giovedì 15 gennaio 2015

QUANDO LA “COMPAGNIA” ERA CATTOLICA

La rivista francese della Compagnia rilancia «per solidarietà» i disegni anticattolici blasfemi del settimanale.   «Segno di forza» per i gesuiti francesi.
Segno di confusione mentale e subalternità culturale secondo noi. 
Per questo noi non siamo Charlie.
IL CROCEVIA

La protesta di padre Jean-François Thomas S. J.

«Non mi faccio illusioni sugli effetti che avrà questa mia protesta ma desidero comunque avanzarla, sapendo che un buon numero di gesuiti della mia comunità prova le stessa cose anche se non può o non osa esprimersi». Comincia così la lettera di protesta che padre Jean-François Thomas, gesuita francese, ha inviato all’autorità competente della Compagnia per protestare contro la rivista dei gesuiti Études.

«SCHIODATEMI». Questa infatti, per dimostrarsi vicina alle vittime dell’attentato contro la redazione di Charlie Hebdo, ha deciso di «ripubblicare qualche caricatura [del settimanale satirico] che riguarda il cattolicesimo» per esprimere «solidarietà ai nostri fratelli assassinati e alle altre vittime». Una delle quattro vignette ripubblicate mostra Gesù che chiede di essere «schiodato» per partecipare al conclave, in un’altra appare Benedetto XVI in versione gay che esclama «finalmente libero» dopo aver rinunciato al soglio papale. La rivista dei gesuiti francesi però non ha avuto il coraggio di pubblicare quella più celebre, con le tre persone della Trinità intente a sodomizzarsi a vicenda.

«LIBERTÀ DI BLASFEMIA?». «Noi non condividiamo, spero, nessuno dei “valori” ordinari di questo settimanale», scrive padre Thomas, secondo il quale «l’orrore dell’attentato non può» far dimenticare che «la libertà di espressione non è la libertà di offendere giorno dopo giorno i credenti e di commettere blasfemia contro Dio stesso». Il gesuita precisa che «non c’è alcun bisogno di una legge contro la blasfemia», basterebbero «buon senso, buon gusto e rispetto». E se «l’umorismo, anche sgradevole, può far ridere», la volgarità «eretta ad assoluto fa piangere e non fa che attirare ancora più odio».

LA COMPAGNIA NON È CHARLIE HEBDO. L’ultimo numero di Charlie Hebdo ne diceva di tutti i colori su Dio, Maria e la nascita di Gesù. Si può discutere sul diritto del settimanale di pubblicare blasfemie, «ma che una rivista della Compagnia lo faccia è scandaloso. La peggiore è quella su Benedetto XVI perché è quasi diffamatoria. Quanto alla violazione del dramma della Crocifissione, è spregevole. 

Non credevo che certi gesuiti potessero ridere di un soggetto del genere. Io personalmente piango ogni giorno a causa del mio peccato e di tutte le sofferenze vissute sulla carne da tanti cristiani perseguitati, molto meno difesi dalla redazione di Études, periodico che era una grande rivista quando la Compagnia aveva ancora il senso profondo di cosa vuol dire "cattolico"».
Gennaio 13, 2015 Redazione di Tempi



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