mercoledì 30 gennaio 2013

MARIA GRAZIA, L'UNIVERSO INTERO E' MENO PREZIOSO DI TE


Lettera di Caffarra a Maria Grazia, la bimba ritrovata nel “letamaio”

Lettera aperta del cardinale arcivescovo di Bologna alla piccola trovata in un cassonetto a Bologna. «Il tuo vagito entri nella coscienza di ciascuno di noi fino in fondo, e dentro la nostra città»
Carlo Caffarra, cardinale arcivescovo di Bologna, ha scritto sulle pagine del settimanale Avvenire Bologna Sette una lettera aperta a Maria Grazia, la bambina trovata due settimana fa in un cassonetto sotto le finestre dell’arcivescovado. La piccola, soccorsa da due passanti che, nei primi istanti l’avevano scambiata per un cucciolo di animale, è stata salvata in extremis dai due soccorritori e il fatto ha sconvolto la città.

Sulle pagine del quotidiano, il cardinale si rivolge a lei scrivendole: «Cara Maria Grazia, sei stata buttata nei rifiuti sotto la mia finestra, vicino alla mia casa. Eri diventata qualcosa di troppo; un di più di cui bisognava disfarsi. Come è potuto accadere? Perché non sei stata guardata con gli occhi dell’amore, forse resi ciechi da un indicibile dramma. E quando non guardo l’altro con questi occhi, esso diventa un residuo da cui liberare la realtà. Un rifiuto di cui disfarsi».

Il cardinale ripercorre i momenti del salvataggio: «Sei stata salvata perché il tuo vagito ha trovato ascolto nel cuore paterno di due uomini buoni. Il tuo vagito vale più di tutti i nostri calcoli egoistici, perché ha gridato che nessuna persona può essere rifiutata. Ci ha ricordato che l’intero universo è meno prezioso di te, anche quando vagivi in mezzo ai rifiuti; è meno prezioso di una sola persona umana. Grazie per avercelo ricordato dal fondo di un letamaio. Il tuo vagito entri nella coscienza di ciascuno di noi fino in fondo, e dentro la nostra città».

Ma quel “letamaio” non è stato visto solo da occhi umani. «Il cassone dell’immondizia posto sotto la mia finestra – scrive Caffarra – fu guardato con occhi pieni di amore da Dio stesso, perché in esso c’era la sua immagine. Non rinunciamo più alla verità che ci è stata svelata dal tuo vagito: nessuna persona è da buttare, perché in ogni persona è presente un mistero da venerare. Tanti sono passati davanti a quel cassonetto. Io stesso lo vedo ogni volta che mi affaccio alla finestra. Continueremo a vivere dimenticando chi siamo, e come fossimo tante solitudini pressate l’una contro l’altra?».

«Eppure – conclude il cardinale – ancora mi attraversa il tuo vagito, che indica la verità di cui andiamo affannosamente in cerca, nei nostri giorni divenuti tristi. Grazie, piccola bambina, perché ascoltando il tuo pianto ho imparato ancora più intimamente cosa significhi essere padre: prendersi cura di ciascuno perché nessuno sia più sfigurato. Che la nostra città percorra, guidata dal tuo vagito, l’intero cammino che porta dalla solitudine all’amore. Che il tuo vagito sia il dolore di chi ha generato in noi la coscienza della nostra umanità, e ci ha fatto sentire il peso specifico di essere persone: per sempre. Grazie, piccola madre di noi tutti».

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