lunedì 20 febbraio 2017

È MORTO MICHAEL NOVAK


Tra la libertà e l’America
di ROCCO BUTTIGLIONE

Era considerato uno dei maggiori pensatori cattolici statunitensi Michael Novak, morto a Washington il 17 febbraio. Nato a Johnstown, in Pennsylvania, il 9 settembre 1933, Novak aveva seguito da Roma per il «National Catholic Reporter» il concilio e da questa esperienza era nato il libro The Open Church (1964). Diplomatico, filosofo e teologo, è stato autore di decine di scritti, tra cui The Spirit of Democratic Capitalismo (1982), che ebbe un notevole impatto sui dibattiti politici degli anni ottanta, e “The Catholic Ethic and the Spirit of Capitalism” (1993), nel quale riafferma la centralità dell’uomo e il potenziale dell’economia di mercato. Dall’opera di Jacques Maritain, di cui era grande ammiratore, trasse la propria concezione della persona umana. In un lungo articolo pubblicato nel 1990 su «First Things» lo definisce «il vero architetto della tradizione cattolica moderna sia in Europa che in America latina». Al grande pensatore francese Novak riconosceva il grande merito di aver elaborato le fondamenta della democrazia liberale con un linguaggio aristotelico, ancorandolo alla concezione tomista della legge naturale. (solène tadié)

Ha amato la Chiesa e ha amato l’America. Era convinto che questi due amori fossero perfettamente compatibili l’uno con l’altro e anzi che la Chiesa avesse bisogno dell’America e che l’America avesse bisogno della Chiesa.
L’America di Michael Novak era il paese del libero mercato, in cui ognuno con i suoi sforzi era in grado di guadagnarsi da vivere e, magari, anche di fondare un impero industriale.

Era un paese in cui lo Stato faceva poche cose, ma bene, e una grande massa di bisogni sociali trovavano risposta attraverso la libera iniziativa delle associazioni e delle comunità, e in modo particolare delle Chiese. Era convinto che la libera iniziativa fosse il motore dell’economia e della società, diffidava dello Stato e, naturalmente, era contrario al socialismo.

Credeva nella solidarietà ma era contrario ad affidarne la realizzazione allo Stato. È stato uno dei protagonisti intellettuali della rivoluzione reaganiana che ha ridato forza all’economia americana e al primato degli Stati Uniti nel mondo. Era orgoglioso di essere amico di Ronald Reagan e di Margaret Thatcher. È stato forse (insieme con Richard John Neuhaus) il primo cattolico vissuto e sentito come una guida intellettuale non solo dei cattolici ma di tutto il popolo americano.

Poi è venuta l’enciclica Centesimus annus di Giovanni Paolo II. Il Pontefice riconosce senza riserve il valore della libertà, e anche della libertà economica. La libertà però esiste per rendere possibile il dono di sé nell’amore, per costruire comunità. E nessun uomo può essere abbandonato al suo destino anche se non riesce a farcela con le sue sole forze. La libertà è legata intrinsecamente con la solidarietà. La libera iniziativa e anche il capitale esistono per rendere possibile il lavoro, il lavoro per tutti. L’economia di mercato ha bisogno di essere sostenuta e limitata da sistemi etici, giuridici e religiosi per impedire che la persona umana sia fatta a pezzi dai meccanismi del mercato.

Michael Novak fu subito entusiasta di questa enciclica, si diede da fare per diffonderla negli Stati Uniti e anche nei paesi dell’Est ai quali era legato a causa della sua origine slovacca. Diceva che il Papa aveva capito sino in fondo il cuore dell’America, ma che proprio per questo le poneva anche una sfida etica a cui essa non si poteva sottrarre: quella di costruire una società più giusta.
Giovanni Paolo II lo volle conoscere e da allora il suo orgoglio più grande fu quello di essere un amico del Papa. Questo incontro lo indusse a sviluppare alcuni temi che non erano del tutto assenti nel suo pensiero precedente ma non avevano certo il rilievo che poi hanno preso.

La parola “capitalismo” non ha lo stesso significato negli Stati Uniti e in America latina. Negli Stati Uniti significa libertà di impresa. In America latina significa il monopolio di élite ristrette che si impadroniscono di tutte le risorse e mantengono grandi masse umane in condizioni di indigenza e di semischiavitù.
 Anche nei paesi più avanzati si va affermando in questi ultimi decenni un altro tipo di capitalismo che vuole fare denaro con il denaro, senza investire e senza creare occupazione, lavoro e benessere per tutti. Ha vinto l’occidente la sfida etica lanciata da Giovanni Paolo II? Sembra proprio di no.


Michael Novak è stato un testimone cristiano nel suo tempo, attento a tutti questi sviluppi. Proprio questo lo ha indotto a entrare in un dialogo simpatetico con il magistero di Papa Francesco che proprio questa crisi dell’occidente denuncia con inesausta energia. L’ultima volta che l’ho visto eravamo a Steubenville, alla Franciscan University dove insegnavamo insieme un corso breve. Abbiamo parlato per una settimana del Papa venuto dall’America latina, delle molte incomprensioni ma anche delle grandi potenzialità di questo pontificato per gli Stati Uniti. Ancora la Chiesa e l’America, i suoi grandi amori, e la fede come anima dell’America. È impossibile ricordare Michael Novak senza dire una parola su Karen, la moglie che tanto lo ha amato e che lui ha tanto amato. Adesso è tornato insieme con lei nel regno dei cieli dove sboccano alla fine tutti gli amori veri. 

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