Il superiore generale della Compagnia di Gesù, il venezuelano
Arturo Sosa Abascal, ha dato al
vaticanista svizzero Giuseppe Rusconi una lunghissima intervista di cui
pubblichiamo qui uno stralcio.
Ma consiglio di leggerla per intero a questo link:
Arturo Sosa Abascal, |
D. – Il cardinale Gerhard L. Műller, prefetto della
congregazione per la dottrina della fede, ha detto a proposito del matrimonio
che le parole di Gesù sono molto chiare e "nessun potere in cielo e in
terra, né un angelo né il papa, né un concilio né una legge dei vescovi, ha la
facoltà di modificarle".
R. – Intanto bisognerebbe
incominciare una bella riflessione su che cosa ha detto veramente Gesù. A quel
tempo nessuno aveva un registratore per inciderne le parole. Quello che si sa è
che le parole di Gesù vanno contestualizzate, sono espresse con un linguaggio,
in un ambiente preciso, sono indirizzate a qualcuno di definito.
D. – Ma allora, se tutte le parole di Gesù vanno esaminate e
ricondotte al loro contesto storico, non hanno un valore assoluto.
R. – Nell’ultimo secolo nella Chiesa c’è stato un grande fiorire
di studi che cercano di capire esattamente che cosa volesse dire Gesù... Ciò
non è relativismo, ma certifica che la parola è relativa, il Vangelo è scritto
da esseri umani, è accettato dalla Chiesa che è fatta di persone umane… Perciò è vero che nessuno può cambiare la
parola di Gesù, ma bisogna sapere quale è stata!
D. – È discutibile anche l’affermazione in Matteo 19, 3-6:
"Non divida l’uomo ciò che Dio ha congiunto"?
R. – Io mi identifico con quello che dice papa Francesco. Non si
mette in dubbio, si mette a discernimento…
D. – Ma il discernimento è valutazione, è scelta tra diverse
opzioni. Non c’è più un obbligo di seguire una sola interpretazione…
R. – No, l’obbligo c’è sempre, ma di seguire i risultati del
discernimento.
D. – Però la decisione finale si fonda su un giudizio relativo a
diverse ipotesi. Prende in considerazione dunque anche l’ipotesi che la frase
"l’uomo non divida…" non sia esattamente come appare. Insomma mette
in dubbio la parola di Gesù.
R. – Non la parola di
Gesù, ma la parola di Gesù come noi l’abbiamo interpretata. Il discernimento
non sceglie tra diverse ipotesi ma si pone in ascolto dello Spirito Santo, che
– come Gesù ha promesso – ci aiuta a capire i segni della presenza di Dio nella
storia umana.
D. Ma come discernere?
R. – Papa Francesco fa discernimento seguendo sant’Ignazio, come
tutta la Compagnia di Gesù: bisogna cercare e trovare, diceva sant’Ignazio, la
volontà di Dio. Non è una ricerca da burletta. Il discernimento porta a una
decisione: non si deve solo valutare, ma decidere.
D. – E chi deve decidere?
R. – La Chiesa ha sempre
ribadito la priorità della coscienza personale.
D. – Quindi se la
coscienza, dopo il discernimento del caso, mi dice che posso fare la comunione
anche se la norma non lo prevede…
R. – La Chiesa si è sviluppata nei secoli, non è un pezzo di
cemento armato. È nata, ha imparato, è cambiata. Per questo si fanno i concili
ecumenici, per cercare di mettere a fuoco gli sviluppi della dottrina. Dottrina
è una parola che non mi piace molto, porta con sé l’immagine della durezza
della pietra. Invece la realtà umana è molto più sfumata, non è mai bianca o
nera, è in uno sviluppo continuo.
D. – Mi par di capire che
per lei ci sia una priorità della prassi del discernimento sulla dottrina.
R. – Sì, ma la dottrina
fa parte del discernimento. Un vero discernimento non può prescindere dalla
dottrina.
D. – Però può giungere a
conclusioni diverse dalla dottrina.
R. – Questo sì, perché
la dottrina non sostituisce il discernimento e neanche lo Spirito Santo.
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