Ci sono articoli che rivelano un mondo.
Il pezzo scritto da Pierluigi
Battista sul Corriere della Sera del 18 gennaio dovrebbe essere letto e meditato nei sacri palazzi, nelle curie, nelle parrocchie e nelle case dei cattolici. Perché in quell’articolo il mite Battista ha riassunto in modo esemplare la ricetta con la quale il mondo sta cucinando a fuoco lento i cattolici.
Un piccolo capolavoro, lucidissimo, che descrive la nostra fine. Una fine del tutto simile all’apologo della rana e dell’acqua bollente: se tu getti il proverbiale rospo in una pentola caldissima, lui salta subito fuori; ma se ce lo metti e poi accendi il fuoco lento, la poveretta si farà bollire senza battere ciglio.
I nemici della Chiesa – a proposito: nel mondo esistono nemici della Chiesa, ricordiamocelo – i nemici della Chiesa hanno capito che fucilazioni, ghigliottine, corda e sapone, torture, genocidi, lager, gulag, massacri di monache e di frati, dopo i primi innegabili vantaggi, producono però martiri e rinvigoriscono quella fede tanto odiata. Allora bisogna cambiare sistema: bisogna bollire le rane cattoliche a fuoco lento. Bisogna affidare il compito a istituzioni democratiche e liberali, a organismi che lavorano per la pace e per l’unità europea, a leader tecnico-politici che la domenica vanno a Messa, che ripetono ogni cinque minuti “valori, valori!” e che quindi sono di sicuro delle “brave persone” e non conoscono nemmeno vagamente dove stia di casa la massoneria.
Insomma: la rana cattolica non si accorge che la temperatura nella pentola piano piano sale, e così alla fine si ritrova bollita senza fare un plisset. Ma dicevamo dell’articolo di Pierluigi Battista, vero capolavoro di questa strategia.
Il pezzo scritto da Pierluigi
Battista sul Corriere della Sera del 18 gennaio dovrebbe essere letto e meditato nei sacri palazzi, nelle curie, nelle parrocchie e nelle case dei cattolici. Perché in quell’articolo il mite Battista ha riassunto in modo esemplare la ricetta con la quale il mondo sta cucinando a fuoco lento i cattolici.
Un piccolo capolavoro, lucidissimo, che descrive la nostra fine. Una fine del tutto simile all’apologo della rana e dell’acqua bollente: se tu getti il proverbiale rospo in una pentola caldissima, lui salta subito fuori; ma se ce lo metti e poi accendi il fuoco lento, la poveretta si farà bollire senza battere ciglio.
I nemici della Chiesa – a proposito: nel mondo esistono nemici della Chiesa, ricordiamocelo – i nemici della Chiesa hanno capito che fucilazioni, ghigliottine, corda e sapone, torture, genocidi, lager, gulag, massacri di monache e di frati, dopo i primi innegabili vantaggi, producono però martiri e rinvigoriscono quella fede tanto odiata. Allora bisogna cambiare sistema: bisogna bollire le rane cattoliche a fuoco lento. Bisogna affidare il compito a istituzioni democratiche e liberali, a organismi che lavorano per la pace e per l’unità europea, a leader tecnico-politici che la domenica vanno a Messa, che ripetono ogni cinque minuti “valori, valori!” e che quindi sono di sicuro delle “brave persone” e non conoscono nemmeno vagamente dove stia di casa la massoneria.
Insomma: la rana cattolica non si accorge che la temperatura nella pentola piano piano sale, e così alla fine si ritrova bollita senza fare un plisset. Ma dicevamo dell’articolo di Pierluigi Battista, vero capolavoro di questa strategia.
Battista in sostanza dice: i principi non
negoziabili sono una colossale scocciatura, perché ostacolano la
modernizzazione e l’europeizzazione della vecchia Italia cattolica e papista. I
poteri forti e paramassonici vogliono fare del Bel Paese una landa glaciale e
disumana del tutto simile alle efficienti e pulitissime nazioni luterane
dell’Europa del Nord, dove i treni sono in orario, gli ospedali funzionano,
tutti pagano le tasse, il venerdì sera ci si ubriaca ma a turno – così uno
guida sobrio l’auto per tornare a casa – e i suicidi aumentano a vista d’occhio
nella disperazione di una vita senza senso soprannaturale.
Scrive infatti il Battista: “La politica, anche
su temi così delicati, dovrebbe saper negoziare e trovare utili compromessi. Se
invece si perpetua la logica dei «valori non negoziabili» e dell'oltranzismo
ideologico non si arriva a nulla. O si continua all'infinito nel vaniloquio”.
Dunque, chi parla di questi principi –
ad esempio Bendetto XVI – alimenta il vaniloquio.
