L Ungheria che non c è e la realtà che avanza
Com’era
la storia del referendum ungherese sui migranti perso da Orbán e vinto
dall’Europa?
Il
Telegraph
informa che Repubblica Ceca e Serbia l’hanno interpretata in maniera diversa rispetto
ai titoli impaginati ieri dai quotidiani italiani.
Dice
Tomislav Nikolic, presidente serbo: “Chiuderemo i nostri confini”. Dice Milos
Zeman, presidente della Repubblica Ceca: “Io sono per la deportazione di tutti
i migranti economici”.
Come sempre la realtà si
incarica di rimettere a posto le pedine sulla scacchiera: la sconfitta di Orban
è immaginaria, gli effetti del referendum di Budapest invece sono reali e
cominciano a diffondersi, i tre milioni di No hanno accelerato il gioco delle
frontiere a est, l’Europa finirà per implodere non per la presenza del premier
ungherese, ma per l’assenza di una classe politica che sappia leggere la realtà
senza confonderla con i suoi desideri.
Qualche
esempio? Ce l’abbiamo in casa, viene dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, intervistato dalla Stampa,
è su un’altra dimensione: “Quel voto è una sconfitta per chi l’ha
promosso”.
Il
titolare della Farnesina si riferisce all’Ungheria e non capisce – o non vuol
capire – che il referendum ungherese in realtà è un altro mattone sul muro
europeo. Il pensiero politicamente corretto pensa che quel muro si possa
abbattere con la retorica. Occhio alla testa e tanti auguri.
tratto da Il Foglio - LIST
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