PARLA BARTOLOMEO
PATRIARCA DI COSTANTINOPOLI
Negli scorsi mesi è uscita in inglese e poi in francese la prima biografia di Bartolomeo,
patriarca di Costantinopoli. Papa Francesco ne ha scritto la prefazione, e Benedetto XVI vi ha pure dato una testimonianza della sua amicizia col patriarca.
Bartolomeo
aveva sempre scoraggiato chi voleva
scrivere su di lui ma per il 25° della sua
elezione non ha più frenato l'amico John
Chryssavgis, greco d'Australia, suo collaboratore.
Il libro, “Bartholomew. Apostle and Visionary” è il titolo inglese ( Thomas Nelson editore, Nashville, pagine 272), è un grande affresco dell'attività di Bartolomeo e dei problemi che deve affrontare.
Il libro, “Bartholomew. Apostle and Visionary” è il titolo inglese ( Thomas Nelson editore, Nashville, pagine 272), è un grande affresco dell'attività di Bartolomeo e dei problemi che deve affrontare.
Il
patriarcato ecumenico di Costantinopoli vive
nella precarietà, potendo contare, come
base di fedeli a Istanbul, su poche
migliaia di cristiani, i soli rimasti dell'antica
folta comunità greca, stante l'ostilità
delle autorità turche. Lo stesso Bartolomeo,
nato nel 1940 nell'isola egea di Imbros,
sotto sovranità turca, ha visto la popolazione
della sua isola, in origine integralmente
ellenica, diventare turca a schiacciante maggioranza, dopo che negli anni '60 e
'70 le attività economiche dei residenti cristiani sono state strozzate da
misure amministrative e numerosi villaggi di nuovi coloni turchi sono stati creati dal
nulla.
Eppure ciò che caratterizza Bartolomeo e il suo patriarcato ecumenico non è il risentimento verso la Turchia, ma il lealismo verso lo Stato nel quale si deve vivere, inclusa la ricerca di relazioni politiche corrette e comprensive delle reciproche esigenze.
Così
Bartolomeo ha goduto di una libertà
d'iniziativa negata ai suoi predecessori,
potendo celebrare liturgia in luoghi di
memorie cristiane prima vietati al culto,
potendo restaurare 150 chiese ed edifici
in rovina appartenenti al patriarcato, potendo ottenere la cittadinanza turca per membri
del sinodo patriarcale provenienti quasi
tutti dal vario mondo (cosa rilevante
per garantire una degna successione
patriarcale in quanto solo col passaporto turco si può essere eletti).
D'altra parte, la debolezza strutturale del patriarcato di Costantinopoli è proprio ciò che
lo accredita nella sua missione religiosa di imparziale garante dell'unità e di strenuo
custode della tradizione a fronte delle tante Chiese ortodosse nazionali indipendenti, facendo del patriarca una sorta di papa degli ortodossi.
È l'eredita degli antichi Concili del IV e V secolo che fecero della sede di Costantinopoli
la seconda Chiesa dopo Roma, rango divenuto poi di prima Chiesa nei confronti del mondo cristiano orientale dopo la separazione da Roma e dal cristianesimo d'Occidente nell'XI secolo. Ma questa eredità canonica ha sempre avuto bisogno di inverarsi storicamente per essere effettiva.
Bartolomeo ha saputo ben esercitare l'autorevolezza paradossalmente datagli da questa debolezza; un'autorevolezza che Chiese rivali, come la grande Chiesa russa o la stessa Chiesa di Grecia, non potevano avere perché portatrici di interessi troppo pesanti e particolari. Lo si è visto nella realizzazione del Concilio panortodosso di Creta nel giugno scorso.
Soltanto la caparbia volontà di Bartolomeo, manifestatasi
nell'organismo da lui creato ad hoc per arrivare al 'santo e grande Concilio', ovvero nella periodica
Sinassi dei primati delle Chiese ortodosse autocefale, ha consentito questo risultato che
generazioni di ortodossi hanno sognato sin dai primi del Novecento.
Creta è stato un inizio, una sorta di prova generale di sinodalità possibile, ma intanto è stato dimostrato che la galassia delle Chiese ortodosse autocefale, spesso in contrasto per motivi etniconazionalisti, poteva superare gli angusti orizzonti nazionali e avere un orizzonte comune. Era l'obiettivo di Bartolomeo, storico difensore dell'universalità cristiana, nel rispetto delle autocefalie legittime, ma non degli autocefalismi sciovinistici. D'altra parte è vocazione del patriarcato ecumenico essere sovrannazionale. Bartolomeo stesso, cittadino turco, di cultura greca, non ama qualificarsi in senso nazionale ma come cristiano aperto all'universale. Non a caso parla greco, turco, inglese, italiano, francese, tedesco, latino. È la non caratterizzazione nazionale che rende il patriarcato atto a rappresentare l'ecumene ortodossa e a gestirne le dinamiche più delicate.
Creta è stato un inizio, una sorta di prova generale di sinodalità possibile, ma intanto è stato dimostrato che la galassia delle Chiese ortodosse autocefale, spesso in contrasto per motivi etniconazionalisti, poteva superare gli angusti orizzonti nazionali e avere un orizzonte comune. Era l'obiettivo di Bartolomeo, storico difensore dell'universalità cristiana, nel rispetto delle autocefalie legittime, ma non degli autocefalismi sciovinistici. D'altra parte è vocazione del patriarcato ecumenico essere sovrannazionale. Bartolomeo stesso, cittadino turco, di cultura greca, non ama qualificarsi in senso nazionale ma come cristiano aperto all'universale. Non a caso parla greco, turco, inglese, italiano, francese, tedesco, latino. È la non caratterizzazione nazionale che rende il patriarcato atto a rappresentare l'ecumene ortodossa e a gestirne le dinamiche più delicate.
