IL FALLIMENTO DEL MULTICULTURALISMO
E LA COMPLICITA' DEI MEDIA
L’OCCIDENTALE
23 Febbraio 2017
In questi giorni provate a digitare su
Google la parola "Svezia", in italiano o in inglese, il
risultato non cambierà. Il misterioso algoritmo del gigante di Mountain View vi
rimanderà, immediatamente, alla fantomatica gaffe di Donald Trump che,
durante il comizio di sabato scorso in Florida, avrebbe citato un presunto
attentato in Svezia. In realtà il Don aveva fatto semplicemente riferimento
alla mancanza di sicurezza in quel Paese, considerazione che ha fatto presto,
però, a tradursi in una sorta di profezia.
E' così che i sorrisini di scherno dei giornaloni hanno lasciato spazio, in
men che non si dica, al silenzio della stessa stampa che ha preferito non
riportare quanto accaduto la notte tra lunedì e martedì a Rinkeby, sobborgo di
Stoccolma ad alta densità d'immigrati.
Il sobborgo, infatti, è stato devastato
dalla furia cieca degli stessi immigrati: aggressioni alla
polizia, negozi saccheggiati, auto in fiamme. La rivolta, secondo quanto
riporta l'Associated Press, sarebbe scaturita da alcuni arresti nel quartiere
per spaccio di droga. E sempre secondo l'agenzia di stampa, quella di mettere a
ferro e fuoco i sobborghi delle città svedesi è diventata ormai una
consuetudine.
La verità è che il Paese scandinavo
si sta velocemente avvicinando al collasso. Sempre più amministrazioni comunali lanciano l'allarme: se i migranti
continueranno ad arrivare a questo ritmo, le amministrazioni locali non saranno
più in grado di garantire una vita normale ai cittadini. E se l'ondata di
migranti continuerà a crescere, in 10-15 anni, gli svedesi saranno una
minoranza nel loro stesso paese.
Solo nel 2016, la Svezia ha accolto
circa 29mila richiedenti asilo regolarmente registrati. Ma non è il clima - la
temperatura invernale media è di circa -3°C -, né le accoglienti metropoli - il
56% del territorio è coperto da foreste - ad attirare così tanti immigrati,
bensì le celebrate politiche di accoglienza dei Paesi nordici. Per intenderci, in Svezia, se si riceve un
permesso di soggiorno come rifugiato si ha diritto a 33 euro al giorno. Per
non parlare degli assegni che spettano a chi ha figli a carico. L'immigrato medio
in Svezia, dunque, non ha bisogno di cercarsi un lavoro, e non avendo molto da
fare se ne va a zonzo, magari seguendo usi e costumi dei propri paesi di
provenienza, Paesi dove molto spesso rispetto delle donne e libertà femminile
sono solo parole.
Nel 2015, la percentuale dei casi di
stupro perseguiti dalla polizia è stata del 14%. Ciò significa che nell'86% di
casi chi ha commesso violenze sessuali non è stato identificato.
E se per molti è una cosa razzista associare l'immigrazione ai crimini
sessuali, è vero anche che è stata la stessa polizia svedese a spiegare, in un
rapporto del giugno 2016, che "i protagonisti di violenze sessuali sono
principalmente i giovani che hanno presentato domanda o che hanno recentemente
ricevuto asilo in Svezia".
Sono gli abusi sessuali ad essere, oggi,
forse il più grande problema svedese. E la situazione sta sfuggendo così tanto
di mano che all'inizio di febbraio è tornato alla ribalta il video del capo
della polizia svedese, Stephen Jerand, che un anno fa invitava le donne a
modificare i loro comportamenti e, soprattutto, a non vestirsi in modo
provocante, per evitare il rischio di abusi sessuali o stupri.
Della serie, donne, se volete vivere serenamente restate a casa così da non
spingere qualcuno ad aggredirvi. Giusto un'idea di quanto siano
sopraffatte e inette le autorità dei Paesi europei.
Nel 1975 il Parlamento svedese decise all'unanimità di trasformare la
Svezia in un paese multiculturale.
Quarant'anni dopo sono evidenti a tutti le drammatiche conseguenze di questo
esperimento: i crimini violenti sono aumentati del 300%. E se si guarda al
numero di stupri l'aumento è ancora più drammatico. Nel 1975 ci furono 421
stupri denunciati alla polizia; nel 2014, ben 6.620. Stiamo parlando di un
incremento del 1.472%. Non sono note le percentuali relative agli ultimi due
anni, e certo non perché la cronaca non abbia continuato a fornirci notizie
drammatiche in tal senso.
