venerdì 24 febbraio 2017

DOPO BENEDETTOXVI RIFIUTATO, FRANCESCO E’ ACCOLTO CON ENTUSIASMO IN UN ATENEO ROMANO

DOPO BENEDETTOXVI RIFIUTATO, FRANCESCO E’ ACCOLTO CON ENTUSIASMO IN UN ATENEO ROMANO

Come qualcuno ricorderà, nel gennaio 2008 papa Benedetto XVI venne invitato a tenere un discorso all’Università La Sapienza di Roma. La visita, prevista per il giorno 17, fu però annullata due giorni prima.



Ora, il fatto che un altro papa, Francesco, sia stato invitato da un altro ateneo romano, l’Università Roma Tre, e non solo abbia potuto intervenire ma sia stato accolto con grande simpatia ed entusiasmo,  non può che far piacere a tutte le persone che amano il confronto libero delle idee.

Resta però un certo retrogusto amaro se si pensa che Francesco, rispondendo alle domande di alcuni studenti, non ha toccato nemmeno uno dei grandi temi riguardanti la verità e il rapporto tra ragione e fede. Francesco in effetti, più che da papa, più che da vescovo, più che da religioso, ha scelto di parlare da sociologo e da economista. Ha affrontato le questioni legate alla disoccupazione giovanile, alle migrazioni, alla globalizzazione. Ha chiesto, anche con accenti accorati, di cercare l’unità salvaguardando le differenze e non l’uniformità. Questioni importanti, sia chiaro. Ma colpisce il fatto che mai una volta ha nominato Dio o la fede.

È pur vero che nel testo scritto e poi non letto, perché il papa ha preferito rispondere ai giovani improvvisando, c’è un passaggio molto bello, nel quale Bergoglio con umiltà ma anche con efficacia dice così: 

«Mi professo cristiano e la trascendenza alla quale mi apro e guardo ha un nome: Gesù. Sono convinto che il suo Vangelo è una forza di vero rinnovamento personale e sociale. Parlando così non vi propongo illusioni o teorie filosofiche o ideologiche, neppure voglio fare proselitismo. Vi parlo di una Persona che mi è venuta incontro, quando avevo più o meno la vostra età, mi ha aperto orizzonti e mi ha cambiato la vita». 

Altrettanto vero è che il discorso scritto, sebbene non pronunciato, resta agli atti. Tuttavia, nel confronto diretto con gli studenti, e di conseguenza in tutte le cronache della giornata, i riferimenti alla trascendenza e alla fede in Gesù sono spariti.

Sarebbe folle pensare che il papa si sia autocensurato. Sicuramente, scegliendo di mettere da parte il discorso preparato a tavolino, ha semplicemente voluto farsi più vicino ai giovani e dimostrare meglio, con maggiore intensità emotiva, la sua partecipazione ai loro problemi, alle loro preoccupazioni. D’altra parte sono convinto che docenti e studenti di Roma Tre lo avrebbero applaudito anche nel caso in cui Francesco avesse fatto riferimento all’esperienza religiosa.

Tuttavia, osservando gli elogi e la simpatia riservati a Francesco e ripensando al divieto posto a Benedetto XVI nel 2008, è difficile sottrarsi all’impressione che l’uomo di fede, perfino quando è il papa in persona, sia oggi più apprezzato nel dibattito pubblico quando non affronta la questione di Dio e della verità. Quando, cioè, non è troppo papa e non troppo cattolico.


fonte: http://www.aldomariavalli.it/
20 febbraio 2017

Valli, cresciuto seguendo la sequela di GPII, devoto al card. Martini e biografo del card. Tettamanzi, è tutto fuorché un integralista tradizionalista. 
Da alcuni mesi si pone domande sull'attuale pontificato, sempre nel rispetto ortodosso all'autorità ecclesiale.
Ha espresso perplessità sul documento papale sulla famiglia, in concomitanza dei dubia e sulla partecipazione dei mussulmani alle messe dopo l'assassinio del prete francese.
Anche in questo post, con la sua proverbiale prudenza e obbedienza al papa, usa gli stessi argomenti che invece sono occasione dei virulenti attacchi di Socci. Ritengo questa la posizione giusta


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