DI LEONARDO LUGARESI
Ai sostenitori, più o meno entusiasti, dell'idea che «comunque,
bisogna cambiare!» e che «qualsiasi riforma è meglio di nessuna riforma», e soprattutto
a chi aderisce senza rendersene ben conto a questo ormai comune sentire, vorrei
sommessamente far notare che tutti i nostri guai sono partiti da una riforma
costituzionale.
La «più bella costituzione del mondo», infatti, non era di certo
la nostra del '48, poverina, ma quella che Dio Onnipotente, Sommo Legislatore,
dettò per il regno umano da Lui fondato in principio. Era composta di due soli
articoli: «Articolo 1: potete fare quello che volete. Articolo 2: solo non
potete mangiare i frutti dell'albero della conoscenza del bene e del male
(quello che sta in mezzo al giardino, per intenderci)». Semplice e funzionale.
MASACCIO LA CACCIATA DAL PARADISO TERRESTRE |
Ma il Riformatore di allora trovò che l'articolo 2 non andava bene e propose di
abolirlo. Cominciò la campagna referendaria e, come sempre quando si tratta di
propaganda elettorale, fece della disinformazione, insinuando che l'articolo 2
proibisse di nutrirsi di ogni
frutto degli alberi del giardino. L'elettrice, che credeva di saperla lunga (e
credeva nel dialogo con tutti), provò a spiegargli che le cose non stavano così
e gli recitò a memoria il testo dell'articolo 2, ma mentre dialogava col
Riformatore si convinse che questi aveva ragione. Così metà dell'elettorato
(dispiace dirlo, quella femminile) passò dalla sua parte, poi il passaparola
fece il resto e così la Riforma fu approvata democraticamente, a maggioranza
più che bulgara, dal 100% del corpo elettorale.
Quel che ne seguì è ben noto: crisi economica («mangerai l'erba
dei campi»), sistema sanitario in fallimento («partorirai con dolore»), forse
ci fu persino il climate
change (la Bibbia non lo dice, ma sta di fatto che se Dio dovette
fornire ai riformatori delle tuniche di pelle è segno che evidentemente le
foglie di fico non bastavano e che almeno la sera aveva cominciato a fare
freddino) ... insomma, un'iliade di guai che da allora non è più finita.
Il conservatorismo era l'atteggiamento politico (e culturale)
perfetto nel Paradiso terrestre; l'unico ragionevole, del resto, perché
“lasciare il mondo come sta” era allora la sola cosa da fare. Dopo l'Edenexit
(una volta detto peccato
originale) evidentemente non è più così, perché nel mondo c'è il
disordine, le cose cambiano e si deformano, non funzionano più e quindi delle
riforme bisogna pur farle (io preferirei dire "dei restauri", ma
questa è un'idiosincrasia del tutto soggettiva).
Però un sano conservatorismo conserva l'impronta dell'antica
saggezza. Dopotutto, lo status
quo almeno un pregio ce l'ha per definizione: sta. Sta in piedi,
bene o male. I pro-grammi, cioè le idee per il futuro che stanno scritte nella
mente dei riformatori, non si sa. Andarci piano e guardarci bene non è
sbagliato.
[P.S. Poiché, come diceva se non sbaglio Leo Longanesi, quando
si fa dell'ironia bisogna avvertire scrivendo tra parentesi: (Ironia), autocertifico
che il genere letterario di questo post è lo scherzo]
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