di Assuntina Morresi
Tratto da Il Sussidiario.net il 3 gennaio 2013
Tratto da Il Sussidiario.net il 3 gennaio 2013
Può esistere un bambino con due mamme? No. Da quando esistono gli esseri
umani, su questo pianeta, ognuno è nato dall’incontro del seme maschile con un
gamete femminile. Un padre e una madre, appunto. Ma all’ospedale di Padova pare
non siano più d’accordo su questa elementare verità (tuttora valida, per quanto
ci risulta), e hanno deciso di “riconoscere” la convivente di una donna, che ha
partorito un figlio in quella clinica ostetrica, come suo “partner”, dandole un
braccialetto analogo a quello che usualmente viene dato ai papà, ma con su la
scritta “partner”, appunto, invece che “padre”.
Il primario di quella clinica, in altre parole, anziché limitarsi a
verificare i fatti, come sarebbe stato suo compito – una donna ha partorito un
figlio, e il padre non è presente – ha voluto dare un riconoscimento ufficiale
ad un legame affettivo fra due donne, stravolgendo la realtà, e agendo come se
una delle due fosse il padre del bambino. Come se fosse possibile che un figlio
nasca da due donne. Non si tratta “solo” di un escamotage linguistico, un
trucchetto da parte di chi, probabilmente, vuole approfittare di una situazione
particolare per rivendicare posizioni ideologiche ben precise: è invece
l’ultimo, in ordine di tempo, degli esempi della rivoluzione antropologica in
atto, cioè del cambiamento delle
fondamenta stesse dell’umano. Le agenzie spiegano che la donna che ha
partorito lo ha fatto ricorrendo all’eterologa, con un’inseminazione
artificiale fatta in Spagna, visto che in Italia è proibita. La donna, quindi,
ha avuto un figlio da un uomo che non conosce, e con il quale non ha mai avuto
alcun rapporto fisico, e per questo può fingere che suo figlio sia nato invece
grazie al legame affettivo con un’altra donna.
Se chi ha partorito avesse concepito il figlio anche con uno sconosciuto,
ma per vie naturali, la finzione non avrebbe funzionato allo stesso modo: la
fisicità stessa del rapporto, persino se fosse stato casuale ed unico, avrebbe
reso molto più difficile negare l’esistenza di un padre. Ma la separazione
totale della sessualità dalla procreazione consente di inventarsi,
letteralmente, gravidanze impossibili, come sono quelle, appunto, generate da
due persone dello stesso sesso. Dare ufficialità al fatto che il bambino ha due
mamme, come è avvenuto all’ospedale di Padova, significa quindi dare
ufficialità ad una finzione, impossibile finora anche alla tecnica. Ed il
bambino nato viene “usato” per legittimare la coppia omosessuale, ed
equipararla a quella fra un uomo e una donna: se anche le istituzioni
riconoscono il fatto che un bambino può essere ugualmente il figlio di due
donne, o di due uomini, o di un uomo e di una donna, allora vuol dire che
coppie omo ed eterosessuali si equivalgono sotto ogni aspetto. E che cosa è
questa, se non una rivoluzione antropologica, un mutamento radicale nella
concezione stessa della natura umana?
Siamo nel pieno della campagna elettorale per le prossime elezioni e
diversi politici, a partire da Mario
Monti, affermano che sui cosiddetti “temi eticamente sensibili” i
raggruppamenti a cui si riferiscono non formulano linee programmatiche, ma ogni
singolo politico sarà libero di esprimere, in coscienza, in Parlamento, la sua
personale convinzione. Ma può una forza politica che si candida a governare
un paese, dire che non ha nessun orientamento su questioni fondamentali come
quella dell’equiparazione fra coppie omo ed eterosessuali? Significherebbe che
chi si propone a guida del paese non ha idea alcuna sulle fondamenta della
convivenza umana. È mai possibile?
Anche la vicenda apparentemente marginale e sostanzialmente surreale di un
braccialetto in un ospedale mostra quanto sia necessaria una chiarezza
concettuale su tutto questo, e come sia impossibile, oramai, evitare di
prendere posizione.
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