Don Gabriele Mangiarotti
È un tempo, questo, in cui la
drammaticità della situazione chiede ai cristiani di essere presenti nel mondo
con il proprio volto e con le ragioni della speranza. «Sappiate rendere ragione
della speranza che è in voi» ci ricorda da sempre san Pietro. E questo vale in
ogni circostanza della vita «a tempo e fuor di tempo» o, come più icasticamente
dice l’espressione latina, «opportune et importune». Ben venga allora questo
messaggio del Papa per la Giornata delle Comunicazioni Sociali, che ci invita a
prendere sul serio la possibilità di usare la rete secondo la propria identità.
Dobbiamo leggere tutto il messaggio e imparare la logica che lo informa, proprio per evitare quello che tanto spesso fanno i media: prendono un particolare e lo assolutizzano, impedendo così che il «lettore» possa farsi una propria idea della realtà. Ho evidenziato alcuni passaggi del documento e mi ripropongo di affrontare tutta la tematica indicata dal Pontefice per rendere sempre più vicino al suo cuore il lavoro che da tanti anni svolgo in rete.
Raccolgo per ora solo un suggerimento: «La capacità di utilizzare i nuovi linguaggi è richiesta non tanto per essere al passo coi tempi, ma proprio per permettere all’infinita ricchezza del Vangelo di trovare forme di espressione che siano in grado di raggiungere le menti e i cuori di tutti» e questo per me vuol dire almeno queste due cose: da un lato la consapevolezza che internet è un mondo con le sue regole, la sua logica, la sua dinamica, e che una presenza che voglia essere cristiana deve sapere «piegare» lo strumento allo scopo che si prefigge. Il lavoro che ci è chiesto è proprio la capacità di «trovare forme di espressione» che non tradiscano il Vangelo, in nome di una presunta «modernità» o attualità Dall’altro lato, per raggiungere «le menti e i cuori di tutti» la condizione è quella di avere un’anima ecclesiale, cattolica come dimensione personale. Infatti «tale condivisione consiste non soltanto nell’esplicita espressione di fede, ma anche nella testimonianza, cioè nel modo in cui si comunicano “scelte, preferenze, giudizi che siano profondamente coerenti con il Vangelo, anche quando di esso non si parla in forma esplicita”.» E così il papa ci ricorda ancora che essere cattolici lo si dimostra nella qualità dei giudizi, e che non si tratta di una pura etichetta.
Grazie, Santità, con la Sua guida e il Suo conforto si lavora con più pace nel cuore!
Dobbiamo leggere tutto il messaggio e imparare la logica che lo informa, proprio per evitare quello che tanto spesso fanno i media: prendono un particolare e lo assolutizzano, impedendo così che il «lettore» possa farsi una propria idea della realtà. Ho evidenziato alcuni passaggi del documento e mi ripropongo di affrontare tutta la tematica indicata dal Pontefice per rendere sempre più vicino al suo cuore il lavoro che da tanti anni svolgo in rete.
Raccolgo per ora solo un suggerimento: «La capacità di utilizzare i nuovi linguaggi è richiesta non tanto per essere al passo coi tempi, ma proprio per permettere all’infinita ricchezza del Vangelo di trovare forme di espressione che siano in grado di raggiungere le menti e i cuori di tutti» e questo per me vuol dire almeno queste due cose: da un lato la consapevolezza che internet è un mondo con le sue regole, la sua logica, la sua dinamica, e che una presenza che voglia essere cristiana deve sapere «piegare» lo strumento allo scopo che si prefigge. Il lavoro che ci è chiesto è proprio la capacità di «trovare forme di espressione» che non tradiscano il Vangelo, in nome di una presunta «modernità» o attualità Dall’altro lato, per raggiungere «le menti e i cuori di tutti» la condizione è quella di avere un’anima ecclesiale, cattolica come dimensione personale. Infatti «tale condivisione consiste non soltanto nell’esplicita espressione di fede, ma anche nella testimonianza, cioè nel modo in cui si comunicano “scelte, preferenze, giudizi che siano profondamente coerenti con il Vangelo, anche quando di esso non si parla in forma esplicita”.» E così il papa ci ricorda ancora che essere cattolici lo si dimostra nella qualità dei giudizi, e che non si tratta di una pura etichetta.
Grazie, Santità, con la Sua guida e il Suo conforto si lavora con più pace nel cuore!
Alcuni spunti tratti dal
Messaggio:
• In questi spazi non si condividono solamente idee e informazioni, ma in ultima istanza si comunica se stessi. • Dialogo e dibattito possono fiorire e crescere anche quando si conversa e si prendono sul serio coloro che hanno idee diverse dalle nostre. “Costatata la diversità culturale, bisogna fa sì che le persone non solo accettino l’esistenza della cultura dell’altro, ma aspirino anche a venire arricchite da essa e ad offrirle ciò che si possiede di bene, di vero e di bello” • Se la Buona Notizia non è fatta conoscere anche nell’ambiente digitale, potrebbe essere assente nell’esperienza di molti per i quali questo spazio esistenziale è importante. • La capacità di utilizzare i nuovi linguaggi è richiesta non tanto per essere al passo coi tempi, ma proprio per permettere all’infinita ricchezza del Vangelo di trovare forme di espressione che siano in grado di raggiungere le menti e i cuori di tutti. • Nell’ambiente digitale la parola scritta si trova spesso accompagnata da immagini e suoni. • L’autenticità dei credenti nei network sociali è messa in evidenza dalla condivisione della sorgente profonda della loro speranza e della loro gioia: la fede nel Dio ricco di misericordia e di amore rivelato in Cristo Gesù. Tale condivisione consiste non soltanto nell’esplicita espressione di fede, ma anche nella testimonianza, cioè nel modo in cui si comunicano “scelte, preferenze, giudizi che siano profondamente coerenti con il Vangelo, anche quando di esso non si parla in forma esplicita”. • La “luce gentile” della fede. |
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