Intervista di Gian Guido Vecchi.
DIFESA DEL SENSO COMUNE. Il titolo scelto dal Corriere è “L’Europa e il populismo di Pilato”
e nell’intervista il filosofo spiega di essere «cresciuto all’epoca del nazismo
e ho visto da giovane che la maggioranza degli uomini può pensare in modo
sbagliato. Io e la mia famiglia stavamo dall’altra parte. E per me è come un
riflesso, ho imparato che l’uomo e il senso comune vanno difesi, sempre,
nel caso anche contro la maggioranza». Il ragionamento di Spaemann,
riprende il filo del discorso di Benedetto XVI al Bundestag di
Berlino: «Una ”ragione positivista” che si presenti come esclusiva “non
può creare alcun ponte verso l’ethos e il diritto” e somiglia “agli
edifici di cemento armato senza finestre, in cui ci diamo clima e luce da
soli e non vogliamo più riceverle dal mondo vasto di Dio”».
RELATIVISMO E
TOLLERANZA. «Io difendo dallo scientismo il senso comune delle persone
semplici, la ragione», dice Spaemann che, approfondendo le tematiche del
suo libro – vita, morte, temi etici, biopolitica – dice: «Il Papa parla di
dittatura del relativismo. E il relativismo radicale è una cosa molto
pericolosa. Alcuni pensano sia la condizione della tolleranza, ma è vero il
contrario. La tolleranza si fonda sul rispetto dell’uomo, della persona. Se questo
scompare, se qualcosa come la natura dell’uomo non esiste, allora con l’uomo —
e la natura — si può fare di tutto. Solo se la tolleranza si fonda su una
convinzione profonda, è stabile. Del resto una cosa sono i giudizi, un’altra la
decisioni di coscienza. Coscienza è convinzione che certe cose siano buone o
giuste. Se c’è un confronto tra due coscienze e dicono cose diverse, si deve
tollerare l’altro ma non è possibile siano ambedue corrette». Per Ruini: «Il
professore mette in chiaro che le convinzioni di coscienza non sono solo un
fatto individuale ma riguardano il vero e il falso. L’umanità del XXI secolo si
trova di fronte a questioni fondamentali che prima non erano rimesse alle
nostre scelte personali, sociali, politiche. Sui grandi temi etici e antropologici,
allora, è certamente una questione di coscienza, ma non solo. Io
ricorrerei piuttosto al concetto di obiezione di coscienza. Una forza politica
può dire: se qualcuno non è d’accordo, è concessa l’obiezione di
coscienza. Ma non si può ridurre tutto alla coscienza personale dei
singoli esponenti, senza che ci sia una presa di posizione e una linea da
seguire. Non è adeguato alla rilevanza pratica del problema oggi».
SENZA VERITA’ TUTTO E’
POTERE. Riprendendo il paragone
ratzingeriano tra lo scetticismo moderno e la figura di Pilano, Spaemann
nota: «La sentenza di Pilato è la vittoria del populismo sul diritto.
Gesù muore a causa della mancanza di coraggio di un giudice. Se non c’è
la verità tutte le questioni diventato questioni di potere. Ed è quanto
accade oggi. In Europa c’è grave limitazione della libertà di opinione.
Non si dice: ciò che sostieni è falso. Si dice: questo non lo puoi
sostenere! Non ci si chiede se sia vero o no, ma se sia
politicamente corretto o meno. E ciò che è politicamente corretto lo
decide chi ha il potere». Ruini: «Ci può essere mancanza di coraggio, ma io
vedo soprattutto una grande confusione di idee: proprio perché si pensa che la
verità sia un concetto vecchio, superato». E poi aggiunge: «Il libro di
Spaemann non è contro la scienza moderna ma contro l’assolutizzazione del
sapere scientifico come unica forma di sapere autentico. La scienza
esclude metodologicamente la questione della causa finale, ma questo non
significa che se ne debba prescindere in assoluto».
Non «c’è il rischio – chiede Vecchi a Ruini – , che un pensiero “orientato alla verità” venga usato ipocritamente, come falsa bandiera elettorale?». Risposta del cardinale: «Il quadro è complesso, c’è anche chi cerca voti parlando contro i valori etici. Il rischio di strumentalizzazione, in politica, c’è sempre, è difficile distinguere. Ma è un rischio che si supera con la verifica di ciò che veramente le forze politiche fanno quando ne hanno la possibilità. Sul tema della famiglia, per dire, un po’ tutti sono disposti a dichiarare. Se poi si va a verificare è stato fatto pochissimo…».
Non «c’è il rischio – chiede Vecchi a Ruini – , che un pensiero “orientato alla verità” venga usato ipocritamente, come falsa bandiera elettorale?». Risposta del cardinale: «Il quadro è complesso, c’è anche chi cerca voti parlando contro i valori etici. Il rischio di strumentalizzazione, in politica, c’è sempre, è difficile distinguere. Ma è un rischio che si supera con la verifica di ciò che veramente le forze politiche fanno quando ne hanno la possibilità. Sul tema della famiglia, per dire, un po’ tutti sono disposti a dichiarare. Se poi si va a verificare è stato fatto pochissimo…».
Nessun commento:
Posta un commento