lunedì 20 febbraio 2017

FEDE CATTOLICA NEL SACRAMENTO E COMUNIONE CON I PROTESTANTI.



Chi frequenta la “blogsfera ecclesiastica” avrà notato che negli ultimi giorni si è tornati a parlare del tema dell'intercomunione, cioè della possibilità che anche i protestanti prendano parte alla comunione eucaristica. Nel novembre di due anni fa, papa Francesco durante la sua visita alla comunità luterana di Roma, a una signora luterana sposata con un cattolico che gli chiedeva se poteva fare la comunione insieme con il marito,  rispose con le parole che si possono trovare qui: http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2015/11/16/si-no-non-so-fate-voi-le-linee-guida-del-papa-allintercomunione-con-i-luterani/.
Joos van Wassenhove, 1473, Urbino
Prego i miei meno che venticinque lettori di non formalizzarsi se rinvio ad un sito notoriamente critico nei confronti di papa Francesco: prescindano pure, se vogliono, dai commenti di Magister, ma leggano con attenzione le parole pronunciate dal papa, che sono integralmente riportate dalla trascrizione ufficiale. Per quanto ne so e per quel poco che ne capisco, a me sembrano le più “problematiche” tra tutte quelle che Francesco ha detto finora nel corso del suo pontificato.
Qualche giorno fa, il cardinale Kasper, che oggi conta parecchio nella chiesa, in un'intervista televisiva ha risposto così alla stessa domanda: «Sì, la comunione comune in certi casi penso di sì. Se [due coniugi, uno cattolico e uno protestante] condividono la stessa fede eucaristica – questo è il presupposto – e se sono disposti interiormente, possono decidere nella loro coscienza di fare la comunione. E questa è anche la posizione, penso, del papa attuale, perché c'è un processo di venire insieme; e una coppia, una famiglia, non si può dividere davanti all'altare».
Stupisce che né il papa, né il cardinale Kasper (e nemmeno, a dire il vero, molti di quelli che si sono stracciate le vesti alle loro parole, qui nella blogsfera) abbiano sentito il bisogno di riferirsi innanzitutto al Catechismo della Chiesa Cattolica (ma serve ancora? Anzi: è ancora in vigore?), dove la risposta c'è già. Ed è – questa è la notizia, praticamente uno scoop, visto lo scarso conto che si tiene di quello strumento – affermativa. Ma a certe condizioni. (Dio e il diavolo, come si dice, stanno entrambi nei particolari).
Leggiamolo, allora, questo benedetto catechismo che, per chi ama ancora la chiarezza delle idee e delle parole che le esprimono, è una goduria per quanto è scritto bene.
«1400. Le comunità ecclesiali sorte dalla Riforma, separate dalla Chiesa cattolica, “specialmente per la mancanza del sacramento dell'Ordine, non hanno conservata la genuina ed integra sostanza del Mistero eucaristico” [Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 22]. Per questo motivo, non è possibile, per la Chiesa cattolica, l'intercomunione eucaristica con queste comunità. Tuttavia, queste comunità ecclesiali “mentre nella santa Cena fanno memoria della morte e della Risurrezione del Signore, professano che nella Comunione di Cristo è significata la vita e aspettano la sua venuta gloriosa” [Conc. Ecum. Vat. II, Unitatis redintegratio, 22]».
«1401. In presenza di una grave necessità, a giudizio dell'Ordinario, i ministri cattolici possono amministrare i sacramenti (Eucaristia, Penitenza, Unzione degli infermi) agli altri cristiani che non sono in piena comunione con la Chiesa cattolica, purché li chiedano spontaneamente: è necessario in questi casi che essi manifestino la fede cattolica a riguardo di questi sacramenti e che si trovino nelle disposizioni richieste [Cf Codice di Diritto Canonico, 844, 4]».
Essendo scritto bene, si capisce bene che cosa vuole dire: la chiesa cattolica i sacramenti non li tiene per sé, ma proprio perché non sono di sua proprietà bensì li amministra in nome di Cristo, nel metterli a disposizione di tutti i cristiani non può fare quel che le pare e piace ma è tenuta ad averne la cura che è richiesta quando si custodisce un tesoro che non ci appartiene.
Certo che un protestante può fare la comunione (e può confessarsi! ma di questo, curiosamente, non si parla mai), però a certe condizioni,  molto  chiare e ragionevoli: a) in presenza di una grave necessità; b) non per decisione individuale ed autonoma, ma a giudizio dell'autorità della chiesa; c) professando la fede cattolica riguardo ai sacramenti; d) essendo nelle disposizioni ordinariamente richieste anche ai cattolici per ricevere legittimamente la comunione eucaristica.
Perché quel che dice il catechismo (che è del 1992, mica del medioevo) oggi sembra non andare più bene? Dove sta  il problema? Sta in quel «professare la fede cattolica nei sacramenti». Ma non è un problema dei protestanti.

È un problema dei cattolici.

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