La soluzione? Due mosse. La prima: “spacchettiamo” i temi non negoziabili –
propone il saggio e moderato Battista – nel senso di separare alcuni temi
“davvero non negoziabili da altri in cui il compromesso è possibile e
accettabile”. La seconda: “Parlamentarizzare
il dibattito intorno ai temi eticamente sensibili”. Nella pentola della nostra
rana cattolica, la temperatura comincia lentamente a salire.
E come si deve fare questo
spacchettamento? Qui il ragionamento di Battista si fa perfidamente sottile:
l’editorialista del Corriere della Sera distingue infatti “ciò che riguarda la vita” – come ad esempio
aborto e fecondazione artificiale – dalla questione caldissima dei matrimoni
gay. Sul primo gruppo di questioni Battista scrive – bontà sua – che i
cattolici “hanno tutto il diritto non solo di votare a favore di leggi che
considerano contrarie alla loro coscienza, ma anche di ingaggiare una battaglia
culturale e politica per impedire politiche che a loro giudizio violano la
sacralità della vita”.
Dopo la carota, arriva però la bastonata, e i toni diventano
improvvisamente duri e minacciosi: “Ma
che c'entra con il valore «non negoziabile» della vita una guerra cieca e a
oltranza contro il riconoscimento delle unioni di fatto, eterosessuali e
soprattutto dello stesso sesso. Una legge ragionevole, che salvaguardi i
diritti fondamentali degli omosessuali, che dia riconoscimento giuridico alle
unioni tra individui dello stesso sesso, attiene a una sfera diversa da quella
che si combatte sull'arena dei valori non negoziabili”.
Nella pentola, la rana cattolica
comincia a sentire caldo. Il disegno tratteggiato dal ragionamento di Battista
è sottile e banale nello stesso tempo: mostrarsi
conciliante sugli argomenti (aborto e figli in provetta) nei quali i cattolici
hanno ormai perduto, e dove le leggi ingiuste sono inesorabilmente consolidate;
e chiedere un atteggiamento di compromesso e di resa proprio su quei temi – le
nozze gay – dove ancora la sconfitta non si è consumata. Geniale.
Diabolico.
Dal tono dell’articolo si capisce anche
che il mondo attribuisce a questa faccenda dello sdoganamento legale e simbolico del
sesso omosessuale un’importanza fondamentale. E che ogni tentativo di
ostacolare questo disegno sarà spazzato via senza alcuna pietà. I cattolici
sono avvertiti: se si ostinano a pensare e a dire che ci sono rapporti secondo
natura e rapporti contro natura, la reazione del sistema europeista e
mondialista sarà terribile. E guai a chi pensa di promettere agli elettori che,
se governerà, si opporrà alla deriva “gaia” del diritto: che peste lo colga.
Ovviamente, nel ragionamento di
Pierluigi Battista i principi non negoziabili sono tenuti nella stessa stima delle
credenze più irrazionali di una tribù animista dell’Africa nera: duemila anni
di tradizione filosofica, di dottrina politica e morale razionalmente
argomentata, la legge naturale di Agostino d’Ippona e Tommaso d’Aquino, Tommaso
Moro e Carlo d’Asburgo sono tutte cose graziosamente gettate nell’inceneritore
laico-progressista. Essere contro l’aborto, o peggio contro i matrimoni fra
persone dello stesso sesso, è il frutto di pulsioni irrazionali che possono
(per ora) sopravvivere all’interno del recinto religioso. Nella vita pubblica,
dove brilla il sole della ragione illuminista e rivoluzionaria, ogni persona di buon senso “deve” sapere
che le nozze gay sono una cosa ragionevolissima. E se non lo capisce, lo si
rieduca con i mass media, e se serve anche con la magistratura democratica.
Il destino della rana cattolica sembra
dunque segnato. Oltretutto, a portare l’acqua in ebollizione non ci si mettono soltanto i
laici come Pier Luigi Battista. Ma la cottura viene favorita anche dal
clamoroso disordine dottrinale che
regna nell’accampamento cattolico. Non c’è un solo consiglio pastorale, o una
parrocchia, o un gruppo di catechisti, nel quale sia chiaro a tutti – e
accettato da tutti – che cosa siano i principi non negoziabili e quali siano i
loro precisi contenuti. Tanto è vero che quando il “cattolico” di provenienza
oratoriana si candida in politica, dopo cinque minuti ha già “scaricato” la
dottrina della Chiesa, che ignora.
Umanamente parlando, il progetto del
Corrierone, dell’Unione Europea, dei rivoluzionari progressisti e conservatori
(da Holland a Cameron) sembra cosa fatta, e la rana cattolica è a un passo
dalla cottura. Per fortuna rimane quella cosettina che sembra da nulla, ignota
a Pier Luigi Battista e a non pochi cattolici adulti, e che si chiama
Provvidenza. di Mario Palmaro
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-il-corrieronee-la-rana-cattolica-5637.htm
leggi l'articolo di Battista
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