefonare subito. “Noi dobbiamo tener saldo il
nostro giudizio e paragonare tutto con quello che ci è successo, in questo momento
grave e grande… Dobbiamo ripetere questo giudizio prima di tutto a noi stessi.
Questo momento è almeno grave quanto la distruzione di Gerusalemme. E’
totalmente dentro il Mistero di Dio… Tutto è segno…Preghiamo la
Madonna…L’ultima definizione della realtà è che essa è positiva e la
misericordia di Dio è la più grande parola. Questo è certo, occorre rimanere
saldi nella speranza. Grazie a ognuno, uno a uno, per essere là”.Spedendo
la trascrizione della telefonata ricevuta dall’Italia, Fields invita gli amici:
“Per favore, fate di tutto per trovarvi insieme per la messa o il Rosario”. […]
Giussani
invia un telegramma al presidente americano George W. Bush: tutti i membri del
movimento cattolico di Comunione e Liberazione, scrive, “sono vicini a Lei
in un momento così doloroso per tutta la Nazione – e quindi per tutti gli
uomini – per i tragici fatti di New York e di Washington DC, terribile affronto
alla dignità dell’uomo”. Nel messaggio a Bush, Giussani riprende le
parole del Pontefice e implora Dio “per la Sua persona e per il Suo
popolo affinchè insieme possiate raggiungere quella giustizia pacificante di
cui avete sete e di cui tutto il mondo ha bisogno, dato il compito storico che
gli Stati Uniti d’America hanno nei confronti di tutti”.
Il giudizio sul mondo, il paragone con tutto, la
passione per tutto. Il nostro giudizio pubblico sul mondo, il nostro
paragone con tutto, la nostra passione per tutto. Nostra perchè era mia, mia
perchè era nostra. Questa era CL. E arrivava fino a mandare un telegramma a Bush,
perché noi avevamo da dire qualcosa di importante a Bush, e ne eravamo
consapevoli. Gli dicevamo che pregavamo per lui e per il suo popolo. E al tempo
stesso riconoscevamo il compito storico degli Usa: un giudizio storico, e
politico, e culturale.
Oggi non siamo stati capaci di giudicare
quel che è successo a Parigi. Che differenza con la consapevolezza e i giudizi
del 2001! I giudizi, in CL, entravano nel merito, restando nei fatti e
superando sempre gli schieramenti. Questa era CL, nel settembre 2001. E adesso,
dov’è? Non lo so. So solo che adesso è talmente scontato che non si giudica più
insieme quel che succede, che non ci aspettiamo più neanche che CL abbia una
posizione, un giudizio su tutto. Beato te che non sai per chi votare, disse
qualche mese fa Simoncini a Cesena.
Sbagliavamo allora? O forse c’è un
problema più profondo che prima o poi dovremo affrontare?
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