Scivolare
sulla finanza derivata. Tragicomico destino quello del Monte dei Paschi,
l’unica banca – che io sappia – che sia stata celebrata in un’opera letteraria:
i “Cantos” di Ezra Pound.
Siena Madonna di Mercy |
Celebrata
dal poeta americano perché nei suoi Statuti seicenteschi scoprì una banca per
il popolo che si fondava sulla fertilità della terra e sul lavoro, al contrario
del modello della Banca d’Inghilterra.
Siena per
Pound era il simbolo della lotta allo strapotere della finanza e dell’usura.
Non so se
ora Siena perderà la “sua” banca. Mi addolora molto di più che – da tempo –
abbia perso la sua anima. “Che vale all’uomo guadagnare il mondo intero se poi
perde se stesso?”.
Fra l’altro è
proprio l’anima cristiana della città (oggi dimenticata) che è storicamente
alle origini delle sue fortune (anche economiche) e della sua gloria.
Lo sanno gli
attuali padroni di Siena e i suoi cittadini?
Sta scritto
perfino nel simbolo più antico della sua ricchezza, la moneta della Repubblica
di Siena, che riportava la formula: “Sena vetus Civitas Virginis”.
Città della Vergine. Non era un’espressione celebrativa, ma giuridica e
politica.
A tutte le
mire dei conquistatori che, nei secoli, si affacciavano all’orizzonte, Siena
opponeva la sovranità della sua Regina, la Madonna, garante della libertà e
dell’indipendenza della città.
E’ a lei, l’
“Advocata senensium”, che sempre la città si è affidata, perfino con atto
notarile, nei momenti di pericolo (dalla battaglia di Montaperti alla “peste
nera” del XIV secolo, dai terremoti fino alla Seconda guerra mondiale).
Anche il
famoso ciclo di affreschi politici, detti del Buongoverno e del cattivo
governo, realizzato da Ambrogio Lorenzetti nel palazzo pubblico, in filigrana,
celebra proprio la regalità di Maria su Siena.
Non a caso a
Siena tutto parla di lei e canta la più “umile e alta” delle creature.
Dal
campanone della Torre del Mangia (si chiama “Sunto” in onore della Madonna
Assunta) alla Cattedrale che è un poema di marmo, un trattato di teologia della
storia incentrato su Maria; dal Palio (sia quello di luglio che quello di
agosto sono feste della Vergine) allo stesso simbolo della città, quella
Balzana (lo scudo bianco e nero) che rimanda al bianco e nero della Cattedrale.
Secondo il
Gigli, ripreso dal Vannini, la balzana senese sarebbe la “realizzazione
araldica dell’aretologia mariana (castità e umiltà) o addirittura (si potrebbe
aggiungere) delle Sue ossimoriche attribuzioni (umile e alta, vergine e madre)
o del mistero della Sua maternità (Verbum caro)”.
Alla Madonna
è dedicato anche l’Ospedale che sorge ai piedi della cattedrale, fondato nel X
secolo dai canonici del Duomo per i bambini esposti e i pellegrini. E’ uno dei
più antichi e gloriosi ospedali del mondo.
L’immagine
della Madonna a Siena si trova dovunque, da tutti i palii alle antiche
biccherne (le tavole dei libri contabili), dalle porte della città all’altar
maggiore della Cattedrale (dov’era posta la Maestà di Duccio), dalla sala del
palazzo pubblico, dove si trova la Maestà di Simone Martini, ai crocicchi delle
strade.
La stessa
della piazza del Campo ha la forma del mantello della Madonna della
misericordia, l’icona dove tutta la città si raccoglie sotto la protezione
della Madre di Dio.
Dicevamo
della moneta con la scritta mariana.
Perduta la
“Civitas Virginis” (cioè la fede che era il vero tesoro della città), oggi si
perde anche la “moneta”, ovvero la banca e la prosperità.
E’
inevitabile, perché quella prosperità germogliò e fruttificò su un terreno
spirituale, di forti valori cristiani.
Il Monte dei
Paschi – la più antica banca del mondo – nasce infatti come monte di pietà. I
monti di pietà sono quelle istituzioni finanziarie senza scopo di lucro pensate
dai francescani, e fondate alla fine del XV secolo, per aiutare la crescita
economica dei ceti più disagiati e sottrarli da una parte alla miseria,
dall’altra all’usura.
