Ieri, monsignor Luigi Negri, che aveva compiuto 75 anni lo scorso 26 novembre, ha annunciato alla città che dal 4
giugno il nuovo Arcivescovo di Ferrara sarà mons. Giancarlo Perego, cremonese,
direttore della Fondazione “Migrantes”.
Mons. Negri, che ha dato un caldo benvenuto al suo successore, ha ricordato il senso del cammino di questi
quattro anni: amare e confermare la fede
del «popolo che mi è stato affidato», nella granitica certezza che «la fede è
l’unica vera grande risorsa che rende positiva la vita».
In una intervista di alcuni mesi fa al Foglio, Mons. Negri aveva
parlato con crudo realismo della situazione delle chiesa in Italia:
“ (…) Dove stia, la ragione della debolezza, Negri lo dice subito
dopo: “Come dice san Giacomo, la religione pura consiste nel soccorrere i
bisognosi ma soprattutto nel non
uniformarsi alla mentalità di questo mondo”. Il problema è che “oggi
ci troviamo di fronte una cristianità che ragiona secondo il mondo e che non ha
la forza di opporre al mondo un’alternativa sul piano della verità della vita.
In tal senso ci troviamo di fronte a una crisi culturale della cristianità
italiana”.
Il problema è che ormai “i criteri fondamentali di giudizio
della realtà sono presi dalla mentalità mondana e ci si rassegna a occupare
solo gli spazi che questa società consente, ovvero spazi di spiritualità
individuale e di iniziative caritative depotenziate, come ci ricorda Benedetto
XVI all’inizio della Caritas in Veritate, quando scrive che “senza verità, la
carità scivola nel sentimentalismo”.
Un quadro allarmante, una diagnosi che necessiterebbe di una
terapia forte: “Credo davvero che occorra, a tutti i livelli e ciascuno nel suo
campo, riproporre il cristianesimo nella
sua oggettiva radicalità, per renderlo attuale ovvero un’esperienza pienamente
corrispondente alle esigenze dell’uomo d’oggi”.
Si potrebbe obiettare a mons. Negri che – considerato il livello
di secolarizzazione che ormai ha permeato anche la società italiana – la
terapia delineata appare di non così facile applicazione. Soprattutto, non si
vede chi potrebbe metterla in pratica: “Devo dire che a questo livello la
delusione più cocente – non solo mia ma di molti ecclesiastici veramente
preoccupati per la presenza significativa del cristianesimo nella nostra
società – è la sostanziale vanificazione del mondo associativo e laicale: è come se
non ci fossero più i movimenti e le associazioni a sostenere il necessario e
continuo confronto col mondo.
La speciosa giustificazione è che non è più il tempo delle
proposte forti che, quando ci sono, vengono additate come crociate. Senza
considerare poi il fatto che un minimo di sensibilità storica dovrebbe far
vergognare del modo con cui tanto mondo cattolico parla di crociate, fenomeno
che non si conosce assolutamente e che viene criminalizzato sulla base di un
laicismo insopportabile”.
Non è comunque una Chiesa chiusa o
arroccata quella
che monsignor Negri affida al suo successore, tutt’altro: è una Chiesa che deve
incontrare ed evangelizzare, consapevole di essere immersa in «una società
senza Dio e contro Dio», e che proprio per questo mostra il suo «volto
diabolico».
Parole queste che a Ferrara continueranno ad essere vive e
seguite.
Nessun commento:
Posta un commento