Lo scorso gennaio, una ragazza svedese è
stata stuprata in diretta su Facebook da tre immigrati afghani, mentre aumenta
il numero degli stupri di gruppo, una "nuova tendenza" su
cui negli ultimi anni sono fioriti studi e ricerche. Uno dei casi più
gravi risale al 2012, quando una donna di 30 anni venne violentata da otto
uomini in un centro di accoglienza per i richiedenti asilo. All'epoca dei fatti
il procuratore svedese definì l'incidente "il peggior crimine di stupro
nella storia penale svedese".
Ma precedenti come questi non hanno
cambiato il destino di altre giovani donne. Come la quindicenne che nel 2013
venne violentata da sei uomini di "origine straniera". Il giudice li
condannò, ma la corte d'appello li ha poi assolti sostenendo che la ragazza
"non era in una posizione indifesa". Nel 2015 tutti i principali
media svedesi hanno riferito di uno stupro di gruppo a bordo di un traghetto
tra Stoccolma e Åbo, in Finlandia, ma dissimulando il numero e le origini degli
autori dello stupro. "Diversi uomini svedesi sospettati di stupro"
(Dagens Nyheter); "Sei uomini svedesi violentano donna in cabina"
(Aftonbladet), così titolavano alcune testate nazionali. In realtà sette degli
otto sospettati erano somali e uno iracheno. E secondo i testimoni, il gruppo
di uomini era sul traghetto in cerca di prede.
Ma non è tutto. Un altro problema figlio dell'immigrazione
musulmana è legato alle piscine pubbliche. Afghani, somali,
iracheni e siriani (i gruppi più numerosi di migranti che arrivano in Svezia)
ritengono che le donne che se ne vanno in giro seminude meritino di essere
abusate. Ma nessuno osa alzare il dito nel timore di essere tacciati di "islamofobia".
E' così che per molti anni è stato possibile coprire gli abusi. Anche perché i media hanno sempre preferito l'appellativo
di "baby gang", senza mai fare menzione del fatto che gli autori di
molestie, violenze e soprusi erano immigrati provenienti dai paesi musulmani. A
Malmö, una delle città svedesi con la più forte presenza di immigrati, e dove
gli svedesi sono di fatto una minoranza dal 2013, i problemi nelle piscine
pubbliche sono cominciati almeno 15 anni fa.
Uno dei primi episodi segnalati risale
al 2005. Una diciassettenne venne violentata nella piscina Husbybadet, a
Stoccolma. Lo stupratore di 16 anni la inseguì e con l'aiuto di un amico che la
teneva ferma, ne abusò. Durante il processo emerse che l'aggressione era
avvenuta sotto lo sguardo di una trentina di persone. A gennaio 2016, il Comune
di Växjö si è detto intenzionato ad assumere un agente di sicurezza per
controllare la locale piscina pubblica. A far traboccare il vaso, l'ennesima
aggressione sessuale di gruppo ai danni di due undicenni. L'estate del
2016 viene considerata una delle più drammatiche della storia svedese quanto ad
aggressioni e violenze.
Da qui gli appelli
delle autorità alle ragazze e donne svedesi perché si adattino
a convivere con il rischio di essere palpeggiate e stuprate, se continueranno a
vivere, a comportarsi e a vestirsi all'occidentale.
Che fare per evitare i
rischi? Ritirarsi dagli spazi pubblici, magari in ossequio alla legge coranica,
la sharia. Cosa che a quanto pare non disturba troppo il governo del Paese
nordico, dal momento che la Federazione Svedese dei musulmani (SFM),
un'organizzazione no-profit con sede a Göteborg, ha ricevuto un sussidio
statale di 535.200 corone svedesi [57.000 euro] nel 2016. Oltre le 150.000
corone svedesi [16.000 euro] che la SFM ha ricevuto dalla città di Göteborg.
L'organizzazione sostiene di utilizzare questi finanziamenti "per
combattere l'islamofobia", considerata come "uno dei problemi
più grandi in Svezia in questo momento". E a giudicare da quello che
abbiamo raccontato, da cosa accade in Svezia, ogni altro nostro
commento è superfluo.
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