Il Movimento di Comunione e
Liberazione. Conversazioni con Robi Ronza, Jaca Book, Milano (1976), 1986
Pag. 196 (ed. 1975)
ROBI
RONZA
Fino a questo punto, fino a quando cioè
il ruolo politico delle comunità
cristiane
si gioca al livello dei riflessi politico-sociali della loro stessa
presenza
nella società, nonché di forme di sollecitazione e di animazione
politico-culturale,
si resta nell'ambito di un'immagine riguardo alla quale
esiste
ampio consenso.
Tale
consenso si restringe tuttavia di molto quando — come pare faccia
CL
— si sostiene essere opportuno che le comunità cristiane optino per
forme
di appoggio diretto a presenze organizzate nella vita politica nel più ristretto
senso del termine.
GIUSSANI
Innanzitutto
occorre precisare che, dal nostro punto di vista, quando
dalla fase della sollecitazione e
dell'animazione politico-culturale si giunge a
quella della militanza politica
vera e propria, non è più la comunità in
quanto tale ad impegnarsi, ma
sono le singole persone che a responsabilità
propria, anche se formate dalla
vita concreta della comunità medesima, si
impegnano alla ricerca di strumenti
ulteriori di incidenza politica sia teorici
che pratici.
Quindi non è affatto
né corretto né leale l'uso, invalso su molti
giornali, di definire «candidati
di CL», «consiglieri comunali di CL» quei
militanti del nostro movimento
che si sono direttamente impegnati nelle
campagne elettorali ed in genere
nella militanza politica, come pure — e
soprattutto — non è affatto
corretto definire «leaders di CL» i dirigenti dei
gruppi da essi costituiti.
Nel quadro di tale loro attività,
i militanti di CL direttamente impegnati
nella vita politica oggi si
muovono all'interno di un partito, che è la
Democrazia Cristiana, e si
impegnano a promuovere lo sviluppo del giàcitato Movimento Popolare.
Insomma, compiono scelte specifiche, comene compie chiunque altro operi a
tale livello. Qual è tuttavia il criterio concui la base di CL guarderà alle
loro iniziative?
Certamente con la simpatia
caratteristica di chi non può che
condividerne l'ispirazione. Perciò da unaparte si moltiplicherà l'adesione
attiva della gente di CL agli strumenti diazione politica da loro
realizzati, e dall'altra — in occasioni di particolare edecisiva importanza, come le
campagne elettorali — per tutti i militanti di CL
sarà naturale, e direi quasi
istintivo, il rivolgersi ed il privilegiare quei
candidati che, nell'agone
politico, dimostrano di avere consonanza di ideali
e di metodi con il movimento; e
ciò tanto più se si tratta di persone che
sono esse pure del movimento.
Comunque, la militanza politica
delle persone che aderiscono a CL, e
tutte le singole scelte che ne
derivano, sono frutto di un giudizio e di una
responsabilità che sono
eminentemente personali. Quindi — mi preme
sottolineare — Comunione e
Liberazione non ha dato alcuna delega a quei
suoi militanti che sono impegnati
nella vita politica. Evidentemente la
comunità — sentendo il bisogno di
una presenza politica più efficace, meno
dispersa, specialmente di fronte
all'urgenza di salvare valori fondamentali,
come la libertà di fruire di uno
spazio adeguato all'evolversi di una vita
comunitaria — non mancherà di
sollecitare alla militanza politica chi ne
abbia l'attitudine, e insieme di
stimolare la responsabilità in tale campo di
tutti i suoi aderenti. Ciò
tuttavia, lo ripeto, non implica alcuna delega da
parte del movimento.
Guai a noi
se ripetessimo l'errore fatto nel 1948,
quando alla Democrazia Cristiana
venne in pratica irrevocabilmente delegata
la gestione della presenza
politica dei cattolici, ponendo così la
premessa di una delle principali
cause del suo successivo declino
sgretolamento politico e morale.
C'è fra noi tutti in quanto CL, ed i nostri
amici impegnati nel Movimento
Popolare e nella Dc, un'irrevocabile
distanza
crìtica.
Per
essere riconosciuti, per essere oggetto dell'attiva
simpatia cui prima ho accennato,
e per venire più facilmente seguiti dai
singoli membri delle nostre
comunità, essi devono parteciparne e accettare
continuamente che le loro scelte
siano sottoposte al giudizio comune, che
emerge dalla vita della comunità,
dai suoi bisogni e dai criteri che in essa si
affermano e trovano verifica. Ed
a questa distanza critica noi non
rinunceremo mai.
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