Intervista a
DOUGLAS MURRAY
"La
Grande Déraison" esce in questi giorni in francese, ma l'edizione
originale in cui lei individua i metodi attraverso i quali la sinistra radicale
ha strumentalizzato le cause delle donne, delle persone Lgbt e delle minoranze
etniche, ha già un anno. Insomma, l'attualità ha confermato la validità delle
sue analisi. Lei presagiva l'ondata di isteria collettiva a cui stiamo
assistendo da alcuni mesi?
Douglas
Murray - Pensavo che sarebbe arrivata, ma non cosi rapidamente! Il nostro
principale problema è la "sovracompensazione".
Possiamo tutti convenire sul fatto che, storicamente, le persone Lgbt, così
come le donne e le persone di colore, abbiano subito dei pregiudizi e delle
discriminazioni. Ma la risposta attuale
è la politica della reazione eccessiva temporanea. Si può paragonare ciò
che ci sta accadendo al movimento di un pendolo. Un anno fa, ho avuto il
presentimento che, invece di tornare verso un equilibrio, ci stavamo inclinando
ancora di più verso la direzione dei gruppi rivendicatori - e non è finita.
La
maggioranza dei nostri concittadini, di destra come di sinistra, è d'accordo
con questa affermazione: ogni persona, a prescindere dal suo sesso, dalla sua
sessualità o dal colore della sua pelle, deve poter ottenere ciò che le sue
competenze e la sua ambizione gli permettono.
Ma a sinistra, si sostiene che dei gruppi importanti si adoperino per impedire a queste persone di diventare medici, avvocati o politici. La sinistra sostiene anche che la destra è razzista, sessista e omofoba, che sogna un mondo dove le donne sarebbero sottomesse agli uomini, l'omosessualità sarebbe illegale e i neri dei cittadini di terza classe. Si tratta dunque di compensare, anzi di sovracompensare, attraverso le quote e la discriminazione positiva, in particolare al momento dell'assunzione, i torti fatti alle minoranze. A destra, dobbiamo mostrare che questo approccio non farà altro che esacerbare le divisioni e l'angoscia generale. Purtroppo abbiamo lasciato che si insediasse l'impressione che il dibattito oppone una sinistra antirazzista e una destra razzista.
In che modo
gli estremisti sono riusciti a prendere in ostaggio le nostre istituzioni, i
nostri media e i nostri politici?
Facendo leva
su un malessere generale di fronte alle differenze! Dinanzi alle reali
differenze che esistono tra le persone, due comportamenti sono possibili: si
può tendere verso una loro cancellazione, o alimentarle. L'ambizione dei
liberali è quella di eliminare la differenza o quantomeno di renderla priva di
importanza. Ma alcuni soggetti in
malafede cercano oggi di esacerbare, manipolare e snaturare le divisioni. Le
nuove femministe, molto di più rispetto a coloro che le hanno precedute,
fomentano intenzionalmente le tensioni tra uomini e donne. Lo stesso vale per
gli antirazzisti. Insomma, che si tratti di razza o di genere, siamo
attorniati da falsi pompieri che in realtà sono veri piromani. Il movimento Black lives matter, che non si
trova né in Africa né in Asia, è un puro
Abbiamo
evocato la strategia, fino a questo momento vincente, della sinistra radicale,
dei "woke", come si dice. Quale strategia bisogna adottare per
combatterla?
Anzitutto
bisogna distinguere, per quanto riguarda il nostro passato, le critiche
giustificate da quelle deliranti. Bisogna indicare e sanzionare i
falsificatori. Dovrebbero pagare un prezzo sociale per le loro menzogne. La
loro reputazione dovrebbe soffrirne. In seguito, bisogna avere il coraggio di
rifiutare i paragoni tra Europa e Stati Uniti. Non c'è alcun motivo per cui
l'uccisione di George Floyd, per quanto tremenda possa essere stata, da parte
di un poliziotto del Minnesota, provochi saccheggi a Stoccolma e scontri a
Bruxelles. Subiamo dappertutto le ripercussioni di problemi specificatamente americani.
Ragion per cui la questione della razza è divampata in modo cosi rapido da
quando ho scritto "La Grande Déraison". Siamo troppo impregnati dell'idea che esista veramente una "colpa
bianca", come la chiama Robin Di Angelo.
(Traduzione
di Mauro Zanon)
dal FOGLIO Del 26/10/2020 a pag.II, con il titolo "Douglas Murray: 'La nuova guerra culturale è stata dichiarata' ”, l'analisi tratta da Causeur.
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