≪Da quando nella politica italiana e entrato Berlusconi,ossia dal
1994, la cultura di sinistra ha sviluppato un suo peculiare racconto
dell’Italia.
Secondo questo racconto chi
vota a sinistra sarebbe “la parte migliore del Paese”, mentre la parte che
sceglie il centro-destra sarebbe la parte peggiore, evidentemente
maggioritaria.
La teoria delle due Italie scattò
subito, nel 1994, allorche la “gioiosa macchina da guerra” di Occhetto fu inaspettatamente sconfitta dal neonato partito di Berlusconi. E
da allora mise radici, costruendo pezzo dopo pezzo una narrazione della storia
nazionale al centro della quale vi e l’idea di una vera e propria mutazione
antropologica degli italiani, traviati fin dagli anni Ottanta dal consumismo e dalla
tv commerciale.
Una narrazione che, nel 2001, si arricchira di un nuovo importante
tassello, con la teoria di Umberto Eco secondo cui gli elettori di
centro-destra rientrerebbero in due categorie: l’Elettorato Motivato, che vota in base a interessi egoistici e ai
propri pregiudizi contro stranieri e meridionali,e l’Elettorato Affascinato “che ha fondato il proprio sistema di
valori sull’educazione strisciante impartita da decenni dalle televisioni, e
non solo da quelle di Berlusconi”. Due elettorati ai quali non avrebbe neppure senso
parlare, visto che non si informano leggendo i giornali seri e “salendo in
treno comperano indifferentemente una rivista di destra o di sinistra purche ci
sia un sedere in copertina”. Vista da questa prospettiva la vittoria del 1994,
come tutte quelle successive, non sarebbe un incidente di percorso, ma l’amaro
sbocco di processi di degenerazione del tessuto civile dell’Italia iniziati
molti anni prima. […] Insomma, voglio dire che è mezzo secolo che “alla sinistra non
piacciono gli italiani”, per riprendere il titolo del saggio con cui, fin dal
1994, lo storico Giovanni Belardelli (sulla rivista il Mulino) fisso la sindrome della cultura di sinistra, incapace di darsi una ragione
politica dei propri insuccessi, e percio incline a dipingere l’Italia come un
Paese abitato da una maggioranza di
opportunisti, di malfattori, o di ignavi≫
(Luca Ricolfi da "La Repubblica delle tasse" ed. Rizzoli).
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