martedì 14 febbraio 2017

JOHN HENRY NEWMAN: LA COSCIENZA E LA VERITÀ


È in atto una lotta plurisecolare fra la Chiesa Cattolica e il soggettivismo, che cerca di stabilire il primato del giudizio privato come  norma efficace per tutta la vita cristiana. L'attacco del soggettivismo al Vangelo è radicato non solo nella "interpretazione privata" che la Riforma fa della Scrittura, ma nel successivo individualismo e relativismo che ha caratterizzato l'Occidente moderno e post-moderno. E’ lo stesso errore al quale il cardinale Newman si oppose nel 19° secolo.

Su questo tema ecco un intervento di Hermann Geissler, direttore del Centro internazionale Amici di Newman

La riduzione dell’uomo alla sua soggettività non lo rende libero, ma schiavo dell’opinione pubblica.

Chi parifica la coscienza con la convinzione superficiale la identifica con una sicurezza solo apparentemente razionale, tessuta in realtà di presunzione, conformismo e pigrizia; la degrada non raramente a meccanismo di assoluzione e ignora che essa rappresenta la trasparenza del soggetto al Divino.

La riduzione della coscienza a certezza soggettiva è allo stesso tempo «sottrazione della verità», lasciando la persona sola in mezzo a «un deserto senza strade».

Quasi 150 anni fa, John Henry Newman aveva già denunciato questa interpretazione soggettivistica e immanentistica della coscienza, scrivendo nella sua famosa Lettera al Duca di Norfolk (1874):

«Quando gli uomini si appellano ai diritti della coscienza, non intendono assolutamente i diritti del Creatore, né il dovere che, tanto nel pensiero come nell’azione, la creatura ha verso di Lui. Essi intendono il diritto di pensare, parlare, scrivere e agire secondo il proprio giudizio e il proprio umore senza darsi alcun pensiero di Dio…
La coscienza ha diritti perché ha doveri; ma al giorno d’oggi, per una buona parte della gente, il diritto e la libertà di coscienza consistono proprio nello sbarazzarsi della coscienza, nell’ignorare il Legislatore e Giudice, nell’essere indipendente da obblighi che non si vedono. Consiste nella libertà di abbracciare o meno una religione…
La coscienza è una severa consigliera, ma in questo secolo è stata rimpiazzata da una contraffazione, di cui i diciotto secoli passati non avevano mai sentito parlare o dalla quale, se ne avessero sentito, non si sarebbero mai lasciati ingannare: è il diritto ad agire a proprio piacimento».

Queste parole rivestono tuttora un’attualità sorprendente: oggi la coscienza è spesso confusa con l’opinione personale, il sentimento soggettivo, il proprio piacimento.
Per molti non significa più la responsabilità della creatura nei confronti del Creatore, ma la totale indipendenza, l’assoluta autonomia, la pura soggettività.
Il santuario della coscienza è stato “desacralizzato”. La responsabilità nei confronti del Creatore è stata bandita dalla coscienza.

Le conseguenze di questa visione deformata della coscienza ci stanno davanti agli occhi: emancipandosi dalla responsabilità nei confronti del Creatore, infatti, l’uomo tende a segregarsi anche dal prossimo. 
Vive nel piccolo mondo del proprio io, spesso senza prendersi cura dell’altro, senza interessarsi dell’altro, senza sentirsi corresponsabile per l’altro. 

Il puro individualismo e la ricerca illimitata del piacere e del potere oscurano il mondo e rendono sempre più difficile la convivenza pacifica tra gli uomini. Pur vedendo in modo realistico tutte queste sfide, non dobbiamo tuttavia cedere alla tentazione del pessimismo. Le intuizioni di John Henry Newman, infatti, possono aiutarci a trovare delle risposte adeguate. (...) 

(tratto da TEMPI)

Leggi anche Card. Ratzinger 1990
http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19900428_ratzinger-newman_it.html

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