C’è
soprattutto un santo francescano di Siena, san Bernardino (sulla
scia del francescano Giovanni Olivi), alle origini della teoria dell’utilità
soggettiva in economia. Luigino Bruni e Alessandra Smerilli hanno dimostrato
nel libro “Benedetta economia” che proprio i francescani (e prima i
benedettini) hanno posto le basi del sano pensiero economico e della prosperità
dei nostri popoli (Rothbard lamentava che gli economisti si fossero poi
allontanati dai pensatori cattolici).
E’ quella
che Stefano Zamagni ha chiamato “l’invenzione dell’economia di mercato civile”.
Ma la Siena
di oggi neanche ricorda che san Bernardino – una grande figura – è un santo di
questa città. Così come santa Caterina, che è patrona d’Italia,
compatrona d’Europa e dottore della Chiesa, ma il cui santuario, a Siena, è
pressoché sempre deserto e dimenticato.
Piccolo
emblema di questo smarrimento dell’identità e della memoria è stato – tre anni
fa – il palio dove attorno al volto della Madonna sono stati disegnati alcuni
versetti del Corano, la sura 19. La banale Sinistra del politically correct
lasciava il segno di un superficiale sincretismo.
E’ sempre stato
problematico per una classe politica non raffinatissima come quella del Pci
(poi Pds, Ds e Pd), amministrare una città così carica di storia, di cultura,
dove tutto parla della sua antica fede cristiana.
Agli inizi
del Novecento Siena era una città in parte ancora cattolica e laica. Un po’
isolata e asfittica come appare nei romanzi di Federico Tozzi.
Dal 1945,
con l’urbanizzazione di molti nuclei familiari dalle campagne, il Pci
conquista la maggioranza e negli enti locali assume il potere, tenuto pressoché
senza interruzione fino ad oggi (sono 67 anni).
Ma la
borghesia senese, un po’ laica, un po’ cattolica, ha governato istituzioni
importanti come l’Ospedale, il Monte dei paschi e l’Università (anch’essa
fondata, nel 1240, in pieno medioevo cristiano).
Con i
decenni il potere della Sinistra si è allargato sempre più. Vent’anni fa solo
il Monte, governato da Dc e socialisti, faceva eccezione. Ma da allora, dalla
nascita delle Fondazioni, gli enti locali rossi hanno preso il sopravvento. E
la Sinistra a Siena domina senza rivali e senza alcuna opposizione.
Esprime però
una classe politica che sembra del tutto estranea alla grande storia
della città. Ricordo che negli anni Ottanta il Pci tirò fuori un
manifesto per le elezioni che raffigurava la Piazza del Campo. Volevano così
celebrare il loro buon governo.
Come se
quella piazza di sogno l’avessero fatta loro. Ahimé il Pci a Siena ha saputo
fare solo una quartiere satellite, San Miniato, che, nella sua triste
bruttezza, ricorda le grigie periferie dei regimi dell’Est. E’ il perfetto
simbolo dell’epoca rossa.
Sono
rarissimi (uno o al massimo due) i dirigenti comunisti che abbiano saputo
sintonizzarsi con la spiritualità e la storia di Siena. Ma va anche detto che
tutti sono stati mandati al potere per decenni dal voto degli attuali senesi.
Siamo un
popolo attaccato alle sue antiche tradizioni, ma immemore delle sue origini
cristiane. Questa è una città che, grazie al Monte, è vissuta per decenni al di
sopra delle sue possibilità e il dorato benessere ha addormentato gli spiriti e
annichilito le energie migliori.
Oggi
un’eredità immensa (e immeritata) sembra sia stata dilapidata. E la città, bella addormentata, si
sveglia in un deserto, senza più un tessuto economico, un’identità e un futuro.
Si
ripresenteranno, per il governo del Comune di Siena (e tutto il resto), i
soliti che da anni sono sulla scena politica, oltretutto senza alcuna idea del
futuro?
Eppure a
Sinistra c’è chi riconosce lealmente che “non siamo stati all’altezza”.
Possibile che non si sentano in dovere di cambiare tutto?
L’unica
speranza per questa bella città è la discontinuità: che facciano tutti un passo
indietro, emergano nuove energie, nuove idee e nuovi volti.
Questo
cataclisma potrebbe portare una rinascita. Ma prima che la sua banca, Siena
deve ritrovare un’anima.
Antonio
Socci
Nessun commento:
Posta un commento