DI STEFANO FONTANA
Ambientalismo e globalismo, secondo il dodicesimo Rapporto dell’Osservatorio Cardinale Van Thuân, sono le due ideologie più pericolose del momento, tanto più perché convergono a tenaglia e fanno parte di un unico piano politico mondiale.
Forse
mai un Rapporto è stato così tempestivo, uscendo a trattare un vivo argomento
di attualità proprio quando la sua realizzazione è in preoccupante fase
avanzata. Tutti vedono, ma non tutti capiscono: il Rapporto serve a
documentare, informare e mobilitare la resistenza.
L’ambientalismo di oggi è una grande
bolla ideologica. Incubato da decenni, ora è giunto ad una fase
programmaticamente pervasiva. L’idea di
fondo è che l’ambiente è malato e la causa principale della malattia è l’uomo.
Perfino il Covid, che con l’ambiente non ha niente a che fare, è stato proposto
come sintomo della gravità del male che colpisce il pianeta.
Siamo vicini alla catastrofe: il
messaggio deriva non solo e non tanto da Greta Thunberg, davanti alla quale si
sono prostrati interi parlamenti e Organismi internazionali, ma dalle agenzie
ONU, dai centri di ricerca allineati, dalle grandi fondazioni, dai media del
mondo intero e dagli opinions leaders del sistema.
Andremo
incontro ad un devastante riscaldamento globale causato dalle nostre emissioni
di anidride carbonica, saremo travolti da catastrofi climatiche e dovremo
familiarizzare con pandemie ricorrenti. Le risorse non rinnovabili si
esauriscono, urge potenziare quelle rinnovabili e sostenibili e dare vita ad una green economy fondata
sulla circolarità, la sostenibilità, l’equilibrio con la natura e su relazioni
umane sobrie e solidali.
Questo nuovo ordine ambientalistico
diventa però immediatamente politico. Bisogna collaborare tutti insieme, come
anche il Covid ci avrebbe insegnato, e superare le barriere delle identità, le
chiusure e i muri. Bisogna arrivare ad una società aperta globale dotata di una
governance – quando non anche di un governo – mondiale in grado di far fronte alle
minacce altrettanto globali all’ambiente e, di riflesso, alla convivenza
solidale tra gli uomini. Un globalismo
politico, però, sarebbe impossibile senza una società globale, omogeneizzata
culturalmente in un’etica dell’umanità con pochi e generici principi morali
vagamente umanistici e in una religione universale senza dogmi e dottrine
definite.
L’etica
naturale e la dottrina cattolica vanno semplificate nel dialogo interreligioso
universalizzato in vista di una società multi-etnica e multi-religiosa, attuata
anche tramite le immigrazioni. Ecco così
collegati tra loro l’ambientalismo e il globalismo in un unico progetto
politico universale. Le forze che lo perseguono sono all’opera e la
realizzazione è ad uno stadio avanzato.
A
questo progetto piuttosto inquietante sta dando il proprio appoggio anche la
Chiesa cattolica, decisamente orientata sullo stesso percorso dell’ONU e delle
forze economiche, sociali e politiche che hanno il culto dell’ambiente, illudono su soluzioni utopistiche delle
disuguaglianze economiche, propongono una fratellanza universale piatta e
puntano ad un programma educativo mondiale collettivistico e uniformizzante.
Puntuale
arriva allora il Rapporto di cui sto parlando, che prende una ad una le tesi
che ora ho sinteticamente presentato e le smonta: il quadro non tiene, i dati
vengono deformati strumentalmente, la realtà viene mistificata. Il Rapporto è un vero e proprio manuale di
controinformazione e di contrasto al nuovo regime che si vorrebbe imporre.
Sette autorevoli saggi e quindici cronache dalle diverse aree del pianeta
decostruiscono la favola che ci viene raccontata e ci riportano alla realtà. Le
cose non stanno come ce le stanno narrando.
Riccardo Cascioli
spiega che l’enfasi attuale sulla “sostenibilità”, cavallo di battaglia
dell’ambientalismo dominante, ha origini eugenetiche in quanto considera l’uomo
come il predatore di una natura originariamente equilibrata la cui presenza è
da ridurre. Luis Carlos Molion
illustra come il riscaldamento globale non è da nessun punto di vista prodotto
dall’uomo, sgonfiando così con dati alla mano una gigantesca balla che è stata
fatta penetrare nel sentire collettivo tramite una disinformazione sistematica
che non può che essere pianificata. Gianfranco
Battisti dimostra che la tesi dell’esaurimento delle risorse petrolifere è
assolutamente insostenibile, per un motivo in particolare: nessuno conosce i
dati in proposito perché le stime sono viziate in partenza dagli interessi
delle multinazionali energetiche.
Domenico Airoma e Antonio Casciano denunciano il programma verde
dell’Unione Europea che vorrebbe azzerare entro il 2050 i gas serra immessi
nell’atmosfera. Questo programma per i nostri autori avrebbe “poca scienza,
molta ideologia, troppo dirigismo normativo”. Don Mauro Gagliardi ricostruisce correttamente la visione cattolica
della creazione e la depura dalle sovrapposizioni ideologiche funzionali al
nuovo ambientalismo. Mario Giaccio
apre una porta che si vuole tenere ermeticamente chiusa, quella delle
speculazioni finanziarie sulle quote di emissione tra i Paesi europei: la green
economy non ha nessuna verginità da vantare dato che si fonda sulla
speculazione finanziaria non meno dell’economia che si vorrebbe combattere.
Infine Gaetano Quagliariello, con un
ragionamento schiettamente politico, dice perché e come l’emergenza ecologista
sia la via verso un nuovo ordine mondiale e di quale ordine (purtroppo) si
tratti.
Nello
stringente apparato disinformativo che ci fa vedere ciò che non è e desiderare
quanto non ci conviene, la boccata d’aria di questo XII Rapporto
dell’Osservatorio Van Thuân ci voleva proprio.
Stefano
Fontana
[Per acquistare il
Rapporto e riceverlo a casa senza spese di spedizione scrivere a info@vanthuanobservatory.org]
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