È in atto una lotta plurisecolare fra la Chiesa
Cattolica e il soggettivismo, che cerca di stabilire il primato del giudizio
privato come norma efficace per tutta la
vita cristiana. L'attacco del soggettivismo al Vangelo è
radicato non solo nella "interpretazione privata" che la Riforma fa della
Scrittura, ma nel successivo individualismo e relativismo che ha caratterizzato
l'Occidente moderno e post-moderno. E’ lo stesso errore al quale il cardinale
Newman si oppose nel 19° secolo.
Su questo
tema ecco un intervento di Hermann Geissler, direttore del Centro internazionale
Amici di Newman
La riduzione
dell’uomo alla sua soggettività non lo rende libero, ma schiavo dell’opinione
pubblica.
Chi parifica
la coscienza con la convinzione superficiale la identifica con una sicurezza
solo apparentemente razionale, tessuta in realtà di presunzione, conformismo e
pigrizia; la degrada non raramente a meccanismo di assoluzione e ignora che
essa rappresenta la trasparenza del soggetto al Divino.
La riduzione della
coscienza a certezza soggettiva è allo stesso tempo «sottrazione della verità»,
lasciando la persona sola in mezzo a «un deserto senza strade».
Quasi 150 anni
fa, John Henry Newman aveva già denunciato questa interpretazione
soggettivistica e immanentistica della coscienza, scrivendo nella sua famosa Lettera al Duca di Norfolk (1874):
«Quando gli
uomini si appellano ai diritti della coscienza, non intendono assolutamente i
diritti del Creatore, né il dovere che, tanto nel pensiero come nell’azione, la
creatura ha verso di Lui. Essi intendono il diritto di pensare, parlare,
scrivere e agire secondo il proprio giudizio e il proprio umore senza darsi
alcun pensiero di Dio…
La coscienza
ha diritti perché ha doveri; ma al giorno d’oggi, per una buona parte della
gente, il diritto e la libertà di coscienza consistono proprio nello
sbarazzarsi della coscienza, nell’ignorare il Legislatore e Giudice,
nell’essere indipendente da obblighi che non si vedono. Consiste nella libertà
di abbracciare o meno una religione…
La coscienza è
una severa consigliera, ma in questo secolo è stata rimpiazzata da una
contraffazione, di cui i diciotto secoli passati non avevano mai sentito
parlare o dalla quale, se ne avessero sentito, non si sarebbero mai lasciati
ingannare: è il diritto ad agire a proprio piacimento».
Queste parole
rivestono tuttora un’attualità sorprendente: oggi la coscienza è spesso confusa
con l’opinione personale, il sentimento soggettivo, il proprio piacimento.
Per molti non
significa più la responsabilità della creatura nei confronti del Creatore, ma
la totale indipendenza, l’assoluta autonomia, la pura soggettività.
Il santuario
della coscienza è stato “desacralizzato”. La responsabilità nei confronti del
Creatore è stata bandita dalla coscienza.
Le conseguenze
di questa visione deformata della coscienza ci stanno davanti agli occhi:
emancipandosi dalla responsabilità nei confronti del Creatore, infatti, l’uomo
tende a segregarsi anche dal prossimo.
Vive nel piccolo mondo del proprio io,
spesso senza prendersi cura dell’altro, senza interessarsi dell’altro, senza
sentirsi corresponsabile per l’altro.
Il puro individualismo e la ricerca
illimitata del piacere e del potere oscurano il mondo e rendono sempre più
difficile la convivenza pacifica tra gli uomini. Pur vedendo in modo realistico
tutte queste sfide, non dobbiamo tuttavia cedere alla tentazione del pessimismo.
Le intuizioni di John Henry Newman, infatti, possono aiutarci a trovare delle
risposte adeguate. (...)
(tratto da TEMPI)
Leggi anche Card. Ratzinger 1990
http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19900428_ratzinger-newman_it.html
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