DOBBIAMO ELEGGERE UN PRESIDENTE,
NON UN SANTO
Michael Novak ritiene che «È chiaro che Trump non è esattamente il candidato da cui un cattolico vorrebbe essere rappresentato. Ma in politica si elegge un presidente, non un santo, né un vescovo, né il Papa». A proposito, il repubblicano è riuscito a litigare persino con Francesco sul muro da erigere al confine con il Messico. «Questo è un problema che interessa a voi italiani», taglia corto il filosofo. «Qui nessuno ci presta la minima attenzione e quello degli immigrati irregolari è un problema reale, molto sentito dagli americani, che vogliono far rispettare la legge.
Voi europei non capite queste elezioni: la
verità è che se vince Clinton rischiamo di perdere la nostra libertà, perché i
democratici sono sempre più illiberali con chi non la pensa come loro». Tutti i
giornali, americani ed europei, presentano Trump come un mostro e i suoi
elettori come persone immorali.
Ma la verità è che gli Stati Uniti non hanno improvvisamente perso il senno e se un miliardario impresentabile, che dice in modo sguaiato tutto quello che non si può dire, rischia di diventare presidente degli Stati Uniti un motivo c’è. «Trump è molto bravo a parlare alla pancia del paese e ripete sempre lo stesso concetto agli americani: vi hanno tradito, è ora di cambiare», osserva la filosofa armena Siobhan Nash-Marshall . «Ma se ha successo è perché dice in modo semplice una grande verità. Tutti gli americani sanno benissimo di essere stati traditi. Ma questo tradimento non è avvenuto in un giorno, è cominciato 60 anni fa». Lentamente, «abbiamo cominciato a dividere valori e vita, valori e legge, attraverso tanti piccoli compromessi. E i cattolici hanno una grande responsabilità in questo. L’educazione ha fallito, perché le università sono passate tutte in mano alla sinistra e abbiamo tirato su un’intera generazione, i cosiddetti millennials, in un vuoto valoriale e di significato. Quando penso che questo dovrebbe essere il tema principale in queste elezioni e che nessuno ne parla, mi vengono i brividi».
La profezia di
Francis George
Per Nash-Marshall il vuoto di senso che alimenta l’affermazione del dogma individualista e progressista «dovrebbe essere il tema più dibattuto. Se io trovassi un candidato che dicesse: abbiamo sbagliato, abbiamo tutti bevuto un tè allucinogeno, ora torniamo alla realtà concreta. Ecco, io lo voterei subito. Ma il dramma è che non c’è. E non c’è perché non abbiamo insegnato ai politici a pensare, ma solo a ripetere frasi fatte. La colpa è nostra e dei nostri padri». Ancora una volta, c’è un solo motivo per cui la candidatura di Trump è importante: «Lui è l’espressione della pancia dell’America che, in modo confuso, grida: smettetela, torniamo indietro. Speriamo solo che il popolo non venga tradito di nuovo».
Per Nash-Marshall il vuoto di senso che alimenta l’affermazione del dogma individualista e progressista «dovrebbe essere il tema più dibattuto. Se io trovassi un candidato che dicesse: abbiamo sbagliato, abbiamo tutti bevuto un tè allucinogeno, ora torniamo alla realtà concreta. Ecco, io lo voterei subito. Ma il dramma è che non c’è. E non c’è perché non abbiamo insegnato ai politici a pensare, ma solo a ripetere frasi fatte. La colpa è nostra e dei nostri padri». Ancora una volta, c’è un solo motivo per cui la candidatura di Trump è importante: «Lui è l’espressione della pancia dell’America che, in modo confuso, grida: smettetela, torniamo indietro. Speriamo solo che il popolo non venga tradito di nuovo».
Chi voteranno
allora i cattolici? Weigel assicura che «non assegnerò il mio voto né a
Clinton, né a Trump ma solo a una persona degna della presidenza».
SCEGLIERE IL PARTITO REPUBBLICANO AL CONGRESSO
Non si sa chi
sia, ma aggiunge: «In ogni caso è
fondamentale scegliere il partito repubblicano al Congresso». Siobhan è
convinta che «alla fine i cattolici
voteranno Trump. Non per merito suo, però, ma grazie a Pence, un uomo che
ha la fibra morale per mettere i soldi al posto della bocca. Cioè per fare
quello che dice». Per Novak, invece, «il conflitto che dimora nella coscienza
di ogni cattolico si risolverà solo all’ultimo momento. Anche per questo non ci
si deve fidare adesso dei sondaggi pubblicati».
Restano quindi
i dubbi, anche se una certezza c’è: «Se
vince Hillary Clinton», conclude l’intellettuale conservatore, «potrebbe
realizzarsi la profezia fatta dall’arcivescovo di Chicago, Francis George,
prima di andarsene: “Mi aspetto di morire nel mio letto, il mio successore
invece morirà in prigione e il suo successore morirà martire in piazza”». C’è
però anche una parte finale del ragionamento di George che spesso non viene
citata: «Ma il suo successore raccoglierà le macerie di una società in rovina e
lentamente aiuterà a ricostruire la civiltà, come la Chiesa ha fatto così
spesso lungo la sua storia».
tratto da TEMPI
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