lunedì 16 novembre 2020

ANDARE A MESSA NONOSTANTE IL PAPA?

 


Camillo Langone pone ad alcuni cattolici italiani sul Giornale del 13 novembre questa domanda provocatoria (che è poi la sua domanda personale) : «A un cattolico che non riesce più ad andare a messa, perché non in comunione con un Papa da lui considerato non più cristiano ma indifferentista, un Papa che nella Fratelli tutti (punto 3) invita alla sottomissione all'islam, un Papa che (documento di Abu Dhabi) smantella l'unicità e l'universalità salvifica di Cristo, un Papa che da anni promuove una religione mondana, politica, partitica e antibiblica, dimentica del peccato originale e compiacente verso il peccato di Sodoma, che cosa risponderesti affinché a messa ci torni?».

Ecco alcune risposte, con un intervento finale di VITTORIO MESSORI

Dice Antonia Arslan «Risponderei che la Messa è eterna, il Papa no. Andiamo a Messa per incontrare il Cristo vivente. I vari Papi possono fare (e dire) tante cose, ma vivono nel loro tempo, del quale inevitabilmente sono figli; e poi muoiono. Molto di quello che hanno scritto o fatto viene dimenticato, passa come una nuvola nel vento, diceva il mio personale salmista».

 Ferdinando Camon: «Questo Papa è un grande, sta nella Storia nei modi che la Storia gli permette, ma se accadrà che avremo un Papa indigno, etiam in indigno dignitas Petri non minuitur». «Io sono stato forgiato dall'idea che il mio Dio non è il Dio degli altri. Che tra Cristo e Allah non c'è compatibilità. La nuova chiesa di Bergoglio applica questa compatibilità».

Roberto Dal Bosco, autore di libri contro il buddismo e contro l'induismo: «Il mio universo era andato in frantumi già dai primi giorni di Bergoglio. Ho attraversato il deserto, anni senza messa. Poi ho trovato una chiesa del Duecento e sono riuscito a riaprirla al culto, il culto vero, fatto dal vero rito, e da veri sacerdoti, oltre che da veri fedeli». Dove? «A Costozza sui Colli Euganei, chiesa di Sant'Antonio Abate. La messa, fatta esistere ovviamente contro il parere della gerarchia, si è riempita di persone, da ogni dove, di ogni estrazione culturale, di ogni estrazione sociale, perfino stranieri. Hanno cominciato a fioccare i sacramenti. Estreme unzioni, che oramai sono quasi negate. Processioni. Battesimi».

Massimiliano Fiorin, raro caso di avvocato antidivorzista. Ha scritto libri sulla conciliazione famigliare: «Consiglio di aggrapparsi a Sant'Agostino, che sul problema della validità dei sacramenti celebrati da un sacerdote indegno rispondeva che non è nei sacerdoti (e quindi nemmeno nel Papa o nei vescovi, figurarsi nella Cei) che si deve riporre la propria speranza».

Elisabetta Frezza, giurista anti-gender: «Poiché la neochiesa è cosa diversa dalla Chiesa di Cristo, per non dire proprio capovolta, non potrei far altro che dargli il benvenuto tra gli oranti disertori di riti blasfemi. Io mi attacco al rosario, vado nelle chiese vuote e silenziose, ammiro la spiritualità degli ortodossi».

Giovanni Gasparro, campione della nuova arte sacra risponde così: «A un fedele di quest'epoca post cattolica, in cui le gerarchie sono in apostasia manifesta, suggerirei di cercare la Messa tridentina, immutabile nel suo bimillenario deposito di Fede certa e adorazione perfetta di Dio».

Enrico Gotti Tedeschi, consiglia di scegliersi la chiesa giusta: «La Santa messa cui cerco di partecipare poi non è celebrata dal papa, ma da un sacerdote che potrebbe anche essere un santo Curato d'Ars. Ce ne sono più di quanto non si creda: bisogna cercarli. Come si può rinunciare alla Santa Eucarestia che ci dà la forza e il coraggio di vivere?».

Giovanni Marcotullio, specialista di patristica, invidio la conoscenza di greco ed ebraico, e l'incrollabile fede petrina: «Il mio padre spirituale, gesuita anch'egli, mi ha insegnato: Tieni sempre distinta la Santa Sede, che è cosa venerabile, dal Vaticano, che spesso neppure è cosa seria. Ti assicuro che io vedo distintamente gli scivoloni del Vaticano, non solo recenti, ma nel Magistero di Pietro riconosco pur sempre il carisma della Santa Sede. Prega per il Papa a maggior ragione se ti sembra che sbagli».

Costanza Miriano non è scivolata mai: «Io vado a messa (tutti i giorni) perché a me interessa tantissimo Cristo, unico mediatore tra noi e Dio: voglio vederlo, stare con lui, mangiarlo, perché nel mio sangue scorra il suo. Lui ha stabilito che non lo cerchiamo da soli, ma attraverso la sua Chiesa, e non mi importa quanto sia peccatrice e indegna, è la sua e io provo ad amarla perché è lui che ce lo chiede».

Davide Rondoni: «A Messa non ci si va per assenso o dissenso coi Papi ma per mangiare il Corpo di Cristo. Cosa che nessun Papa fosse il più peccatore o eresiarca può impedire».

Marcello Pera. suggerisce di andare a messa per recitare una preghiera clandestina: «Perché papa Bergoglio finalmente comprenda che la Tua è parola di salvezza e non di giustizia sociale, ascoltaci o Signore. Perché papa Bergoglio cessi di credere che la Tua misericordia annulla il Tuo giudizio, ascoltaci o Signore. Perché papa Bergoglio non continui a indurci nella tentazione di farci credere che Tu sei un Ente indistinto a cui ciascuno può dare indifferentemente il volto che meglio crede, ascoltaci o Signore».

Ecco la risposta di Vittorio Messori: chi dissente dal Papa deve continuare ad andare a Messa.

“Io me ne sto amareggiato ma non disperato. E invito pure a non esserlo, anche se comprendo bene le sofferenze altrui, ma mi sembra che si dimentichi che la Chiesa non  è dei papi ma è di Cristo: San Paolo addirittura dice che Egli ne è il corpo. Proprio per questo la fede insegna che, nei conclavi, la scelta del nuovo pontefice è suggerita da Gesù stesso, attraverso lo Spirito Santo.

Non poche scelte papali, in due millenni, ci sorprendono e magari, umanamente, ci scandalizzano: i papa Borgia non sono mancati. Ma in una prospettiva di fede, non dobbiamo lagnarci, bensì inchinarci (pur con fatica) alla volontà divina: non sappiamo perché ma, se Colui che vive nella Chiesa e la guida, che ne è addirittura il corpo, se ha così deciso, c’è certamente un Mistero che Egli solo conosce. Il Vicario di Cristo non è il presidente di uno stato o il manager di una multinazionale: se, qui, la scelta è sbagliata, si può, anzi, si deve, denunciare l’errore. Il papato non “funziona” così, qui è in questione il Cielo. Sia chiaro: non manco ogni domenica di frequentare la Messa, ma questo non mi obbliga a ispirarmi a quanto dice e scrive il “vescovo di Roma”, come ama chiamarsi. Come sai, solo i nuovi dogmi ufficiali ci impegnano: e finora sono stati in tutto due. 

Io per ora resto fermo al Catechismo e rileggo le vite dei Santi

Nessun commento:

Posta un commento