Aizvasowski: il chaos o La Creazione (1835) |
È un'asserzione, questa, che è
frequentemente associata – anche nella predicazione di Jorge Mario Bergoglio –
ai pasti che Gesù consumava con i peccatori.Ma è anche un'asserzione che è stata
messa a nudo e criticata a fondo da Benedetto XVI.
Basta porre a confronto i testi dell'uno
e dell'altro papa per verificare quanto siano tra loro in contrasto.
*
In papa Francesco l'associazione tra
l'Eucaristia e i pasti di Gesù con i peccatori è postulata in forma allusiva e
con lo studiato ausilio di note a piè di pagina:
In "Amoris
laetitia" il passaggio chiave è nel paragrafo 305:
"A causa dei condizionamenti o dei
fattori attenuanti, è possibile che, entro una situazione oggettiva di peccato
– che non sia soggettivamente colpevole o che non lo sia in modo pieno – si
possa vivere in grazia di Dio, si possa amare, e si possa anche crescere nella
vita di grazia e di carità, ricevendo a tale scopo l’aiuto della Chiesa".
Al quale è agganciata
la nota 351:
"In certi casi, potrebbe essere
anche l’aiuto dei Sacramenti. Per questo, 'ai sacerdoti ricordo che il
confessionale non dev’essere una sala di tortura bensì il luogo della
misericordia del Signore' (Esort. ap. Evangelii gaudium [24 novembre 2013], 44:
AAS 105 [2013], 1038). Ugualmente segnalo che l’Eucaristia 'non è un premio per
i perfetti, ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli' (ibid., 47:
1039)".
Se poi si risale a "Evangelii
gaudium", ecco che cosa si legge nel paragrafo 47:
"Tutti possono partecipare in
qualche modo alla vita ecclesiale, tutti possono far parte della comunità, e
nemmeno le porte dei Sacramenti si dovrebbero chiudere per una ragione
qualsiasi. […] L’Eucaristia, sebbene costituisca la pienezza della vita
sacramentale, non è un premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un
alimento per i deboli".
Anche qui con un rimando a una nota, la
51:
"Cfr Sant’Ambrogio, De Sacramentis,
IV, vi, 28: PL 16, 464: 'Devo riceverlo sempre, perché sempre perdoni i miei
peccati. Se pecco continuamente, devo avere sempre un rimedio'; ibid., IV, v,
24: PL 16, 463: 'Colui che mangiò la manna, morì; colui che mangia di questo
corpo, otterrà il perdono dei suoi peccati'; San Cirillo di Alessandria, In
Joh. Evang. IV, 2: PG 73, 584-585: 'Mi sono esaminato e mi sono riconosciuto
indegno. A coloro che parlano così dico: e quando sarete degni? Quando vi
presenterete allora davanti a Cristo? E se i vostri peccati vi impediscono di
avvicinarvi e se non smettete mai di cadere – chi conosce i suoi delitti?, dice
il salmo – voi rimarrete senza prender parte della santificazione che vivifica
per l’eternità?'".
*
In Joseph Ratzinger
teologo e papa, invece, ci troviamo in presenza di un'argomentazione serrata,
mirata a provare l'insostenibilità dell'associazione tra l'Eucaristia e i pasti
di Gesù con i peccatori, con le conseguenze che ne derivano.
Caravaggio : Volto di Cristo (Chiamata di San Matteo) |
Ecco come egli
sviluppa tale argomentazione nelle pagine 422-424
del volume XI dei suoi Opera Omnia, "Teologia
della Liturgia", pubblicato nel 2008 a cura dell'attuale prefetto
della congregazione per la dottrina della fede, cardinale Gerhard L. Müller:
"La tesi secondo cui l'Eucaristia
apostolica si ricollega alla quotidiana comunità conviviale di Gesù con i suoi
discepoli […] viene in ampi circoli radicalizzata nel senso che […[ si fa
derivare l'Eucaristia più o meno esclusivamente dai pasti che Gesù consumava
con i peccatori.
"In tali
posizioni si fa coincidere l'Eucaristia secondo l'intenzione di Gesù con una
dottrina della giustificazione rigidamente luterana, come dottrina della grazia
concessa al peccatore. Se infine i pasti con i peccatori vengono ammessi come
unico elemento sicuro della tradizione del Gesù storico, si ha per risultato
una riduzione dell'intera cristologia e teologia su questo punto.
"Ma da ciò segue poi un'idea
dell'Eucaristia che non ha più nulla in comune con la tradizione della Chiesa
primitiva. Mentre Paolo
definisce l'accostarsi all'Eucaristia in stato di peccato come un mangiare e
bere "la propria condanna" (cf. 1 Cor 11, 29) e protegge l'Eucaristia
dall'abuso mediante l'anatema (cf. 1 Cor 16, 22), appare qui addirittura come
essenza dell'Eucaristia che essa venga offerta a tutti senza alcuna distinzione
e condizione preliminare.
Essa viene
interpretata come il segno della grazia incondizionata di Dio, che come tale
viene offerta immediatamente anche ai peccatori, anzi, anche ai non credenti,
una posizione che, comunque, ha ormai ben poco in comune anche con la
concezione che Lutero aveva dell'Eucaristia.
"Il contrasto con
l'intera tradizione eucaristica neotestamentaria in cui cade la tesi
radicalizzata ne confuta il punto di partenza: l'Eucaristia cristiana non è
stata compresa partendo dai pasti che Gesù ebbe con i peccatori. […] Un indizio
contro la derivazione dell'Eucaristia dai pasti con i peccatori è il suo
carattere chiuso, che in questo segue il rituale pasquale: come la cena
pasquale viene celebrata nella comunità domestica rigorosamente circoscritta,
così esistevano anche per l'Eucaristia fin dall'inizio condizioni d'accesso ben
stabilite; essa veniva celebrata fin dall'inizio, per così dire, nella comunità
domestica di Gesù Cristo, e in questo modo ha costruito la 'Chiesa'".
*
È evidente che da questa argomentazione
di Ratzinger deriva il divieto della comunione ai divorziati risposati, e non
solo ad essi: divieto che ha trovato chiara espressione nel suo magistero da
papa, come già nel magistero dei suoi predecessori.
Così come non sorprende che dalle
asserzioni allusive di papa Francesco derivino interpretazioni favorevoli alla
comunione ai divorziati risposati: interpretazioni da lui stesso non solo
consentite, ma esplicitamente approvate.
Il contrasto c'è. E a giudicare dagli
argomenti di Ratzinger non è solo pratico, "pastorale", ma tocca i
pilastri della fede cristiana.
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