Mons. Camisasca “Non lasciamoci segregare dalla paura”
Il Vescovo è intervenuto alla trasmissione Quarta Repubblica per illustrare le ragioni della lettera con cui ha esortato i
fedeli a non soccombere alla paura del virus.
Mass media, scienziati e politica i responsabili di ansia e
disorientamento.
Sull’attentato di Vienna: “L’Europa deve riprendere coscienza della propria storia. Non si può scrivere un futuro senza tenere presente ciò che ha fatto grande la storia di un popolo”
“Ho
scritto questa lettera perché avvertivo uno stato di ansia e di disorientamento
molto forte nelle persone con cui parlavo. – ha detto
Camisasca – Non potevo lasciare la gente della mia
terra in questo stato, perchè l’ansia porta a richiudersi su se
stessi o alla visione dell’altro come nemico.
Ho detto “non chiudetevi in casa”, frase che alla luce di quanto sta succedendo può risultare impropria, ma che io ripeterei perché il suo significato è “non ripiegatevi su voi stessi. Cercate di trovare in voi e fuori di voi le ragioni per una lucidità capace di affrontare questo momento”.
Sono diverse le fonti di
questo disorientamento – ha continuato Camisasca – una di queste sono stati i mass
media. L’informazione ha svolto il suo ruolo informando ma
talvolta anche deformando e accentuando gli aspetti polarizzanti della
situazione.
Inoltre il dissidio tra gli scienziati che presentavano i loro studi come dogmi, spesso in contrasto tra loro, ha creato confusione e paura. E infine la difficoltà della politica di dare alle persone chiarezza sul futuro”.
Mons. Camisasca ha poi commentato insieme a Porro le notizie in diretta da Vienna, che questa sera sta vivendo ore di terrore per un attentato in sei punti della città ad opera di un commando armato, che ha causato diverse vittime e feriti.Il Vescovo ha spiegato che a Vienna vivono alcuni sacerdoti della Fraternità San Carlo che fortunatamente stanno bene.
Uno degli obiettivi è stata una
sinagoga, l’unica che era uscita indenne dalla shoah.
“Sono dei martiri” – ha detto Camisasca riferendosi alle vittime e ai destinatari di questi attacchi terroristici – Ci sono i martiri anche nel popolo ebraico, che nel secolo scorso è stato martirizzato durante l’olocausto.
Il popolo ebraico è sotto
attacco in Europa, lo è stato tante volte in Francia e ora a Vienna”.
“Ci sono un’infinità di
problemi che si intrecciano. Va fatta prima di tutto una lettura dell’Islam.
L’Islam ha nella sua origine
e nei suoi testi degli elementi di violenza? Gli studiosi si dividono ma è indubbio
che se si arrivasse anche a dire che questa predicazione di violenza nei testi originari
non è presente, c’è una parte di realtà islamica o islamista violenta. Lo si è
visto soprattutto dal 2001 in poi.
Prima di tutto riprendendo
coscienza della propria storia. L’Europa si è indebolita perché
ha voluto tranciare il rapporto con la propria storia di tremila anni, dai
greci, ai romani, ai cristiani, fino all’Illuminismo e anche l’ebraismo.
Non
si può scrivere il futuro senza tenere conto di ciò che ha fatto grande la
storia di un popolo.
Non si possono cancellare
Giotto, Verdi, Galilei. Michelangelo, che possono darci impulsi, orgoglio e suggerimenti
per il nostro futuro.
In secondo luogo va tenuto
presente che l’Islam è una realtà variegata, non
è un monolite.
Al di là delle interpretazioni, vanno trovati dei luoghi di incontro per favorire un’evoluzione”. Camisasca ha quindi citato Benedetto XVI “L’Islam non ha ancora vissuto il suo Illuminismo”, la frase del Papa emerito, “ed è vero – ha proseguito il Vescovo – perchè il fondamento dell’Islam è un intreccio di fede e politica”.
Alla domanda di Porro sul problema
dell’accoglienza, Mons. Camisasca ha risposto illustrando alcuni punti:
“Dobbiamo tornare a un dialogo
serio coi popoli di nord e centrafrica perché possano affrontare a
livello locale i loro problemi. Non è possibile né facile realizzare questo
dappertutto e in tempi brevi, ma è essenziale.
Dobbiamo capire che siamo in
presenza di un mercato di uomini donne e bambini, venduti, rivenduti e portati
in Libia. Servono pertanto corridoi umanitari per portare via queste persone
dai loro paesi, allo stremo per guerre, lotte tribali o motivi politici.
La responsabilità dell’accoglienza
però non può essere accollata solo ad alcuni paesi come Grecia Italia e Spagna:
in questo – ha evidenziato – l’Europa è stata vergognosa, tante promesse
crollate il giorno dopo.
E’ necessario accogliere,
ridistribuire e fare percorsi di accoglienza, dove si può, perché non è sano e non
è cristiano accogliere e poi abbandonare.
Infine, chi sta morendo in mare deve essere salvato, ma poi è necessario capire dove e come accogliere queste persone e chi se ne deve assumere la responsabilità”.
Tra la paura della malattia e della morte o la paura dell’ immigrazione – ha concluso Mons.Camisasca- la paura che in questo momento è più stringente è quella del Covid.
Martedì 3 novembre 2012
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