giovedì 5 novembre 2020

ENIGMA AMERICA 3

 

COSA SAREBBE MEGLIO PER BIDEN

Leonardo Lugaresi

Non sono un esperto di politica, quindi mi astengo dal fare commenti sulle elezioni americane. Ho delle impressioni, come tutti – ad esempio quella che sia fondato il sospetto di decisivi brogli da parte dei democratici, resi possibili da procedure elettorali ridicole che proprio loro (e questo è un fatto, non un'impressione) si sono sempre rifiutati di correggere – ma le mie impressioni non contano nulla.

Non sono neanche un medico, né tantomeno uno specialista in neurologia e in geriatria, però ho gli occhi e le orecchie e in questi mesi ho seguito un po' la campagna elettorale dei due candidati. Ora, chiunque abbia visto e ascoltato Joe Biden, nelle sue pur rare apparizioni, non può non aver sospettato – se ha un minimo di onestà intellettuale – che egli soffra di un sensibile deterioramento delle sue facoltà mentali. Non gli vengono le parole, confonde nomi, date e circostanze anche familiari, fatica a svolgere discorsi coerenti se non li legge, eccetera eccetera.

Attenzione: non mi permetto di dire che sia demente, perché non sono un medico qualificato che l'abbia visitato e in ogni caso le diagnosi non si fanno a distanza. Dico solo che il suo comportamento induce questa impressione, il che è un fatto oggettivo, innegabile e di per sé politicamente rilevante. Sotto questo profilo, a me pare che la cosa più enorme, più incredibile e più scandalosa di questa campagna elettorale americana del 2020 sia che questo non è mai diventato un tema principale di discussione nel paese. Proprio negli Stati Uniti, dove tradizionalmente la questione della forma fisica dei candidati alle cariche pubbliche è sempre stata un tema di primaria importanza! Non del tutto a torto: in effetti, se si pensa ai poteri che il presidente di quella nazione ha, sapere come stia messo con la testa, prima di mandarlo alla Casa Bianca, sembra decisamente opportuno.

Questa volta, con il candidato più vecchio di tutta la storia americana!, e soprattutto con un soggetto che inciampa continuamente in gaffes penosissime, il tema non è stato praticamente affrontato. Ripeto: nessuno di noi può dire che Biden sia affetto da demenza, ma tutti noi possiamo dire che è sensato sospettarlo. Sarebbe dunque stato un preciso dovere della sua campagna elettorale fornire le prove del contrario. Perché ciò non è avvenuto? Perché tutto il sistema dei media lo ha blindato, stendendo una cortina pressoché impenetrabile su un argomento di così vitale importanza. Semplicemente è stato vietato di parlarne.

Nel momento in cui scrivo (ore 9 del 5 novembre) mi sembra di aver capito che sia probabile che Biden diventi il prossimo presidente degli USA. Se fossero giusti i sospetti che tutti (tranne i sordociechi e i fanatici) hanno, sarebbe questa la prima volta che entra alla Casa Bianca un presidente in condizioni così precarie. Ci sono stati presidenti che sono andati fuori di testa ad un certo punto del loro secondo mandato (Woodrow Wilson, ma allora non c'era la televisione e la moglie e lo staff riuscirono a tenere coperta la cosa fino alla fine della presidenza), altri che negli ultimi anni perdevano dei colpi (Reagan, a quanto si dice, si addormentava alle riunioni), altri ancora che non erano delle aquile sin dall'inizio (G.W. Bush, per dirne solo uno), ma che un presidente cominciasse il mandato essendo così malconcio sin dall'inizio non era mai successo.

Perché dunque penso che per Biden sarebbe assai meglio perdere queste elezioni piuttosto che vincerle (soprattutto nel modo sghembo in cui probabilmente le vincerà)? Perché mi sembra estremamente probabile che la blindatura strumentale di cui ha goduto in questi mesi presto finirà. Gli “strateghi” che l'hanno scelto come candidato sulla base di certi loro arcani calcoli (forse avranno pensato che l'altra volta persero perché Hillary Clinton stava, giustamente, sul cazzo a troppa gente e stavolta ci voleva uno particolarmente insignificante) domani non avranno più bisogno di lui, e c'è già lì pronta la vera candidata alla presidenza, che si chiama Kamala Harris. Dal giorno dopo il giuramento sarà ben difficile nascondere tutti i vuoti di memoria, gli impappinamenti, le frasi a casaccio o del tutto incomprensibili, l'incapacità di far fronte a domande e obiezioni e tutto il resto che abbiamo visto in questi mesi ... e soprattutto non ci sarà più l'interesse a censurarne l'evidenza. C'è da temere che sarà tutto molto umiliante per lui, soprattutto se, quando decideranno di farlo sloggiare, dovesse fare resistenza. In quel caso, non avranno pietà.

Fossi in lui, mi augurerei la sconfitta e un onorevole ritiro in famiglia.

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