LA DIFFICILE SCELTA DEI CATTOLICI AMERICANI
parte prima
Ottobre 21, 2016 Leone
Grotti
Verso chi si orienterà il voto? A favore dell’impresentabile che litiga con
tutti o per la donna sostenuta dal colosso abortivo più grande d’America?
Mai
nella storia degli Stati Uniti i cattolici sono stati così in difficoltà
davanti a un’elezione presidenziale.
Dando per
scontato che pochissimi voteranno il libertario Gary Johnson, meglio conosciuto
come “mister What Is Aleppo?” (la gaffe clamorosa si può vedere su Youtube), o
la verde Jill Stein, chi scegliere tra i due principali candidati?
Donald Trump o Hillary Clinton? Il
repubblicano o la democratica?
L’uomo impresentabile
che litiga con tutti, anche con papa Francesco, o la donna presentabilissima ma
poco amata dagli americani? Il miliardario che fa alle donne quello che vuole,
anche «prenderle per la f…», e che non risparmia apprezzamenti sessuali sulla
figlia, o l’ex first lady sostenuta da Planned Parenthood, il colosso abortivo
più grande d’America?
Il bullo che
prova ammirazione per il presidente russo, Vladimir Putin, e che non disdegna
la costruzione di muri o la diplomatica tutta ponti che si fa finanziare la
campagna elettorale dall’Arabia Saudita, maggiore esportatore del terrorismo di
matrice islamica nel mondo?
L’isolazionista
accusato di avere evaso le tasse, seppur legalmente, o l’obamiana interventista
che da segretario di Stato ha ridotto la Libia a una polveriera jihadista, non
ha impedito l’assassinio dell’ambasciatore americano a Bengasi nel 2012 e ha
violato la legge cancellando di nascosto circa 33 mila email, pur scampando la
galera?
Infine, l’uomo
accusato di essere sessista e razzista ma che liscia il pelo ai cristiani o la
donna paladina dei diritti arcobaleno e fiera avversaria della Chiesa e della
libertà religiosa?
Davanti ad
alternative così poco attraenti, non c’è da stupirsi se anche un importante
arcivescovo cattolico come Charles Chaput,
primate di Philadelphia, è arrivato ad ammettere che per i fedeli sarà dura:
«Credo che entrambi i candidati siano una brutta notizia per il nostro paese,
sebbene in modi diversi. Donald Trump, a
detta di molti, è un demagogo belligerante con problemi di autocontrollo.
Hillary Clinton, sempre nell’opinione di tanti, è una criminale menzognera, la
cui unica ricchezza sono idee stantie e priorità errate». Verso chi si
orienterà allora il voto cattolico, che potrebbe decidere le sorti di
un’elezione che è più in bilico di quanto i sondaggi lascino credere?
Innanzitutto
bisogna sgomberare il campo da un equivoco e affinare la domanda perché «non esiste davvero qualcosa come il “voto
cattolico”», puntualizza a Tempi George Weigel, uno dei massimi
teologi conservatori cattolici degli Stati Uniti. «Qui ci sono persone che si
ritengono cattoliche, che vanno regolarmente a Messa e che tendono a votare per
i repubblicani. Poi ci sono persone che si ritengono cattoliche, che raramente
entrano in una chiesa e che tendono a votare per i democratici. Se il trend di
questi ultimi si confermerà anche in questa tornata elettorale, io ho qualche
dubbio sui primi».
È difficile sottolineare «questa distinzione
senza sembrare un po’ snob», ammette a Tempi Siobhan
Nash-Marshall, cattolica, docente di filosofia presso il Manhattanville College
e specializzata in metafisica. «Ma è troppo importante farlo. Molti cattolici
in America non ritengono che seguire il magistero e le dottrine sociali sia
necessario. Per queste persone non sussiste alcun tipo di problema o dilemma:
voteranno felicemente per Hillary Clinton, nonostante il suo candidato alla
vicepresidenza, il cattolico Tim Kaine, abbia detto chiaramente pochi giorni fa
in televisione che non difenderà i diritti dei non nati». Quelli che in Italia
vengono definiti “cattolici adulti”, secondo la definizione di prodiana
memoria, lei li chiama «cattolici da caffetteria». Ma il significato è lo
stesso. La vera domanda allora è un’altra: «Che cosa voteranno i cattolici che
cercano di seguire nella loro vita il magistero nella sua interezza, cioè i
cosiddetti conservatori?».
Le poche
certezze rimaste
Tra tanti dubbi, è meglio partire dalle certezze: la figlioccia di Barack Obama appare «impossibile da votare». «Hillary è un candidato pessimo e fallisce il test dei quattro princìpi fondamentali della dottrina sociale della Chiesa», ragiona Weigel, autore di una biografia monumentale di Giovanni Paolo II.
Tra tanti dubbi, è meglio partire dalle certezze: la figlioccia di Barack Obama appare «impossibile da votare». «Hillary è un candidato pessimo e fallisce il test dei quattro princìpi fondamentali della dottrina sociale della Chiesa», ragiona Weigel, autore di una biografia monumentale di Giovanni Paolo II.
«Lei non crede nella dignità della persona umana
in tutti i suoi stadi e a prescindere dalle condizioni di vita.
La sua
posizione sul principio del bene comune
e su quello della sussidiarietà è davvero incerta, vista la sua adesione
entusiasta alle politiche sull’identità (gender, razza, eccetera) e al principio
di un Big Government progressista, che lascia poco spazio ai privati.
Non ha alcun concetto di solidarietà e
stigmatizza sempre chi non la pensa come lei con termini dispregiativi come
“intollerabile” o “incorreggibile”».
Non solo,
aggiunge Siobhan, «il problema è più vasto di un singolo esempio, come può essere il sostegno dato all’aborto, e
riguarda la visione del potere interna al partito democratico. Clinton è una persona che si considera al
di sopra della Costituzione e della legge. Questo è veramente pericoloso».
L’episodio delle email cancellate, che in qualità di segretario di Stato doveva
rendere pubbliche secondo il Freedom of Information Act (Foia), parla da sé e
«un cattolico conservatore guarda con orrore a questa situazione. Se ha questo
atteggiamento verso una legge come il Foia sulle email, figuriamoci cosa potrà
accadere in futuro». Il problema è
ancora più vasto, perché Hillary Clinton non è solo una candidata con un
programma indigesto, è anche la rappresentante perfetta di un partito che negli
anni si è trasfigurato, voltando le spalle a temi come famiglia, lavoro e
quartiere, per diventare paladino delle nuove élite culturali e morali.
tratto da TEMPI
tratto da TEMPI
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