IL VERO REALISMO CRISTIANO
Lo studio, appena pubblicato, è molto accurato. Nella presentazione dell’Arcivescovo Giampaolo Crepaldi si trovano enucleati i veri criteri con cui la dottrina sociale della Chiesa ha sempre giudicato il fenomeno migratorio.
Si possono riassumere così: esiste “il diritto di emigrare, ma c’è anche, e forse prima, un diritto a non emigrare” e “il dovere della comunità internazionale è di intervenire sulle cause prima che sulle conseguenze”.
L’emigrazione non è traumatica solo per i paesi europei, ma anche per i paesi d’origine: “molti episcopati africani” ricorda Crepaldi “insistentemente invitano i propri figli a non andarsene, a non farsi attrarre da proposte illusorie, ma a rimanere per contribuire al progresso del loro Paese”.
Crepaldi sottolinea inoltre che “non esiste un diritto assoluto ad immigrare, ossia ad entrare in ogni caso in un altro Paese. I Paesi di destinazione hanno il diritto di governare le immigrazioni e di stabilire delle regole”.
Anche perché hanno “il dovere di salvaguardare la propria identità culturale e garantire una integrazione effettiva e non un multiculturalismo di semplice vicinanza senza integrazione”.
Il “realismo cristiano” spiega Crepaldi insegna a “non chiudersi a chiave davanti a questi fenomeni epocali”, ma anche a “non cedere alla retorica superficiale”.
Anche perché i governi hanno il dovere di proteggere la propria nazione e se “molti migranti sono senz’altro bisognosi, altri possono emigrare con obiettivi meno nobili” e bisogna tener presente che “esistono reti di sfruttamento delle persone e disegni di destabilizzazione internazionale”.
Il “realismo cristiano” – dice il vescovo – non fa di ogni erba un fascio, perché “è evidente che l’immigrazione islamica ha alcune caratteristiche proprie che la rendono particolarmente problematica. Riconoscerlo è indice di realismo e buon senso e non di discriminazione”.
Con ciò “non si tratta di dare colpe all’Islam, ma di prendere atto che ‘nell’Islam’ ci sono elementi che impediscono di accettare alcuni aspetti fondamentali di altre società e specialmente di quelle di lontana tradizione cristiana”.
Perciò, parlando di integrazione, “è prudente non considerare gli immigrati tutti egualmente in modo indistinto, comprese le culture e le religioni di provenienza”.
LE VERE CAUSE NON DETTE
Quanto poi alle vere cause della marea migratoria che è esplosa di botto qualche anno fa, Stefano Fontana ed Ettore Gotti Tedeschi, nel libro, tracciano un quadro che fa riflettere.
Fontana osserva che i profughi che fuggono da guerre e persecuzioni “sono pochi” (perlopiù dalla Siria destabilizzata anzitutto dalla politica di Obama).
La gran parte è una migrazione economica, ma non dovuta alla fame: “i dati mostrano che spesso a partire sono individui abbastanza benestanti desiderosi di migliorare ulteriormente la propria situazione”.
Prendiamo paesi come Senegal o Ghana, senza conflitti e con buona crescita economica: “i motivi economici non spiegano migrazioni di questo tipo” e “il costo dell’accoglienza di un immigrato è superiore al beneficio che egli può dare al Paese che lo accoglie”. Conclusione: “non si tratta di fenomeni spontanei”.
Gotti Tedeschi, l’economista che Benedetto XVI volle a capo dello Ior, dopo aver considerato i vari motivi (economici o climatici) addotti da alcuni per giustificare questa migrazione, conclude: “Credo che quasi nessuna di queste spiegazioni sia realmente sostenibile per spiegare il fenomeno nella sua interezza. Una serie di considerazioni e riflessioni lascia invece immaginare che detto fenomeno, più che spiegabile attraverso analisi tecniche e valutazioni economiche, sia stato previsto e voluto per modificare la struttura sociale e religiosa della nostra civiltà, in pratica per ridimensionare il cattolicesimo, religione assolutista, fondamentalista e dogmatica”, come viene giudicata dalla cultura “politically correct” oggi dominante che “nel mondo globale pretende culture omogenee e, magari, una sola religione universale, una religione molto laica, tipo luteranesimo, o, ancor meglio, una religione molto gnostica, tipo l’ambientalismo”.
LA DEREGULATION ANTROPOLOGICA
In effetti il Nuovo Ordine Mondiale, che ha avuto il suo centro ideologico imperiale nell’amministrazione Obama/Clinton e nell’Onu, ha imposto in questi anni, insieme alla deregulation economica, la deregulation etica e antropologica (abortismo, Gender ec) per spazzar via identità e religioni e ridurre tutto all’individuo consumatore; ha imposto una fanatica “religione ambientalista”, lo sdoganamento dell’Islam (con la proibizione obamiana di parlare di “terrorismo islamico”) e la lettura in chiave positiva delle maree migratoie, come fenomeni da favorire in tutti i modi.
Oggi sono questi i pilastri ideologici che dominano in Occidente, iniziato appunto nell’epoca Obama.
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