PER UN PERCORSO
ELEMENTARE DI CULTURA
ANNO SECONDO
Il nostro
contributo, non reattivo, ma originale e significativo a una società in cui le
differenze di cultura, di identità, di professione, di fede, devono esprimere
la ricchezza della vita umana.
IL CROCEVIA
Dopo l’esperienza dello scorso anno riprende
il percorso elementare di cultura, così come lo abbiamo definito e vissuto, nei
cinque incontri fatti (CHE SONO ANCORA VISIBILI NELLA PARTE DESTRA DEL BLOG) ,
nei quali, con un preciso
percorso di passi collegati fra loro, abbiamo cercato di ristabilire il
significato originario, elementare, dei termini che riguardano la vita umana,
riscoprendo l’esattezza delle parole cultura, persona, presenza, storia e
Chiesa.
Il percorso continua a
svilupparsi sulla strada individuata di dare alle parole il loro significato
esatto. Togliere l'esattezza alle parole è avvelenarne il significato, il
contenuto, l'elemento costitutivo e perciò “adulterare” le relazioni (di amore, di verità, di giustizia e di pace).
È evidente che c’è una differenza tra due parti del nostro popolo: ci sono coloro che conservano la consapevolezza
di una tradizione cristiana che li fa stare di fronte ai fatti anche drammatici
della vita con un ultimo e fiducioso abbandono alla presenza di Dio, che è
padre, che non mente e non compie ingiustizie. Ma è anche vero che una parte
più consistente del popolo, vive la quotidianità senza riferimento alla
presenza di Dio, che viene invece chiamato in causa sempre più frequentemente
come il presunto o reale colpevole di tutto quello che accade.
Colpisce
molto questa confusione sul termine Dio, questo
Dio di cui ciascuno ha il suo, questo relativismo, come avrebbe detto Benedetto
XVI. Perché questo? Perché il messaggio
fondamentale che passa attraverso l'assetto culturale attuale è che il
cristianesimo è una cosa del passato, un fattore tra i tanti della nostra
storia, ma non un punto di confronto particolarmente importante e attuale. La
fede non c'entra con la cultura (quanto meno con la cultura attuale). Quindi non
viene interpellata quando si tratta di educare alla critica, cioè al giudizio
sulla realtà.
Con il cristianesimo non ci si vuole
confrontare sul piano dell'intelletto, della cultura, del giudizio. Lo si
tollera, ancora, sul piano dell'esperienza privata e di una certa operatività
caritativa-sociale ma lo si esclude dal campo dalla cultura.
Così Dio è sempre più assente dalla vita
quotidiana, e diventerà sempre più un concetto su cui si dibatte in modo
artificioso e forzoso, nei mezzi di comunicazione sociale. E questo Dio di cui
si discute o su cui si discute, non scalda il cuore. Mentre in Cristo Dio è
venuto per scaldare il cuore dell’uomo, di ogni uomo, in qualsiasi momento e in
qualsiasi circostanza.
Questa seconda parte del percorso riprende il tema dell’esattezza delle
parole partendo da Dio, e dal dono più
importante che Dio ci ha fatto e attraverso il quale manifesta la sua premura
per noi: i dieci comandamenti.
“Vogliamo essere persone che, in comunione con la sua
premura per gli uomini, ci prendiamo cura di loro, rendiamo a loro
sperimentabile nel concreto questa premura di Dio”. (Benedetto XVI).
I passi
del percorso 2016/17 partono dai Comandamenti, dettati all’uomo dalla premura
di Dio per lui.
Il termine suona
prevalentemente con il significato di “dovere”, “obbligo”, “imposizione”, anche
perché il linguaggio sacro ed elementare viene fatto apparire oggi come
astratto, incomprensibile, astruso perché inusitato e “fuori moda”. …. I
Comandamenti ci suggeriscono quali “necessità”, “esigenze”, “bisogni”di fame e
sete di felicità radicati nel profondo della nostra natura umana, e sono
“inviti” a rispondere alla legge
Naturale, inscritta nel nostro cuore e quindi “trascendente” la nostra natura.
Lo realtà
culturale di oggi è quella di un io smarrito, solo, impotente, fragile,
autosufficiente e autodeterminato, che non riconosce alcuna legge se non quella
che lui si è dato, senza un punto di riferimento (Cristo nuova legge),
inseguendo una “legalità” che si può trasformare in una deriva contro l’uomo.
Per questo
la Chiesa si presenta ed è la salvezza. La Chiesa è l’esperienza reale dei
dieci comandamenti. La Chiesa è il popolo di coloro che, attratti da questo
invito, che corrisponde al loro desiderio, vi hanno aderito con libertà e
gioiosa riconoscenza. La Chiesa è questo popolo salvato, questo “mondo nuovo”,
dentro al mondo vecchio, che procede a vista, senza storia e senza tradizione.
Per questo ci brucia dentro una
passione per ritornare agli aspetti elementari del Cristianesimo, per rivivere
la passione del fatto cristiano nei suoi elementi originali, e per costruire la
Chiesa. La Chiesa è la contemporaneità di Cristo ad ogni uomo e ad ogni epoca.
La Chiesa è presenza, responsabilità sociale e politica, testimonianza
personale e popolo, un popolo nuovo che attraverso Gesù, Legge nuova e
incarnata, salva, redime e ci spinge alla Missione che, unica, dà speranza al
futuro dei giovani e del mondo
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