Scrive
Chryssavgis: «La debolezza delle risorse umane e materiali di Costantinopoli,
il suo soffocamento e le sue sofferenze nelle attuali circostanze storiche sono
ciò che assicura la perennità della sua imparzialità e accresce il suo
prestigio». Come dice il Signore all'apostolo Paolo: «La mia potenza si manifesta
pienamente nella debolezza» (2 Cor 12, 9).
Ma quella di Chryssavgis è una biografia, non una storia istituzionale. E dunque il lettore vi
troverà appassionate descrizioni dell'infanzia di Bartolomeo o del suo apprendistato al
servizio di uomini come il patriarca Atenagora, il patriarca Dimitrios e il metropolita
Melitone, tra le più luminose ed ecumeniche figure del cristianesimo novecentesco. Gli anni della giovinezza a Imbros, tra l'altro, spiegano il grande impegno di Bartolomeo per l'ambiente, che lo ha reso famoso in tutto il mondo ben al di là dei mondi cristiani. Imbros, isola povera ma ricca di una natura gentile, segnata da olivi e allori, da montagna e mare, da fiori e profumi mediterranei, da un'aria pura e da acque terse, ha ispirato Bartolomeo alle battaglie ecologiche che lo hanno visto promuovere eventi globali dal mar Nero all'Adriatico, dal Baltico all'Artico, dall'Amazzonia al Mississippi. Si comprende che papa Francesco, nella Laudato Sì, abbia indicato in Bartolomeo un maestro del rapporto tra fede e creato: Bartolomeo per primo ha connesso il tema ecologico al tema del peccato, ha stabilito la connessione tra fede e scienza per la salvaguardia della natura, ha consacrato il 1° settembre a giornata di preghiera per il creato.
Può sembrare strano che un patriarca si dedichi tanto a campagne per l'ambiente. Ma Bartolomeo è un uomo di visione, non il conservatore di un museo. Sa che se ci si chiude a difesa del-l'esistente, la causa è già perduta. Così Bartolomeo non si è perduto nella difesa delle sue posizioni strategiche a Istanbul e dintorni, nella sindrome dell'estinzione della sua comunità, ma ha allargato gli orizzonti a tutti i continenti e ai grandi problemi dell'umanità, con sensibilità interconfessionale e interreligiosa, non senza comprensione dei fenomeni della globalizzazione. È stata una pacifica controffensiva culturale che ha arrestato la decadenza, tra l'altro procurandogli maggiore rispetto dalle autorità turche.
Bartolomeo non ha visto il mondo con gli occhiali della sventura, denunciando secolarizzazione e paganesimo, ma lo ha guardato in maniera positiva e creativa, cercando la collaborazione di tutte le persone di buona volontà per la salvaguardia del creato, per
l'unità della famiglia umana, per la giustizia tra i popoli.
Ma quella di Chryssavgis è una biografia, non una storia istituzionale. E dunque il lettore vi
troverà appassionate descrizioni dell'infanzia di Bartolomeo o del suo apprendistato al
servizio di uomini come il patriarca Atenagora, il patriarca Dimitrios e il metropolita
Melitone, tra le più luminose ed ecumeniche figure del cristianesimo novecentesco. Gli anni della giovinezza a Imbros, tra l'altro, spiegano il grande impegno di Bartolomeo per l'ambiente, che lo ha reso famoso in tutto il mondo ben al di là dei mondi cristiani. Imbros, isola povera ma ricca di una natura gentile, segnata da olivi e allori, da montagna e mare, da fiori e profumi mediterranei, da un'aria pura e da acque terse, ha ispirato Bartolomeo alle battaglie ecologiche che lo hanno visto promuovere eventi globali dal mar Nero all'Adriatico, dal Baltico all'Artico, dall'Amazzonia al Mississippi. Si comprende che papa Francesco, nella Laudato Sì, abbia indicato in Bartolomeo un maestro del rapporto tra fede e creato: Bartolomeo per primo ha connesso il tema ecologico al tema del peccato, ha stabilito la connessione tra fede e scienza per la salvaguardia della natura, ha consacrato il 1° settembre a giornata di preghiera per il creato.
Può sembrare strano che un patriarca si dedichi tanto a campagne per l'ambiente. Ma Bartolomeo è un uomo di visione, non il conservatore di un museo. Sa che se ci si chiude a difesa del-l'esistente, la causa è già perduta. Così Bartolomeo non si è perduto nella difesa delle sue posizioni strategiche a Istanbul e dintorni, nella sindrome dell'estinzione della sua comunità, ma ha allargato gli orizzonti a tutti i continenti e ai grandi problemi dell'umanità, con sensibilità interconfessionale e interreligiosa, non senza comprensione dei fenomeni della globalizzazione. È stata una pacifica controffensiva culturale che ha arrestato la decadenza, tra l'altro procurandogli maggiore rispetto dalle autorità turche.
Bartolomeo non ha visto il mondo con gli occhiali della sventura, denunciando secolarizzazione e paganesimo, ma lo ha guardato in maniera positiva e creativa, cercando la collaborazione di tutte le persone di buona volontà per la salvaguardia del creato, per
l'unità della famiglia umana, per la giustizia tra i popoli.
ROBERTO MOROZZO DELLA ROCCA
Nessun commento:
Posta un commento